← Indietro
immagine-grande

Il Giullare

ocram dance movement

Genere Prosa Danza Performance
Cachet:Informazione riservata agli Organizzatori
Modifica Tag

Regia: Damiano Scavo

Drammaturgia: Damiano Scavo

Attori: Damiano Scavo

Altri crediti: Regia, drammaturgia e performance: Damiano Scavo Testi originali: Damiano Scavo Altri testi: Dario Fo, Claudia Chiti Acting coach: Sergio Campisi Musiche: Arvo Pärt, John Tavener Costume design: Claudia Chiti Realizzazione costumi: Gabriella Palomba Prodotto da ocram dance movement, compagnia associata a Scenario Pubblico - centro di rilevante interesse nazionale.

Parolechiave: Teatro, danza, oppressione, dilemma, cambiamento

Produzione: ocram dance movement - compagnia associata a Scenario Pubblico - centro di rilevante interesse nazionale per la danza

Anno di produzione: 2024

Genere: Prosa Danza Performance

Il Giullare è un connubio tra teatro e danza che disegna mondi corporei e spirituali, è un viaggio nella mente di un’uomo volubile che abbraccia l’oppressione e ne rovescia il punto di vista.

Tre monologhi scandiscono una trasformazione:

“Il pezzente contadino” è il primo testo originale. Ambientato nell’Italia medievale, è la storia di un contadino che prova a migliorare le sue condizioni di vita, lasciando il porto sicuro della sua umile condizione nella speranza di un cambiamento, ma vittima di un’emarginazione
sociale stringente, soccombe.
A raccontare questa storia è un giullare spavaldo, accattivante, sicuro di sé e del suo carisma, che sfrutta la precarietà degli ultimi per saziare un pubblico placido e ingordo di sofferenza. È l’incarnazione dello sguardo oppressore.

Ma nell’animo del giullare, nasce un conflitto.
La compassione e l’empatia si contrappongono alla crudeltà della discriminazione. Per quanto la maschera sul suo volto sia ben cucita, la sensibilità dell’animo sommerge la sua mente e lo costringe ad affrontare una realtà scomoda.
Sulle musiche travolgenti del “Te Deum” di Arvo Pärt, il giullare affronta una battaglia interiore fatta di confusione, resistenza e sofferenza, che dilaga nel corpo e nel movimento, dove la maschera del giullare e l’umanità del contadino si confondono.
È il corpo centrale della danza, che avviene su un cantico di lodi al Dio della Bibbia, forte richiamo alla cieca fede del contadino nei valori cattolici.

Il flusso di coscienza approda in una dimensione senza tempo, è qui che prende forma il secondo monologo, “Il contadino sotto la croce”, testo liberamente ispirato ad un estratto da “Mistero Buffo” di Dario Fo e “Noi, voragini di mare” di Claudia Chiti.
Questo testo incarna la frustrazione e la sofferenza dell'uomo che pur seguendo le regole del suo Dio non può che soccombere, accusando Cristo in croce per la vanità dei suoi sacrifici e del suo stato di oppressione.

Il confronto spirituale porta il giullare-contadino all’analogia con Cristo nei cori religiosi di John Tavener, “The Lamb” mistero della purezza dell’innocente, e “A Christmas Round” gloriosa rinascita di un’anima che si eleva.

Infine l'ultimo testo "nel corpo o nella mente" pone sullo stesso piano l’oppressore e l’oppresso rispondendo con il cambiamento, che è sì nella vita terrena, nel corpo, ma diviene esistenziale nella mente. Cambiare nel gioco e nelle regole cancellando i propri limiti.

“Segnato dal destino o capace di cambiare?
Io forse sono entrambi e non mi posso districare...
nelle ossa, nelle carni, e nel modo di pensare.”

La drammaturgia della creazione è pregna di una riflessione sul Qohelet o Ecclesiaste.
Tra i libri più contraddittori e pessimistici della Bibbia, è il dilemma sul senso del bene e del male, che trova come risposta la vanità della vita che inesorabilmente si conclude con la morte, appianando tutti gli uomini e cancellando ogni cosa.

Informazione riservata agli Organizzatori

    Non è stata caricata nessuna recensione

Informazione riservata agli Organizzatori

Acquista opera