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Venti Contrari

Is Mascareddas
Regia: Karin Koller
Drammaturgia: Donatella Pau
Attori: Donatella Pau, Cristina Papanikas
Trailer: Link
Anno: 2014


Generi: Figura, Performance

Tags: teatro, arte, marionette, performance, sardegna

In un paesaggio cittadino misero, brullo e polveroso, la vita scorre quasi per inerzia. Una piccola
marionetta è appesa a pochi fili, e un’altra le sta accanto come per proteggerla, per non perderla. Le
figure sono la riproduzione dei pupazzi-autoritratto di Giuseppina e Albina Coroneo. Insieme a loro
appaiono otto personaggi ispirati ad altrettanti pupazzi che le artiste cagliaritane costruirono dal secondo
dopo guerra fino agli anni Settanta del secolo scorso e che la compagnia Is Mascareddas fa rivivere a
teatro sulla scorta della monografia di Vittorio Sgarbi e Marco Peri “Coroneo. L’opera di due sorelle
artiste artigiane” (Ilisso Edizioni) e della mostra omonima allestita a Cagliari nel 2009, lo stesso anno di
pubblicazione del volume.
I pupazzi raccontano con prepotente realismo la condizione umana dopo una catastrofe, una guerra. La
vita in questo brandello di città è resa in frantumi difficili da sgombrare, perché i ricordi sono li e pesano
come macigni. Via via che scrutiamo nell’intimità di questo paesaggio, incontriamo diverse anime perse in
un tempo ormai indefinibile; uno spazzino, che tenta invano di cancellare i ricordi spazzando la strada,
ma i ricordi, si sa, se sono ferite, non è semplice spazzarli via.
Una prostituta agita un fazzoletto rosso sperando che si avvicini un cliente, ma il suo corpo da vecchia non
può attrarre più nessuno. Un uomo vorrebbe avvicinarsi, ma è prigioniero del peso della sua vita, agita una
mano ma non può far di più. Il vento soffia in senso contrario su tutti gli abitanti di questa piccola città,
ma la forza dei personaggi è altrettanto ostinata e contraria rispetto al vento.

Altri crediti: Musiche originali: Tomasella Calvisi
Progetto costumi e scene, scultura e pittura figure: Donatella Pau
Costruzione scene e figure: Antonio Murru, Donatella Pau, Fabio Atzeni
Aiuto sartoria: Alessandra Solla, Simona Cadeddu
Costumi animatori: Anna Sedda
Disegno luci: Loïc François Hamelin
Tecnico audio luci: Alessandro Venuto

Produzione: Is Mascareddas

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Nei primi anni di attività, trascorsi a Cagliari in un piccolo laboratorio nel quartiere Castello, tengono banco i varietà musicali per burattini e marionette. Sempre degli anni ‘80 i primi spettacoli tratti da opere letterarie come "La Giara" (1986), sulla scorta di una riduzione della novella pirandelliana realizzata l'anno prima insieme ad un gruppo di detenuti del carcere minorile di Quartucciu (CA). In quel periodo i principali materiali utilizzati per le creazioni sono la cartapesta, il ferro, la stoffa e la gommapiuma.

Nel 1993 nasce Areste Paganòs, la prima maschera burattinesca sarda protagonista di storie calate nella realtà locale. E il pubblico alterna la risata alla riflessione su temi come la faida e il banditismo. Del 2000 è lo spettacolo "Chi ha paura della Mortadella?", piéce con cui Is Mascareddas riesce a sfidare il sommo tabù della società contemporanea: la morte. Nello stesso anno debutta "Rebecca", il primo spettacolo senza parole, dove la narrazione è affidata al movimento dei pupazzi con un accompagnamento musicale. A metà degli anni 2000 le teste vengono scolpite in legno di cirmolo e la compagnia affina lo studio sulla fisionomia dei personaggi.

Is Mascareddas varca a più riprese lo schema semplice del teatro di figura (la baracca, una muta di burattini, il burattinaio e la piazza) e si presta a dialogare con altri linguaggi artistici. Prima la miscela "puppets e jazz", rappresentata da due spettacoli: "Una notte in Tunisia" (1987), presentato due anni dopo a Berchidda alla II edizione di Time in jazz e "Siparietto", del 1992. Poi l'incontro con la musica lirica, negli allestimenti de "Le finte gemelle" (2002), in collaborazione di Teatro e/o Musica e del "Don Pasquale", per il Teatro Lirico di Cagliari (2008).

Nel 2007 il primo spettacolo di marionette senza fili manovrate a vista. Compaiono le sculture animate di "Giacomina e il popolo di legno", allestimento che rende omaggio all'opera di due maestri dell'alto artigianato artistico sardo del Novecento come Tosino Anfossi ed Eugenio Tavolara. Nel 2009 la compagnia sperimenta il teatro di prosa unito a quello d'animazione con "Le Mosche" (2009), sequel teatrale del romanzo di William Golding "Il signore delle mosche", l'anno successivo riaccende la vena espressionista con la piéce senza parole "A regime di Brezza". Chiudono la variegata rassegna di linguaggi drammaturgici e di tecniche di animazione gli spettacoli di narrazione con marionette da tavolo come "Doni" (2008) e Filò (2012). Successivamente la compagnia si cimenta con temi particolarmente attuali realizzando nel 2013 Oscar va in città (sulla sicurezza stradale), nel 2014 e Venti Contrari (omaggio alle sorelle Coroneo) per poi avviare nel 2015 la collaborazione con Sardegna Teatro e la coproduzione di Soglie (sulla tragedia dei migranti) e la donnina che semina il grano (sul rispetto dell’ambiente).
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