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Non ci resta che spalare la neve

2MaDcollective
Regia: Mattia Maiotti e Debora Renzi
Drammaturgia:
Attori: Mattia Maiotti e Debora Renzi
Trailer: Link
Anno: 2019


Generi: Danza, Teatro-danza, Performance

Tags: Danza, Danza Contemporanea, Danza Urbana, Teatro Fisico, Teatro Danza

Partendo da una personale riflessione, i danzatori hanno cercato di definire cosa sia la loro comune sensazione di equilibrio precario, una sensazione intima che rende eterno quell’attimo
prima di cedere.
Spaliamo la neve tutti i giorni privi di iniziativa ma sicuri di non ritrovarci in situazioni più grandi
di noi dove l’ansia da prestazione potrebbe incombere. Una certezza, uno schema sicuro, un rito.
Ci teniamo stretti a questa partitura per non essere impreparati, tutto deve essere prevedibile e conosciuto. Ma nel momento in cui usciamo fuori dallo schema siamo persi, il confronto è troppo grande, ci sentiamo in pericolo e siamo in ansia. Quel sentimento che sempre più caratterizza l’uomo contemporaneo che di fronte alle contraddizioni attuali non sa dove trovare il suo equilibrio. Ciò che caratterizza l’uomo contemporaneo è una sottile ma continua sensazione di allerta, di attesa, di paura come di un pericolo imminente che accompagna le giornate e gli incontri con gli altri.
Se barcolliamo rimaniamo indietro oppure semplicemente perdiamo un gioco che è inevitabilmente truccato.
Ed è in questo silente stato di sopravvivenza che “la giusta misura” aristotelica ci sembra ormai una meta inarrivabile.
L’uomo contemporaneo cerca di reprimere questa sentimento di inadeguatezza. Si nasconde dall’altro per dare sfogo in solitudine al suo dramma. Probabilmente perché sarebbe una dichiarazione di sconfitta all’interno di un meccanismo dove non viene neanche contemplato chi rimane un passo indietro. Allora ci troviamo in uno scenario surreale dove quasi tutti provano un sentimento condiviso ma che non viene condiviso anzi viene oppresso e combattuto. In solitudine dobbiamo dare risposte, soluzioni e stratagemmi per rispondere a quelle richieste che vengono dall’esterno. Un esterno fittizio basato sull’immagine di chi dovremmo essere e non su chi siamo e in questa corsa verso la metà dell’IO imposto non possiamo far altro che assopire il nostro malessere con tutti i mezzi possibili per evitare che riaffiori il momento del confronto con i nostri limiti. Un ritmo ridondante accompagna il nostro tempo. Non è un ritmo esterno ma interno e ci ricorda costantemente il nostro conflitto. Rimanere nell’ombra, nell’oscurità, fuori dei riflettori decidendo di essere sconfitti in partenza è forse una soluzione? Non sappiamo se questa possa essere la soluzione per ritrovare un’armonia interna. Forse possiamo solo raccontare, dando voce a questo stato d’animo per esorcizzare una condizione condivisa che caratterizza i nostri giorni.

Altri crediti: Visual: Mattia Maiotti
Sound Design: Nicola Fumo Frattegiani
Light Design: Massimiliano Monsù

Produzione: sostenuto da HOME centro creazione Coreografica 2019

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2MaD Collective nasce dal desiderio di due danzatori professionisti, Debora e Mattia, di confluire le loro diverse esperienze in un unico linguaggio comunicativo. Infatti i due fondatori provengono da due percorsi formativi e lavorativi diversi, Debora si forma e approfondisce la danza contemporanea e le relative tecniche di riferimento Mattia, invece, si forma come danzatore urbano lavorando in diversi spettacoli di hip hop sperimentale. Il loro incontro avviene quando entrambi, nel 2015, lavorano all’interno della stessa Compagnia. Con il tempo maturano il desiderio di lavorare insieme e produrre dei propri lavori. Il loro interesse è quello di abbattere gli schemi all’interno del pensiero contemporaneo. Non vogliono domandarsi quale sia il loro genere o a quale categoria appartengono le loro pratiche fisiche. Ciò che conta è lo spettacolo, il messaggio, il motore drammaturgico dello spettacolo. I mezzi usati per rappresentarlo possono essere tutti o uno. In un’epoca in cui tutto deve avere un posto, l’unico posto che 2MaD Collective riconosce è il Teatro nel suo senso figurativo cioè luogo della messa in scena, della rappresentazione dal vivo. A questo punto se la loro sia una danza contemporanea, sperimentale, un atto performativo o teatro danza non è più importante.
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