Regia: Alessandro Rossetto
Drammaturgia: Nicolò Sordo
Attori: Marina Romondia, Fatou Malsert, Alejandro Bruni, Giorgio Squilloni e Roberto Latini
Altri crediti:
Parolechiave: Buddha, working class, live cinema, cinema da ascoltare, nuova drammaturgia
Produzione: RARA / Casa Fellini – Gambettola / Campania Teatro Festival
Anno di produzione: 2025
Genere: Prosa Danza Performance
L’ispirazione è una storia vera.
Maria Sanchez Misericordia non è stata buona con la vita e la vita non è stata buona con lei. È una badante, buddista, cleptomane e quasi alcolizzata, che cerca disperatamente l’amore in chiunque sia disposto a darglielo.
È spagnola, approdata a Roma per motivi che anche lei ha dimenticato.
Sfrutta la bellezza di GiraGira, una ragazza arrivata dall’Africa profonda con un figlio, facendola prostituire per un permesso di soggiorno che non è in grado di farle avere.
Quando GiraGira estinguerà il suo debito cambierà nome, otterrà i documenti e Maria Sanchez pagherà la propria infelicità a prezzo intero.
In tutto questo, Maria ha un figlio lontano che la odia e ritorna, un marito scomparso da anni che riappare (da morto), subisce un interrogatorio surreale, parla con Buddha... che le risponde.
La banda sonora con mix cinema 5.1 è la base di Hijos de Buddha – Studio 1, una performance autonoma di 45 minuti che contiene il testo e il mondo del trittico di cui è la prima parte.
Al centro il corpo-voce della protagonista Maria Sanchez Misericordia e la voce della coprotagonista GiraGira, suo contraltare, oggetto del desiderio e
sparring partner nel destino. Con loro, la presenza sonora degli altri personaggi: Hijo, Buddha e il poliziotto.
Gli spettatori ascoltano e vedono un quasi-sogno immersivo e immerso – nella città, nella vita domestica, sotto la pioggia e sotto il sole, fra memorie lontane e dettagli indimenticabili.
Le voci sono tuffate in innumerevoli ambienti, continuamente rincorse da nuovi affondi sonori, dei “qui e ora” di scene intensamente dialogate o di cruda azione: preghiere, sesso, liti furibonde, conversazioni divine, improbabili indagini di polizia, morti improvvise ma ben accette, dichiarazioni d’amore postume a ritmo di rap, fino ad una plaza de toros dove forse Maria Sanchez potrà riposare.
Maria Sanchez e GiraGira sono concrete, reali, attraversate da conflitti e alle prese con i loro demoni. Le altre figure, anche Buddha (a cui dà voce con
maestria Roberto Latini), sono magiche, un po’ grottesche e a tratti comiche.
Siamo in un film senza immagini, in Hijos de Buddha – Studio 1 Maria Sanchez è in scena in carne ed ossa su uno schermo che non c’è. Lo spazio è
evocato e il tempo del racconto è ellittico alla maniera del cinema.
L’azione dal vivo si aggancia e sincronizza puntualmente al continuum del testo/suono della mise en espace, diventando sussurro che raddoppia il
testo o solo gesto dell’emissione in uno straniante playback.
L’azione teatrale procede per forti quadri intimi e non.
Dal realismo al parossismo il passo è breve, in un incedere pirotecnico di avvenimenti, con uno sfasamento dei piani temporali permanente.
Un racconto working class, senza work e senza class, dove uscire dalla miseria non è solo una questione di soldi.
Informazione riservata agli Organizzatori
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