Generi: Altro

Tags: Teatro contemporaneo clown

In scena, un clown. Un clown qualsiasi, un personaggio sospeso tra il ridicolo e il tragico, avvolto in un giallo sgargiante. Il suo naso rosso, diventa qui un'esagerazione grottesca, quasi una maschera che nasconde e rivela al contempo.
Un tavolo spoglio, un palcoscenico essenziale, fanno da sfondo a un gioco di trasformazioni inaspettate. Degli abiti, semplici appendici di un corpo, prendono vita grazie alla magia nouvelle, diventando proiezioni di identità diverse, di ruoli che il clown indossa e poi scarta come pelli.
Chi è questo personaggio? È un uomo qualunque, un "uno" non alla ricerca del proprio “centomila”, ma del proprio “meno 1”, l’entità che sta al piano di sotto, un'entità sfuggente e molteplice. Il clown è il suo alter ego, il riflesso distorto di un'identità frammentata. Ma è anche l'ombra che lo insegue, la parte di sé che vorrebbe negare ma che continuamente riaffiora.
E quale la sua ombra? L'ombra è proprio quella moltitudine di personaggi che gli abiti incarnano: il burattino manovrato dalla società, l'amante tradito, il padre assente. Ognuna di queste identità è un frammento di un puzzle che non si compone mai del tutto, un'ombra che si allunga e si accorcia a seconda delle luci della scena.
In "Meno 1", il clown, come un protagonista pirandelliano, è alla ricerca di un'autenticità che sembra sempre sfuggirgli. La scena diventa così un campo di battaglia interiore, dove il personaggio combatte contro le proprie molteplici identità, cercando di affermare un "io" che si dissolve non appena si manifesta.

Altri crediti: Luci Nicolo Mazzon
Musica Lorenzo Crivellari
Scenografia Andrea Galliotta

Produzione: Produzione Cordata F.O.R.
Coproduzione Manicomics Teatro