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Kome un Kiodo nella Testa

Il Giardino Delle Ore

Genere Teatroragazzi (13-18) Prosa
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Regia: Valeria Cavalli e Claudio Intropido

Drammaturgia: Valeria Cavalli, Gipo Gurrado, Claudio Intropido

Attori: Giacomo De Capitani, Sofia Ligorio, Pietro Cerchiello

Altri crediti: Consulenza scientifica Dott. Nicola Iannaccone, Simonetta Muzio Scene e luci Claudio Intropido Costumi Anna Bertolotti Musiche originali Gipo Gurrado

Parolechiave: dipendenze, adolescenza, alcol, videogiochi, social network

Produzione: Il Giardino delle Ore

Anno di produzione: 2023

Genere: Teatroragazzi (13-18) Prosa

SINOSSI
Tommaso, Riccardo e Letizia: tre amici che cercano di attraversare l’ado-lescenza insieme.
Tommaso è simpatico, creativo, sensibile e fragile emotivamente; è lui che “tiene” il gruppo, senza nascondere il conflitto con il padre; senza una guida e un esempio da seguire, trova nell’alcool e nella droga una via di fuga.
Riccardo è infantile, amante dei videogiochi, sempre incollato al compu-ter e con poche relazioni con il mondo esterno; l’unico amico che ha è Tommaso che prova per lui un sincero affetto mentre Riccardo appare più distaccato, troppo preso da un mondo virtuale che pare appagarlo di più.
Letizia è carina, simpatica, alla mano; si diverte con Tommaso e Riccardo accettando di buon grado le prese in giro e i difetti dei suoi due amici, ma il desiderio di diventare famosa “come quelli della tv” è troppo forte. Il denaro facile, i bei vestiti, le belle macchine, l’illusione di essere qualcu-no senza fare fatica la spingono a comportarsi in maniera pericolosa-mente superficiale.

NOTE DI REGIA
Sul vocabolario, alla voce “dipendenza” leg-giamo la seguente definizione: “rapporto di subordinazione psicologica; assoggettamen-to a qualcosa o qualcuno; assuefazione a una sostanza la cui sottrazione induce di-sturbi fisici e psichici; impossibilità o incapa-cità di essere autonomi”.
Kome un Kiodo nella Testa è uno spettacolo sulle dipendenze, che seducono e intrappo-lano sostituendosi a ideali e progetti nei qua-li credere e per i quali lottare, che si insinua-no nella mente soprattutto durante l’adole-scenza, una fase della vita dai contorni poco definibili. Un’età in cui l’illecito e la trasgres-sione attraggono e impauriscono, i rapporti con gli adulti e soprattutto con l’autorità si complicano, il bisogno di affermare la pro-pria identità diventa urgente. Un periodo contradditorio in cui i contrasti con il mondo e con la propria interiorità portano ad una trasformazione profonda, all’esigenza di nuo-vi incontri ed esperienze, che non sempre si rivelano felici e costruttivi, alla necessità di capire il valore delle scelte.
Scegliere sottintende un pensiero, una criti-ca, significa affermare la propria indipenden-za e la propria libertà. Scegliere significa trac-ciare la rotta e non farsi trascinare dalle on-de.
Kome un Kiodo nella Testa è una storia narra-ta a tre voci, in cui il gioco attorale, fisico e verbale diventa un veicolo per raccontare le tentazioni e gli inganni. Lo spettacolo non vuole essere un manuale etico o una predica moralistica sulla necessità di non cadere nel-la trappola della dipendenza, ma un viaggio nel mondo adolescenziale con tutte le sue luci ed ombre.
In scena un tema attuale, trattato con uno stile narrativo che procede per immagini, per metafore, attraverso la fusione del linguaggio corporeo e del linguaggio verbale, che colpi-sce e coinvolge il giovane pubblico.

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