Cookie
Questo sito si serve dei cookie di Youtube, Vimeo e Bunny.net per la visualizzazione dei video. Se prosegui la navigazione acconsenti all'utilizzo dei cookie. Leggi la nostra informativa estesa sull’uso dei cookie. Chiudendo questo box ne accetti l'utilizzo.

La prepotenza del vento

muZo Dance Theatre Company
Regia: Regia di Matteo Zonca, Coreografie di Giulia Roversi
Drammaturgia: Originale (Matteo Zonca)
Attori: Caterina Danzico Sabrina De Fabritiis Daniele Monticelli Valeria Palumbo Marco Residori Giulia Roversi Debora Scandolara Matteo Zonca
Trailer: Link
Anno: 2018


Generi: Teatro-danza

Tags: teatro danza, teatro, danza, prosa

Scritto e diretto da Matteo Zonca/Coreografie di Giulia Roversi/Musiche di Thomas Sinigaglia
Durata: 70 minuti
Colonna sonora eseguita dal vivo
9 Artisti in totale
Tutte le componenti dello spettacolo sono protette da diritto d’autore registrati -SIAE-

VIDEO ESTRATTO DI 30 MINUTI: https://youtu.be/G9GLDN7YzV4


PRESENTAZIONE
La prepotenza del vento è la nuova produzione firmata muZo Dance Theatre Company. Spettacolo teatrale scritto e diretto da Matteo Zonca, coreografie di Giulia Roversi, musiche originali e suonate dal vivo, composte da Thomas Sinigaglia, light design di Alberta Finocchiaro, costumi di Letizia Bocchi.

L’estetica essenziale e funzionale richiama la ruralità di un paese di provincia confortevolmente ovattato nel suo tempo, ubicato nell’evocazione degli anni ‘40. La componente sonora si sviluppa attraverso una live-session di fisarmonica elettrica, tra tradizionalismi gitani e componenti elettroniche. Il suono risiede nel movimento, nella parola e nei leggeri elementi scenografici. Non un ambiente, ma un intero panorama si sviluppa nei confini del palcoscenico.


TRAMA
Lilliana posa i suoi stanchi passi nei pressi del cantiere dedicato alla costruzione di un mulino a vento. Signora Maddalena trascina il carro dell’opinione pubblica e si incarica di insediare nel paese, senza troppa fatica, il desiderio di star lontani dai guai. Si deve sapere solo quello che si deve sapere. Le voci devono rimanere inchiodate a terra e non essere portate dal vento: non si sa mai dove quel vile le voglia portare. Il mulino è la trappola per l’imprevedibile lingua. Il paese placa la sete di curiosità nei confronti della nuova arrivata, rendendosi fluido corpo unico per sgretolarsi poi nella solitudine notturna. Viola, l’egoinomane Viola, rigetta di nascosto la sua perfezione imposta che svenderebbe per un poco di fango sui piedi. Bruno prova e riprova le maschere da indossare per non tradire sul viso la sua claustrofobica realtà che chiamano quieto vivere. La voce del vento si fa strada e si scompone nel corpo di René e nell’autismo che pare essere unico fedele compagno nella condizione di escluso, ora per paura, ora per scherno.

Il mulino è ultimato.
Nella coscienza del paese, il singolare patibolo per l’etereo ed imprevedibile custode al quale tutti, almeno una volta, hanno confidato un segreto.

Altri crediti: Musiche originali composte ed eseguite dal vivo da Thomas Sinigaglia
Light Design di Alberta Finocchiaro
Costumi di Letizia Bocchi

Produzione: muZo Dance Theatre Company (Matteo Zonca e Giulia Roversi)

Per visualizzare il video integrale devi essere registrato come operatore o teatro e aver eseguito l'accesso.

Non è stata caricata nessuna recensione

Per visualizzare la scheda tecnica devi essere registrato come operatore o teatro e aver eseguito l'accesso.

Per come lo viviamo, il Teatro Danza si divide in Capitoli. Come un libro. I Capitoli scandiscono un percorso, una crescita. Ogni Capitolo affonda le radici in quello precedente traendone nutrimento per il saldo sviluppo. La costruzione di ogni paragrafo dipende da un processo di elaborazione. Diviene quindi fondamentale una stesura del testo che faccia fede al pregresso e che richiami, anche nell'ultimo Capitolo, gli avvenimenti del primo.
Si innesca una lettura dinamica ed attenta alla punteggiatura.
Una lettura silenziosa. Una lettura bisbigliata. Una lettura ad alta voce.
Ancora, una lettura dalle diverse intonazioni.

Matteo Zonca e Giulia Roversi

Fondata a fine 2016 da Matteo Zonca e Giulia Roversi, muZo Dance Theatre Company prende sede a Verona dove in breve tempo riesce a crearsi un importante spazio di ascolto grazie alle residenze artistiche autoprodotte che registrano uno straordinario afflusso di pubblico e la partecipazione di artisti provenienti da tutta Italia e dall'estero. I numerosi inviti ricevuti portano la compagnia, tra gli altri eventi e workshop in Italia, Spagna ed Inghilterra, per due anni consecutivi sul palco del Teatro Romano di Verona in qualità di ospiti speciali. Dal 2017 vengono invitati come giurati in diverse rassegne di danza assegnando borse di studio ai talenti selezionati e nel 2018 siedono al tavolo della giuria del Roma Dance Contest.

Il 2018 segna l'inizio della co-produzione con Casa Shakespeare realizzando lo spettacolo E ora? È ora? debuttando a Verona a Marzo ed esportandolo in altre città dopo sole poche settimane, grazie all'ottimo riscontro del pubblico. Sempre nel 2018 la compagnia seleziona nuovi danzatori per un ampliamento ed entra in produzione con La prepotenza del vento. La compagnia è attualmente in attivo con le produzioni E intanto girava il Blues e Il pettine blu.
Oltre alle produzioni teatrali, muZo è attiva nelle produzioni video e fotografiche. Da gennaio 2019 collabora con il Liceo Coreutico Agli Angeli di Verona per un progetto di Alternanza Scuola Lavoro rivolto agli studenti dell'istituto.

MuZo Dance Theatre Company, si avvale di un proprio metodo, lavorando sul piano fisico ed emotivo, riversando il carattere e la personalità del danzatore, nel suo movimento. Il metodo trae fondamenta da un attento studio delle arti visive e da una meticolosa analisi dei testi letterari, in tutte le forme e trasformazioni, nelle varie correnti nazionali ed internazionali. Ne consegue un processo indirizzato all’evocazione e all’immaginario le cui trasposizioni registiche e coreutiche si dissociano dalla stretta narrativa. Divengono quindi palpabili emozioni e sensazioni, tessendo una texture percettiva al fine di rendere materico l’etereo, in un’estetica funzionale del movimento.
Condividi