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Pluto o il dono della fine del mondo
Gruppo della cretaRegia: Alessandro Di Murro
Drammaturgia: Anton Giulio Calenda e Valeria Almerighi
Attori: con Matteo Baronchelli, Alessio Esposito, Amedeo Monda, Laura Pannia
Trailer: Link
Anno: 2024
Adatto a: per tutti

Generi: Prosa
Tags: Povertà, Soldi, Crisi, Aristofane, Commedia
Aristofane è ormai un nostro compagno di viaggio perché ci siamo riconosciuti nella sua ambiguità politica: nella
sua capacità di non schierarsi con nessuno, ma attaccare sempre, amici e nemici.
Così, a due anni di distanza dallo spettacolo Acarnesi, che denunciava la nostra sofferenza verso la guerra,
da quest’anno vogliamo prendercela con i ricchi (o seguendo il nostro autore con i poveri) attraverso un testo
sorprendente come il Pluto.
Cosa succederebbe se tutti fossimo ricchi? E se a tutti fosse concesso ozio illimitato?
È su questa utopia che si gioca l’opera di Aristofane “Pluto”, che prende il nome da un Dio tanto poco spirituale,
quanto assai utile e concreto. Il cieco Pluto, dio della ricchezza nel pantheon elenistico, viene rapito da Cremilo,
contadino ateniese, affinché smetta di elargire ricompense ai malvagi e sofferenze agli onesti. Succederà nella
vicenda, che, curata la cecità di Pluto, i soldi saranno bulimicamente distribuiti a tutti e che quindi lavorare
diverrà inutile.
Se per Cremilo-Aristofane, protagonista della vicenda, la giustizia redistributiva è il ragionevole farmaco
da applicare sulle piaghe della società ateniese, per Povertà, che irrompe in scena come antagonista, una
indiscriminata ricchezza a portata di tutti è “azione folle, sacrilega, criminale”. Insomma se tutti sono ricchi ma
chi vuole rimboccarsi le maniche?
Se Povertà è il capitalismo e Pluto una forma idilliaca di comunismo noi applichiamo il metodo aristofanesco e
prendiamo le distanze da entrambi. Con questo materiale così vivo e multiforme costruiremo uno spettacolo che
renderà evidente la crisi irreversibile di queste due ideologie.
Ci manterremo ben distanti da forme estreme di nichilismo, andremo alla ricerca di qualcosa di nuovo che, lo
ammettiamo, ancora non conosciamo.
Ottimisti perché consapevoli che l’umanità sbaglia ma sbaglia sempre meglio.
Altri crediti: musiche originali di Amedeo Monda
costumi Giulia Barcaroli
disegno luci Matteo Ziglio
assistente alla regia Valeria Chimenti
direzione organizzativa Bruna Sdao
grafica e comunicazione Cristiano Demurtas
Produzione: Gruppo della Creta
Teatro Basilica
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Il Gruppo della Creta è composto da giovani attori uniti per costruire un teatro collaborativo dove le abilità di ogni uno possano sostenere il lavoro di tutti. Fuori dagli schemi del teatro ufficiale, più vicini alla cooperativa e al teatro indipendente i membri del Gruppo credono in un teatro di ricerca che si basa sul lavoro di palco scenico e sulla ricerca di nuovi format e modalità per creare un dialogo diretto con il pubblico.I membri, tutti diplomati presso la Nuova Accademia Internazionale di Arte Drammatica del Teatro Quirinetta di Roma, con la direzione artistica di Alvaro Piccardi e la presidenza di Antonio Calenda. Tra gli insegnanti Giancarlo Sammartano, Sergio Basile, Luca Lazzareschi, Annabella Cerliani, Ugo Maria Morosi, Alberto Sironi, Graziano Piazza, Ugo Pagliai, Rosa Masciopinto, Giuseppe Rocca, Alessandro Fabrizi (voce, metodo Linklater), Raffella Misiti (canto), Stefano Marcucci (canto), Ivan Truol (danza e movimento), Jacqueline Bulnes (danza e movimento). Hanno partecipato a saggi-spettacolo con Gabriele Lavia, Alvaro Piccardi, Giancarlo Sammartano e Jacqueline Bulnes.
Durante il corso di studi hanno preso parte a laboratori di teatro sociale, lavorando con i carcerati di Rebibbia, con la supervisione di Laura Andreini e Valentina Esposito, e con i ragazzi del teatro patologico, con la supervisione di Dario D’Ambrosi e Mauro Cardinali.
Il nome del gruppo si ispira ad un esercizio che Vittorio Gassman faceva fare ai suoi allievi con la creta e per le doti di questo materiale malleabile che, se bagnato, può cambiare forma, trasformandosi e trasformandosi ancora, finché cotto non manterrà la sua forma immutabile. Così i giovani attori si rifanno a questa immagine per l’idea del proprio teatro, ancora da scoprire, da modellare e da fare e disfare senza mai cristallizzarsi in una forma convenzionale.
Componenti: Jacopo Cinque, Cristiano Demurtas, Alessandro Di Murro, Alessio Esposito, Pamela Massi, Giulia Modica, Laura Pannia, Lida Ricci, Bruna Sdao.
Durante il corso di studi hanno preso parte a laboratori di teatro sociale, lavorando con i carcerati di Rebibbia, con la supervisione di Laura Andreini e Valentina Esposito, e con i ragazzi del teatro patologico, con la supervisione di Dario D’Ambrosi e Mauro Cardinali.
Il nome del gruppo si ispira ad un esercizio che Vittorio Gassman faceva fare ai suoi allievi con la creta e per le doti di questo materiale malleabile che, se bagnato, può cambiare forma, trasformandosi e trasformandosi ancora, finché cotto non manterrà la sua forma immutabile. Così i giovani attori si rifanno a questa immagine per l’idea del proprio teatro, ancora da scoprire, da modellare e da fare e disfare senza mai cristallizzarsi in una forma convenzionale.
Componenti: Jacopo Cinque, Cristiano Demurtas, Alessandro Di Murro, Alessio Esposito, Pamela Massi, Giulia Modica, Laura Pannia, Lida Ricci, Bruna Sdao.
