Regia: Salvatore Arena Massimo Barilla
Drammaturgia: Salvatore Arena Massimo Barilla
Attori: Stefania De Cola Mariano Nieddu Lorenzo Praticò
Altri crediti: musiche originali Luigi Polimeni maestro assistente Chiara Rinciari scene Aldo Zucco
Parolechiave: Drammaturgia, Amleto, Metateatro
Produzione: Mana Chuma Teatro
Anno di produzione: 2025
Genere: Prosa
Sta già dentro il titolo il significato di questa commedia. Si tratta della reiterata ricerca delle ragioni del vivere di questi personaggi – una cieca, uno storpio e un balbuziente. Come se la lingua madre non bastasse più, e ci fosse bisogno di altri segni, di altre parole. Come se mancasse il nord alla loro bussola e restasse solo il navigare a vista, cercando stelle che si nascondono dietro le nuvole.
Una storia di attori transfughi, che inciampano nuovamente e con svogliato entusiasmo nell’Amleto di William Shakespeare. Il linguaggio dell’autore inglese viene rimodulato dai corpi stessi di Ethan, Michael e Sarah. Attori un tempo, saltimbanchi adesso, girovaghi alla ricerca di un pubblico che non trovano mai, come per un errore temporale, un loro arrivare prima o troppo dopo.
Una recita che si tinge di acido, che eccede nei toni, nei modi brutali del loro racconto. Ma cos’è che lega questi tre personaggi? Un tempo abitavano i grandi palcoscenici dicono, tra i fiori, le ovazioni, il pubblico che applaudiva. Adesso ciò che trovano è solo il silenzio di un bosco, un girovagare in tondo.
Sembra quasi che si nascondano, fuggendo da sé stessi, dopo la tragedia di quel giorno, il fuoco che tutto si è preso, financo le loro vite di allora. Il teatro che brucia e non dà scampo agli attori e al più volte evocato mastrocomico, ingombrante presenza anche adesso che nulla rimane di quel modo. Salvi solo loro tre, mutilati ma salvi.
Il giro di buio di questa ultima notte, l\'estremo tentativo di riscatto, il ritorno a un teatro impossibile ma vivo, riaprono antichi scenari.
Un copione ritrovato e le conseguenti amletiche prove aprono al confronto tra visioni diverse, al finalmente detto, all’ulteriore e definitiva scoperta. L’ultima. E se sia la sala del castello di Elsinor o un bosco dimenticato la cornice, non importa. La vita e la scena si confondono, sovrappongono azioni e parole che corrono sul filo della più vera finzione.
Il giallo si tinge di morte. Fino all\'origine di quel fuoco, dei morti e di tutto il resto.
Il veleno finto delle prove dell’Amleto diventa vera tossina, ultimo espediente per trovare pace, per chiedere perdono, per riceverlo, forse.
Informazione riservata agli Organizzatori
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