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Dittico del silenzio | Primo studio

Habitas
Regia: Niccolò Matcovich
Drammaturgia: Niccolò Matcovich
Attori: Cesare D'Arco Simona Fredella NME - Andrea Cimitan
Anno: 2018


Generi: Prosa, Performance
“Dittico del silenzio” è una drammaturgia composta di due quadri speculari e complementari: “O mi ami o ti odio” e “O ti amo o mi odi”.
La stesura del primo quadro risale al 2015, quando l’autore, a seguito della morte del padre, tenta di veicolare il dolore attraverso una scrittura forte, violenta e, rispetto alla sua precedente poetica, nuova (l’uso del verso libero), sublimando la tragedia personale nella fiction teatrale. Il testo richiede circa sei mesi per essere portato a termine. Resta poi a depositare per due anni, finché l’autore intuisce mancare qualcosa. Da questa intuizione, l’idea di comporre il secondo quadro, che ribalta il primo, offrendo un punto di vista speculare ma opposto. I due quadri sono costituiti dallo stesso identico numero di versi poetici e percorrono la stessa strada, cercando di mantenere uguale o perlomeno simile anche la musicalità del singolo verso e dell’intera partitura. A distinguerli sono invece i due punti di vista, che offrono una visione bilaterale della vicenda e del pensiero, senza dar torto o ragione all’uno o l’altro dei personaggi e lasciando libera interpretazione sulla verità o mistificazione dell’episodio narrato.
“Dittico del silenzio” è quindi una doppia partitura poetica (musicale) che indaga la mente di un uomo e di una donna che un tempo erano riusciti ad amarsi ma che adesso affondano il sentimento nel pensiero, la congettura e il ricordo distorto di un passato di cui non sapremo, se non scegliendo di essere parziali verso l’uno o l’altra, la ricostruzione reale dei fatti. L’episodio scatenante, che si manifesta soltanto ad un certo punto del testo, è una gita in barca, una schifezza borghese, capitanata da uno skipper che rompe gli equilibri generando il punto di non ritorno. Si innesca qui il ribaltamento del punto di vista: se lui la accusa di essere stata sedotta e quindi essersi concessa allo skipper, lei accusa invece lo skipper di averla abbindolata e poi stuprata.
Il testo è una bulimia che si manifesta nelle forme del vomito poetico, un tentativo di redenzione, o forse solo di riscatto, un fiume di risentimento nei confronti di una relazione impossibile.
Una poesia maledetta, quindi; un urlo dall’eco dolorosa, elucubrazione inutile.
Perché, forse, era sufficiente parlarne.

Altri crediti: Aiuto regia Chiara Aquaro
Movimenti scenici Sonia Mingo
Organizzazione Vittorio Stasi

Produzione: Habitas/Theatron 2.0

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Habitas nasce al tramonto del 2015 da un’idea di Niccolò Matcovich, autore e regista, e Livia Antonelli, attrice.

L’origine del nome deriva dal desiderio di mettere al centro del lavoro artistico l’abitare gli spazi, concreti e metaforici, del teatro. La scelta della seconda persona vuole invece porre l’accento sul “tu” come soggetto protagonista. “Tu abiti”, quindi, è un invito universale e diretto, che coinvolge tutti i partecipanti del mestiere teatrale: artisti, tecnici e, non ultimi, spettatori.

Habitas è una realtà in movimento, che parte dall’idea di condivisione totale del processo artistico, aprendo le porte a chi volesse partecipare non solo degli esiti produttivi della Compagnia ma anche della progettazione e gli sviluppi del lavoro in sala. Non casuale è infatti la sede scelta come piattaforma di lavoro, l’Ex 51 di Valle Aurelia (Roma), piccolo porto che, nel rispetto di chi lo abita, è viavai di persone, incontri, confronti.

Il lavoro della Compagnia si concentra principalmente sulla drammaturgia contemporanea, soprattutto inedita, e su progetti collaterali che nascano dal confronto diretto con realtà periferiche o marginali.

L’obiettivo è fondere un teatro di stampo tradizionale con i linguaggi del contemporaneo, in una sintesi che abbia come cardine la comprensibilità e l’universalità di ciò che raccontiamo. Un teatro, quindi, pop-olare. Da qui il logo, la cui figura centrale, archetipica, è il cerchio, reso doppio per rafforzare l’idea di pluralità e complementarietà, nonché dinamico e aperto, ad abbracciare, senza fagocitare, la scritta habitas, il cui puntino rosso sulla i sottolinea la nostra voglia giocosa, discreta e determinata di fare teatro, come un piccolo naso di clown.
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