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il buio non è tenero

il turno di notte
Regia: Silvia Pallotti e Tommaso Russi
Drammaturgia: Silvia Pallotti e Tommaso Russi
Attori: Silvia Pallotti, Tommaso Russi
Trailer: Link
Anno: 2021
Adatto a: per tutti


Generi: Prosa

Tags: precarietà, fragile, generazione, desideri, successo

Quanto tempo abbiamo? Quanto tempo ho? Sono ancora in tempo?
Esistono età in cui “hai tutta la vita davanti”, ma già hai fatto scelte importanti e i sogni devono assumere la forma di un progetto perché possano trovare spazio nella realtà. Oppure devono rimanere tali, dei sogni, da mettere da parte. Esistono età in cui non si può più essere figli e per la prima volta si vedono fallimenti e debolezze dei genitori come fossero moniti. In una società in cui la felicità dipende solo dal binomio successo-fallimento e in cui l'ultima parola sembrano averla la precarietà e l'isolamento, forse il futuro è proprio l'incertezza. Questo buio che fa paura.
Diventare adulti significa abituarsi al buio?

Nello spettacolo corrono parallele tre strade. Una è abitata da personaggi "intrusi", venditori di delusioni, ultimi esemplari di specie estinte, voci che fanno comparsa sulla scena per sostenere le loro verità. Un’altra strada è quella tracciata dalle vite dei due attori, in forma di racconti e ricordi legati alle loro biografie. L’ultima strada è quella che ripercorre la storia di LUI e LEI. Due ragazzi alla fine dei vent'anni, precari in tutto, nel lavoro, nel sentire e nelle aspirazioni. Anni di frustrazioni, di vita precaria e una notizia inaspettata, però, li costringeranno ad una scelta: decidere cosa fare della distanza tra chi sono e chi vogliono essere.
Qual è il motore più potente, la paura o il desiderio?

La drammaturgia originale nasce da un lavoro di scrittura scenica in cui improvvisazione e composizione lucida si sono alternate, alimentate dai testi poetici di Emily Dickinson e Alberto Dubito, da "Teoria della classe disagiata" di Raffaele Alberto Ventura, dai fumetti di Andrea Pazienza e Zerocalcare e da episodi quotidiani di vita precaria. Nello spettacolo si intrecciano diversi linguaggi: scene dialogate, narrazione, autobiografia e linguaggi fisici e gestuali, grazie anche alla collaborazione con la danzatrice-coreografa Stefania Tansini.

Perché
Riteniamo che il sentimento di precarietà faccia parte dell’essere umano da sempre, ma vediamo anche che la nostra società se ne nutre con particolare ferocia. Intendiamo indagare questa ambiguità muovendo il focus verso la condizione di precarietà emotiva, esistenziale ed economica di ognuno di noi.
Desideriamo parlare di una questione pubblica in modo intimo per schivare la retorica e per condividere la condizione di equilibristi in cui cresciamo. Vogliamo parlare alle generazioni che vanno dagli studenti universitari ai lavoratori precari, che sentono quotidianamente la condizione trattata nello spettacolo.

Altri crediti: Consulenza al movimento scenico di Stefania Tansini
Scene di Marianna Cavallotti
Musiche originali di Stefano Bossi
con il supporto di Accademia Teatrale Veneta

Produzione: il turno di notte

File scaricabili:
il.buio.non.è.tenero_scheda.spettacolo.2022.2023.pdf

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Siamo una compagnia indipendente di diplomati all'Accademia Teatrale Veneta che crede nella figura dell'attore-autore, nell'intreccio dei linguaggi e nella necessità di proporre allo spettatore una forma di condivisione che crei immagini e suggestioni ma che non sia intellettuale, che riesca ad avere carne e possa toccare, anche se a diversi livelli, sia un addetto ai lavori, sia un ragazzo che è entrato per sbaglio.

La metafora del turno di notte arriva da una raccolta di Izet Sarajlic, poeta che durante l’assedio di Sarajevo continuava a creare serate in cui tramite la poesia le persone potevano stare insieme e allontanare in qualche modo la morte. Diceva così: «Chi ha fatto il turno di notte per impedire l’arresto del cuore del mondo? Noi, i poeti». E il teatro, ci sentiamo di aggiungere noi. Il teatro fa il turno di notte per impedire l'arresto dei nostri mondi interiori, della relazione profonda tra noi e quello che ci accade intorno nel presente, di quello che sentiamo in quanto essere umani. In un mondo che fa di tutto per renderti solo, creare comunità e domande è un turno di notte, il turno più difficile e duro ma anche quello dove il tempo si allarga e crea spazio e in cui le antenne sono alte, così alte che le cose si trasformano e l’istinto sente e crea.

Dal 2016 al 2019 abbiamo organizzato a Venezia "Ca’ novaccio": un progetto di serate di palchi aperti alternate a spettacoli in collaborazione con Sale Docks ed il Laboratorio Morion.
Nel 2016 abbiamo lavorato come interpreti e autori a "Stati d'animo", corto teatrale di quindici minuti ispirato al trittico di Umberto Boccioni e andato in scena al teatro Junghans di Venezia.
Tra il 2018 e il 2019 abbiamo lavorato come attori negli spettacoli: "E serbi un sasso il nome", regia di Stefano Pagin; "Il sogno di una notte di mezza estate", regia di Adriano Iurissevich; "Siamo troppi su questa ca**o di barca", regia di Toni Cafiero.
A luglio 2021 siamo stati selezionati per partecipare al percorso di alta formazione Fai il tuo teatro! organizzato da Urbino Teatro Urbano.

Nonostante il periodo storico, stiamo riuscendo a portare avanti i nostri primi due progetti: il buio non è tenero e non tutti i poeti sono morti (lezione-spettacolo sulla poesia contemporanea, indirizzata alle scuole superiori).
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