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Potrei Amarvi Tutti

LA TACCHINERIA
Regia: Alessandro Bandini
Drammaturgia: Caterina Filograno
Attori: Ugo Fiore Marta Malvestiti Alfonso De Vreese Caterina Filograno
Trailer: Link
Anno: 2019


Generi: Prosa, Performance

Tags: Drammaturgia contemporanea, performance, musica elettronica, danza

POTREI AMARVI TUTTI

SINOSSI
Quattro corpi si muovono al ritmo incessante di una base techno. Un DJ in
consolle scandisce la loro danza. È nelle pause di silenzio che affiorano le
parole: faticose, cantate, vomitate. Potrei amarvi tutti parla della paura di
avvicinarsi all’altro e di andare a fondo nelle relazioni.

LO SPETTACOLO
Lo spettacolo è il primo progetto della neonata compagnia La Tacchineria,
formata da ex allievi del Corso “Luchino Visconti" della scuola del Piccolo
teatro: Giuseppe Aceto, Alessandro Bandini, Alfonso De Vreese, Caterina
Filograno, Ugo Fiore, Marta Malvestiti e Martina Sammarco.
L’incontro degli attori con il collettivo “Intersezioni”, un gruppo di
musicisti del conservatorio di Milano, specializzati in musica elettronica,
ha prodotto un lavoro di ricerca che unisce indissolubilmente
suono e parola.
Al centro infatti, seduto in consolle di spalle al pubblico per tutta la durata
dello spettacolo, c’è Guglielmo Prati, un dj che diventa quasi il deus ex machina, il burattinaio di ciò che avviene sul palco.
Lo spettatore si trova davanti ad un allestimento non narrativo: lo spazio è
semivuoto, c’è solo un bollitore a terra, in un angolo, e la schermata di un
computer sul fondo.
Caterina, Marta, Alfonso e Ugo abitano lo spazio scenico come se esso
fosse la sala di un locale in chiusura. Ballano incessantemente come
quando a fine serata si vivono gli ultimi istanti prima di spegnersi.
E sono questi ultimi istanti a spingere gli attori a voler dire qualcosa, a
voler parlare, pur nell’indecisione su chi debba prendersene la responsabilità. Infatti le persone, qui, quando parlano, lo fanno proprio perché
non riescono a dire, a esprimersi.
Le parole e i gesti cadono nel vuoto, svanendo nell’impossibilità di
raccontare davvero qualcosa e quindi nella consapevolezza di non avere
niente da dire.
È una coralità allo sbando quella che si muove sulla scena, non essendoci alcun
protagonista portatore di un messaggio salvifico.
C’è solo un ricordo che aleggia e ritorna: quello nostalgico dell’infanzia in
un mondo di purezza.
È una giovinezza piena di contraddizioni e inquietata quella che cerca di
raccontarsi, una giovinezza che si sente perduta nell’affrontare il presente.

Altri crediti: Guglielmo Prati (musica)

Produzione: Vincitori Borsa Anna Pancirolli 2018

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Nell’estate del 2017, Caterina Filograno, giovane attrice diplomata alla Scuola del Piccolo Teatro di Milano, sottopone a Giuseppe Aceto, Alessandro Bandini, Alfonso De Vreese, Ugo Fiore, Marta Malvestiti e Martina Sammarco un piccolo progetto nato per caso durante un workshop per autori teatrali: un ragazzino glabro e biondissimo entra in una dark room, dove uomini attempati si aggirano languidi e circospetti come tacchini, pronunciando parole senza senso e meccanici gloglottii. Seguono settimane di taglia-e-incolla, prove, riscritture e vani tentativi di mis en space: mentre quel primo testo sta a poco a poco morendo, “La Tacchineria” è già venuta al mondo.

Questi sette ex compagni di Accademia – tra i quali non sono mancati incontri e scontri dentro e fuori la scena – intendono sperimentare diverse grammatiche teatrali, tutte capaci di creare corrispondenze e cortocircuiti tra parole pronunciate e gesti eseguiti. Così operando, essi nutrono l’ambizione di dar vita ad un linguaggio inedito, dinamico e plurale; un linguaggio che non sia la sintesi bensì la sommatoria di esperienze, idee e aspirazioni diverse. La Tacchineria mette al centro del proprio universo creativo un attore fac-totum, che scrive, compone, dirige, interpreta, viviseziona situazioni ed esseri umani, rievoca e restituisce sentimenti, muta terminologie dal mondo animale e vegetale; un attore costantemente desideroso di tornare ad essere protagonista dell’immaginario altrui, ma soprattutto del proprio.

La Tacchineria ha recentemente assoldato un gruppo di giovani musicisti (“Intersezioni”) diplomati al conservatorio, con cui avviare una collaborazione a lungo termine. Alle parole dei testi autoprodotti si sono così aggiunti motivi musicali elettronici e sperimentali: questa sinergia ha avvio ad una serie di improvvisazioni, dalle quali è nata la scena iniziale di P.A.T. (Potrei Amarvi Tutti), il primo lavoro de La Tacchineria, che si consuma in una discoteca in cui cinque individui ballano ciascuno a ritmo della propria solitudine, fingendo di celebrare agli occhi degli altri ciò che resta del proprio misero io.
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