Cookie
Questo sito si serve dei cookie di Youtube, Vimeo e Bunny.net per la visualizzazione dei video. Se prosegui la navigazione acconsenti all'utilizzo dei cookie. Leggi la nostra informativa estesa sull’uso dei cookie. Chiudendo questo box ne accetti l'utilizzo.

Efesto

Divisoperzero
Regia: Francesco Picciotti
Drammaturgia: Francesco Picciotti
Attori: Francesco Picciotti
Anno: 2019
Adatto a: per tutti


Generi: Teatroragazzi (4-13), Prosa, Figura

Tags: mitologia, burattini, narrazione, famiglia,

Spettacolo vincitore del premio Otello Sarzi 2021 - Teatro di figura

Un antico mito racconta che ad ognuno di noi, prima di nascere, viene mostrata una immagine che sarà la guida per la nostra vita futura. A qualcuno viene mostrato un fiore e quello vivrà tutta la sua vita senza mai smettere di pensare ai fiori; a qualcun altro un pianoforte e diventerà un grande musicista. Ad Efesto venne mostrata l’immagine di due mani e lui, per tutta la propria vita (e la vita di un dio è piuttosto lunga) costruì ogni genere di meraviglia.
Di solito gli dei non amano usare le proprie mani: preferiscono far fare ad altri le cose pratiche e girovagare di qua e di là a far danni o gli piace stare lì, fermi, a farsi pregare. Efesto era una specie di Leonardo da Vinci: bravo nelle invenzioni tanto quanto nelle arti, abile nella sartoria quanto nell’ingegneria civile, con una passione per l’arredamento di interni.
Peccato che fosse così brutto che sua madre Era, la regina di tutti gli dei, appena nato lo gettò dalla cima dell’Olimpo e lui cadde fino alla Sicilia dove venne trovato da due ninfe. Il piccolo, allora, fu portato sotto l’Etna dove, grazie al calore del vulcano, potè dare sfogo alla sua incredibile creatività.

Ma per tutta la vita sognò di poter tornare tra i suoi pari, gli dei, nel posto che gli spettava di diritto: il monte Olimpo. Dopo anni passati a costruire ogni genere di meraviglia, finalmente ebbe la sua opportunità e seppe guadagnarsi ancora il suo posto tra le divinità. Non sempre, però, le persone (o gli dei) vogliono davvero quello che desiderano ed Efesto si rese conto di essere molto più felice tra i suoi attrezzi, nel suo laboratorio, che nel mondo etereo e ovattato dell’Olimpo.

Questa storia parla di un dio artigiano che ricerca ovunque la propria felicità per poi trovarla dove non si aspettava: al punto di partenza. E chi può raccontarla meglio di un burattinaio, artigiano del teatro che, come Efesto, ha costruito lo spettacolo con le sue mani e con le sue mani racconta storie (e si guadagna da vivere) ?

In scena una piccola baracca sarà la tela su cui disegnare i destini degli uomini, ma sarà anche il monte olimpo e il vulcano Etna e tutto intorno compariranno i personaggi e le mirabolanti invenzioni del dio del fuoco.


Altri crediti: Aiuto regia Francesca Villa

Produzione: Divisoperzero

Per visualizzare il video integrale devi essere registrato come operatore o teatro e aver eseguito l'accesso.

Non è stata caricata nessuna recensione

Per visualizzare la scheda tecnica devi essere registrato come operatore o teatro e aver eseguito l'accesso.

Divisoperzero è fondata nel 2013 da Francesca Villa e Francesco Picciotti.

L’interesse principale della compagnia è la ricerca nell’ambito delle diverse tecniche del teatro di figura sia per quanto riguarda la costruzione di burattini, marionette e oggetti sia per quella che è la fase performativa e di manipolazione. Per questo motivo, fin dai primi spettacoli, marionette da tavolo, burattini, oggetti e fantocci hanno sempre convissuto sulla scena, senza nessuna voglia di “purezza tecnica” usando, di volta in volta, quello che è ritenuto più adatto a raccontare una particolare fase della storia.


Le diverse fasi del lavoro di costruzione di uno spettacolo si compenetrano: la creazione dell’idea generale e poi del testo, avviene contemporaneamente alla costruzione delle scene e degli oggetti necessari alla narrazione. Le due cose procedendo su binari paralleli che si influenzano vicendevolmente.

L’artigianalità del processo, la ricerca continua di nuove soluzioni, sia sceniche che costruttive, e l’inclusione di questo processo nel risultato finale, sono parte della poetica della compagnia: ogni spettacolo è una magia della quale è facile intuire il trucco.

Il teatro per le nuove generazioni offre un maggiore spazio di libertà espressiva e si sposa bene con questa visione artigianale del teatro per questo i bambini e le famiglie diventano il principale pubblico di riferimento.


“Ciaula scopre la luna” (foto di Elena Consoli)
Nei primi spettacoli, “Ciaula scopre la luna” e “Grandi cose successe alle mie mani”, la parola viene sacrificata in favore di una messa in scena in cui la gestualità delle marionette e dei burattini è il principale elemento espressivo. Il primo spettacolo è liberamente tratto dall’omonima novella di Luigi Pirandello e viene rappresentato di fronte a pubblici eterogenei anche in posti non deputati, caratteristica che rimane per tutto il percorso artistico fino ad ora.

Tutti gli spettacoli della compagnia, infatti, non hanno bisogno di una tradizionale platea teatrale; sono stati portati in scuole, case, piazze, luoghi di ogni tipo, non avendo, per precisa scelta, particolari necessità tecniche.

Con questi spettacoli la compagnia viaggia in tutta Italia, toccando Catania, L’Aquila, Siena e vari teatri di Roma, città nella quale si forma e opera principalmente

Nel 2016 si dedica a “Ubu Me, per due attori e fantocci di pezza”, iniziando così a lavorare anche sul testo tramite un adattamento della nota opera di Alfred Jarry. Lo spettacolo è anche il primo pensato per un pubblico più adulto, per quanto il gioco dei burattini e dei fantocci di pezza mantengono il tono generale grottesco e bambinesco. “Ubu Me” debutta a Roma dopo un periodo di residenza a Siena.


Con “Storie di questo mondo” del 2017, il lavoro sulla parola si focalizza sulla narrazione di miti e leggende continuando negli anni successivi con “Plutone e Proserpina” e poi con “Efesto”.
Condividi