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Stile Liquido

la ribalta teatro

Genere Prosa
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Regia: M. Galli, A. Ierardi, L. Oldani, G. Vierda

Drammaturgia: M. Galli, A. Ierardi, L. Oldani, G. Vierda

Attori: Margherita Galli, Alberto Ierardi, Luca Oldani, Giorgio Vierda

Altri crediti: Con il sostegno del Teatrino dei Fondi, Officine Papage e Straligut Teatro

Parolechiave: Comicità, Esercizi di Stile, Crisi Climatica, Acqua, Siccità

Produzione: La Ribalta Teatro

Anno di produzione: 2024

Genere: Prosa

Un’ouverture potpourri, con tanto di orchestrina, apre le danze sul tema dell’acqua tout-court. Il prologo lancia così la
scena madre dello spettacolo: quattro persone si svegliano una mattina qualunque pronti per iniziare la giornata, ma dai rubinetti non esce acqua.
Il classico rituale mattutino si trasforma in un’indagine sul disservizio in corso, dal contatore alle bollette. È l’idraulico di fiducia che alla fine svela il mistero: “l’acqua è finita”, non arriva perché è in corso un razionamento. “È finita in che senso?”. La sveglia riparte e gli attori ripetono la stessa scena una serie di volte, ponendo in conclusione una domanda sempre diversa.
Ogni ripetizione è intervallata da un servizio televisivo che affronta molte delle tematiche legate alla questione idrica: il cittadino, l’agricoltura, la politica, l’astrologia fino ad una scena simbolo del film Titanic, come se tutto fosse collegato. La direttrice drammaturgica evolve: partendo dal quotidiano si arriva all’assurdo, dall’assenza d’acqua si finisce con l’allagamento della casa, ormai trasformata in nave. Attraverso inserti linguistici si dà vita così ad un meccanismo alla Esercizi di stile di Queneau in cui il linguaggio e la comicità fanno da protagonisti.
In conclusione, su nuove note, torna l’orchestrina dell’inizio a lasciare un epitaffio della società nel suo rapporto con l’acqua e la sua casa-terra.
IL TEMA
Eppure sembra che l’acqua non ci appassioni, che sia banale, scontata, perché la viviamo quotidianamente, perché non vediamo direttamente le sue interazioni socio-politiche. Le radici di questo pensiero distratto sono le stesse che non animano la crisi climatica. Secondo J. S. Foer, infatti, quella della crisi climatica non è una buona storia da raccontare: non spaventa, non affascina, non coinvolge abbastanza da indurci a cambiare la nostra vita.
Stile Liquido nasce da questa riflessione: cosa succederebbe se un giorno qualunque ci svegliassimo e non avessimo più acqua a disposizione? Il tema chiama il teatro e la sua scena a diventare un atto politico e uno strumento di immaginazione capace di interrogare la nostra società e le sue contraddizioni, oltre il tecno-ottimismo e il pensiero catastrofico.
Se l’acqua è il simbolo primordiale della creazione, della purezza e della sopravvivenza, oggi è anche il termometro del nostro fallimento ecologico. L’acqua, sacrificata a molecola o a merce, rischia di diventare un lusso accessibile a pochi, o un danno che colpisce molti. Interrogarsi sull’acqua significa interrogare noi stessi, la nostra società e le scelte che dobbiamo compiere per garantire un futuro sostenibile.

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