Regia: Carlo Galiero
Drammaturgia: Carlo Galiero
Attori: Mariasilvia Greco e Giuseppe Brunetti
Altri crediti: aiuto regia Martina Glenda disegno luci Sebastiano Cautiero
Parolechiave: varietà, crisi dei riti civili, coppia, società, civiltà urbana
Produzione: Teatro del Carro
Anno di produzione: 2025
Genere: Prosa
SINOSSI: Gloria e Perkins sono le maschere che accompagnano il pubblico in sala. Perkins confonde i posti, dà indicazioni sbagliate, costringe gli spettatori ad alzarsi e spostarsi più volte, mentre Gloria cerca di mantenere l’ordine e la professionalità. Quando ognuno ha trovato posto, le luci si abbassano, le maschere chiedono di rispettare il silenzio: il palco è vuoto, ma lo spettacolo non comincia. Viene loro comunicato che un attore dello spettacolo in programma, dramma storico ambientato a Berlino durante la guerra fredda, si è sentito male; il regista, in preda al panico, chiede alle due maschere di intrattenere il pubblico. I due si cimentano allora in una serie di numeri goffi, stupidi, banali, surreali, improvvisati per impedire che qualcuno lasci la sala: azioni sceniche che non dispiegano alcuna trama, non contengono insegnamenti, non alimentano alcuna speranza. Danno fondo a tutta la loro creatività per perdere tempo, fino ad esprimere le loro riflessioni più intime sulla società, e a far emergere le lacerazioni del loro rapporto di coppia. Infine, dopo un ritardo inqualificabile, lo spettacolo può avere luogo. Le luci in sala si spengono, ma nessun’altra si accende. Perché tutto è già finito prima ancora di cominciare.
NOTE DI REGIA: Il testo è scritto su misura di Mariasilvia Greco e Giuseppe Brunetti. Il genere di riferimento è il varietà, un varietà in cui l’intrattenimento stesso diventa tema, e oggetto di riflessione.
Si alternano dialoghi, gag da commedia slapstick, canzoni dei Radiohead, danza, monologhi di impegno politico. Non esiste quarta parete, il gioco degli attori è diretto coscientemente verso il pubblico, cercandone ossessivamente l’approvazione; Gloria e Perkins attivano una competizione feroce per chi riesca ad affascinarlo, divertirlo, controllarlo. Il nucleo dell’opera prende forma in una scena in cui le maschere, senza sapere più cosa inventarsi, raccontano l’antefatto dello spettacolo che sarebbe dovuto andare in scena, e ne fanno una piccola rappresentazione. Una storia, quella di due amanti sfortunati a Berlino negli anni del muro,
che riflette il loro rapporto e l’intera struttura dello spettacolo. A disposizione degli interpreti ci sono solo un amplificatore per chitarra elettrica, un microfono con asta, un uovo, un ombrello, un libro dei Promessi Sposi.
Non c’è disegno luci, non c’è scenografia, nulla di quanto possa costruire un avvenimento spettacolare viene realizzato: il lavoro è un confronto serrato con il vuoto, con l’attesa, con il silenzio.
Informazione riservata agli Organizzatori
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