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Mother

Perypezye Urbane
Regia: Sara Sguotti
Drammaturgia: Giovanni Sabelli Fioretti
Attori: Maia Joseph Sara Sguotti
Trailer: Link
Anno: 2024
Adatto a: per tutti


Generi: Danza

Tags: digital assemblage, glitch, organic technology, artificial empathy, empathic data.

Mother è uno uno spettacolo di danza contemporanea che esplora l'intersezione tra coreografia, tecnologia digitale e intelligenza artificiale.
La ricerca si concentra sulla figura della "madre" come metafora del corpo generativo per eccellenza, in contrapposizione alla cosiddetta Intelligenza Artificiale "generativa" o "generale".
Cosa significa "generare" nel linguaggio dell'IA e quali interrogativi solleva il mito della cosiddetta macchina generativa generale?

Nel processo che abbiamo attraversato per Mother, ci siamo proposti di sfidare il rapporto convenzionale tra danza e agenti digitali che agiscono come sistemi "intelligenti".
In una visione della danza postumana dove l’agency del movimento è assemblata, costruita, distribuita tra esseri umani e esseri alieni, macchinici, non ancora conosciuti, e forse non conoscibili affatto, Mother vuole indagare i limiti e le estetiche dell’Intelligenza Artificiale.

Abbiamo attraversato una fase di ricerca e di apprendimento sui processi di training che permettono ai sistemi di machine learning di interpretare gli input umani - i prompt - e, gradualmente, di stabilire un mezzo di comunicazione che permette all’Intelligenza Artificiale di influenzare e trasformare la nostra creazione artistica, in un’ottica sempre in divenire.

La figura dei corpi materni ci è servita anche per affrontare la questione dei cosiddetti bias presenti negli algoritmi di IA: come viene affrontato e rappresentato il corpo/i corpi femminile/i dai sistemi di IA? Di quali dati si nutrono le IA in relazione ai corpi non normati? Che tipo di corpi restituisce un'IA?

Vediamo l’IA come istanza ultima generatrice di mostri.
Mostro: che si mostra, che fa vedere qualcosa di osceno, non convenzionale, non accettato. Dal latino: monstrum, segno divino, prodigio, ma anche monēre, avvisare, ammonire. In Mother prendiamo di petto la mostruosità del momento storico che stiamo vivendo, il deep fake, l’allucinare, la creazione di una realtà parallela che si nutre nei nostri bias e che ci restituisce un’immagine di noi incredibilmente cruda. In Mother ci interroghiamo su questo prodigio, portiamo al paradosso l’attività creatrice della macchina, creiamo un paesaggio e una creatura mostruosa che prende vita propria, partendo da quanto abbiamo di più intimo, il nostro corpo.


Altri crediti: Una produzione Perypezye Urbane
a cura di Giovanni Sabelli Fioretti
Coreografie e danza: Sara Sguotti e Maia Joseph
Drammaturgia e prompting: Giovanni Sabelli Fioretti
Produzione creative: Giuseppe Esposito
Creative coder: Martyna Chojnacka
Light Design: Niels Plotard
Musica: Enrika Myskovskaja aka eNμ
Foto di scena: Jaime Musso
Progetto grafico: Maciej Kodzis

Con il contributo di S+T+Arts EU della Commissione Europea
Con il sostegno del MiC e di SIAE, nell’ambito del programma “Per Chi Crea”


Produzione: Perypezye Urbane

File scaricabili:
MotherDossier.compressed.pdf

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Perypezye Urbane si propone per i prossimi tre anni di consolidare la presenza di DanceMe come strumento di creazione coreografica al servizio dei progetti artistici di sei danzatori italiani: Marianna Andrigo, Giorgio Azzone, Daria Menichetti, Luna Paese, Paola Ponti ed Elisa Sbaragli. Il progetto di Perypezye Urbane per questi sei danzatori è sia a vocazione nazionale, promuovendoli sul territorio italiano in festival e rassegne, sia internazionale, sostenendo la loro circuitazione all'interno dell'Unione Europea, in particolare in Germania, Lussemburgo, Francia e Finlandia.
DanceMe è Uno sguardo che osserva la coreografia da dentro, restituendo allo spettatore nuove prospettive e nuovi significati.
DanceMe, storia di un tool per la creazione coreografica
DanceMe nasce nel 2010 come progetto sperimentale per la creazione coreografica on-line, inserendosi in quel filone di ricerca coreografica che, da Merce Cunningham a William Forsythe, porta a un'ibridazione sempre crescente tra danza e media digitali. I media digitali (nel nostro caso un'app) sono posti al servizio del coreografo, lo aiutano a creare, a annotare, a registrare e a codificare il proprio movimento, restituendolo poi in carne ed ossa per lo spettatore dal vivo.
Nel 2016 decidiamo di trasformare DanceMe in una piattaforma mobile e, grazie al sostegno di alcune Fondazioni Bancarie (Cariplo, Compagnia di San Paolo e Carige), realizziamo la prima App di DanceMe, dedicata alla produzione coreografica.
Nell’ottobre 2016 produciamo la prima performance di Paola Ponti interamente realizzata tramite l’App e nel 2017 DanceMe produce 6 lavori di danza sul tema delle migrazioni. Coreografi di DanceMe nel 2017 sono stati: Daniele Ninarello, Antonio Marino, Aya Toraiwa, Kat Hernandez, Brian McNeal ed Elisa Sbaragli. Di questi 6 presentiamo Difficilissimo di Antonio Marino presso il Teatro Sociale di Camogli e il Festival Suq di Genova, Altrove di Elisa Sbaragli presso il Festival Più che Danza di Milano e Miscanthus and Blackbirds di Aya Toraiwa presso il Festival Wam! a Faenza.
In seguito tuttavia alla crescita del progetto stesso e alla sua forte vocazione produttiva, e sostenuti da un gruppo di giovani coreografi e danzatori che formano il nocciolo duro di DanceMe, decidiamo di trasformarlo in un vero e proprio organismo di produzione dedicato alla ricerca coreografica di giovani autori di danza.
Entrano dunque nel progetto Luna Paese e Paola Ponti, memorie storiche del DanceMe delle origini, Marianna Andrigo e Elisa Sbaragli, con cui collaboriamo proficuamente da diversi anni, Daria Menichetti, come rappresentante dell’effervescente residenza coreografica dell’Umbria e il giovane Giorgio Azzone, che raccoglie la sfida di diventare anche il più giovane direttore artistico che DanceMe abbia mai espresso, ambasciatore del DanceMe che verrà.
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