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Passando da Pessoa uno spiraglio umano

compagniaesuleteatro
Regia: Eugenio Ravo
Drammaturgia: Eugenio Ravo
Attori: Eugenio Ravo
Anno: 2018
Adatto a: per tutti


Generi: Prosa
Passando da Pessoa
uno spiraglio umano
liberamente ispirato a Fernando Pessoa
di/con Eugenio Ravo

Presentazione
Ripropongo questo lavoro teatrale, sulle orme di Pessoa, a distanza di venticinque anni circa dalla sua nascita, rivisto e riadattato, di cui sono interprete, regista e autore. In quegli anni l'avventura per me aveva un particolare colore, così mi son trovato sulle tracce di Pessoa viaggiando attraverso il Portogallo e Lisbona. Mi affascinavano le voci più disparate, visitavo luoghi possibili di frequentazione del poeta, seguivo il vento nelle sue melodie, mi portava a cogliere similitudini nell'incanto di due città fatte di colori di mare, Lisbona e Napoli. Le città con lo sguardo al mare hanno un loro fascino che le rende simili, più vicine, più umane. Lisbona sull'atlantico, Napoli sul Mediterraneo come un'apertura verso oltre confine, verso un infinito lontano. Così, da una parte Pessoa e dall'altra Totò, lasciando i propri versi poetici al silenzio del mare in balia di onde notturne. Attraversavo la poesia di Pessoa come un innamorato appassionato in un ritmo preciso. È la sua poesia che mi ha attraversato, instauravo un dialogo, raccoglievo una scrittura che a me sembrava impossibile e senza sosta. L’anima vacillava ad ogni sussurro di voce tra l’alba e l’aurora dipingevo il silenzio nel cuore, la città di Napoli, la sua esistenza fragile e sconquassata, il mare, il vento, la serenata d’amore che ascoltavo da bambino dalla voce viva di mio padre, un tempo di sapori, di risonanze. Lisbona con lo sguardo sul Tago, il salire e scendere per i suoi quartieri, il blu oltre oceano, viaggi nell’esistenza umana, tremori, carezze. Due città sembravano incontrarsi, due sguardi, uno verso l'atlantico l'altro verso il mediterraneo, si baciavano sulle onde di uno stesso infinito, il mare. L’animo del poeta toccava il profondo dell’essere che sono.

Dramma comico-satirico unto di ironia esistenziale
Il poeta cantore ci porta per mano a visitare luoghi di spazio e di tempo infinito, il tempo sospeso, nello specchio dell’ironia esistenziale. È un gioco da bambino e come tale essi giocano con un immaginario senza sapere il perché della vita. Un piccolo viaggio dentro di sé senza dolersene, incontrando Amleto, Pessoa, Totò, Pasolini, Eduardo, Pirandello, la questione dell’uomo sempre aperta!
Un dialogo con sé stessi nella moltitudine dei sé, un breve viaggio di andata e ritorno incontrando l’insolito, l’inaspettato, l’attesa, la meraviglia ‘o vient’ ‘o mare, l‘ammore, ‘a vita, ‘a morte.
Questo lavoro teatrale mi ha permesso in maniera ingenua di guardare con totale ironia i gesti, i comportamenti mentali e corporei, i movimenti inattesi, le attitudini verso il mondo, verso sé stessi, verso l'altro fuor di me, gli esseri nel mondo. Scopro individui spezzettati nella continua corsa verso chissà che, la semplicità sembra aria fritta, il senso dell’ascolto smarrito, l’uomo è proprio un fesso direbbe Totò. Ahi ahi! si alzano le proteste ahimè!

Produzione: compagniaesuleteatro

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La compagnia esule teatro privilegia da una parte il lavoro pedagogico/formativo e dall’altra quello artistico/terapeutico, rientra in una visione del teatro come arte atta a stimolare l’individuo e la società nel suo insieme a valori più umani, contribuisce ad accrescere la qualità della vita. Il lavoro creativo rappresenta una necessaria priorità per rispondere in modo concreto al disagio di vivere. Libera l’immaginario, dà spazio alla sua forza espressiva e rigeneratrice, ritorna all’essere nuove conoscenze per superare le barriere derivanti dalla non accettazione di sé e delle diversità. Il teatro consente di essere sé stessi quando nel suo contesto è garantito l’elemento ricerca, l’elemento espressione, l’elemento esplorazione, il senso etico. L’indagine sul movimento approda al Teatro del Corpo, luogo di perenne esilio. Ciò che preme è lasciar parlare quello che emerge dal silenzio, inteso come dimensione creativa. La ricerca teatrale della compagnia prende origine dal movimento del Mimo Corporeo e della Danza, dal suo senso poetico, e sonda nel suono e nel canto altri respiri del corpo, un viaggio nella memoria della natura dell’essere. C’è necessità di creare nuovi “spazi”, perché il teatro privilegi l’incontro, la socialità, la solidarietà, dove la poesia diventa un bene per le menti e per i cuori … ciò che rimane è appena silenzio.
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