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ORLANDO.LE PRIMAVERE

Silvia Battaglio/Compagnia Biancateatro
Regia: SILVIA BATTAGLIO
Drammaturgia: SILVIA BATTAGLIO
Attori: LORENZO PALADINI; SILVIA BATTAGLIO
Trailer: Link
Anno: 2017


Generi: Teatroragazzi (14-18), Prosa, Teatro-danza

Tags: Identità, di, genere, coesistenza, femminile, maschile

"Risulta di forte interesse e attualità l’indagine e l’analisi dei generi ‘uomo e donna'; delle loro divisioni e delle loro somiglianze. Orlando è un personaggio doppio, sia maschile che femminile e rappresenta “l’armoniosa convivenza del ‘maschile’ e del ‘femminile’, come energia unica, forza generatrice e come metafora stessa del superamento del concetto di separazione dei generi". CROSSAward Premio Città di Verbania

Lo spettacolo, liberamente ispirato al celebre romanzo "Orlando" di Virginia Woolf, ha debuttato nel Gennaio 2017 al Teatro Stabile di Torino e rappresenta il secondo capitolo della "Trilogia dell’identità", ORLANDO.LE PRIMAVERE indaga il tema dell’identità connessa a quello del genere aprendo la strada a visioni e suggerendo riflessioni profonde inerenti la costruzione dell’identità individuale e sociale, aspetti inscindibili che si intrecciano costantemente definendo noi stessi e la nostra relazione con il mondo. Creatura in continua metamorfosi, Orlando si modella a quell’idea di libertà che è strettamente connessa ai temi dell’identità e dell’appartenenza, nella sua natura luminosa si annida l’armoniosa convivenza del ‘maschile’ e del ‘femminile’, come energia unica e forza generatrice. Sognatrice, poetessa, refrattaria ai ruoli e alle definizioni, Orlando è un nobile e sensibile fanciullo inglese che attraversa l’esistenza dal 1600 per oltre tre secoli trasformandosi in una donna, facendo esperienza del mondo, dell’umano e dei cambiamenti, con la leggerezza dell’artista naif e la profondità dell’eroina romantica. Attraverso un’identità fluida, cangiante, in perenne rinascita e libera dalle definizioni, Orlando è l’allegoria dell’arte che per prima auspica di esistere libera facendosi specchio di una realtà eterogenea, ed è proprio nell’interscambiabilità dei sessi che Orlando porta in luce il prezioso valore che risiede nell’unicità dell’essere umano, diventando metafora del superamento del concetto di separazione dei generi ma anche e soprattutto metafora del superamento delle dicotomie in generale, dei ruoli sociali e delle convenzioni. Nella suo rapporto col tempo, Orlando scopre il segreto dell’eternità, operando una rivoluzione non solo personale, ma in qualche modo anche sociale e collettiva poiché - attraverso le sue infinite primavere - restituisce corpo e voce ai molteplici ‘io’ che regnano nella natura umana, facendo sua l’idea del viaggio come vero e proprio ‘viaggio interiore’, come atto d’amore verso la vita e come ricerca che ogni essere umano potrebbe esperire, nel tentativo di dare respiro a quell’universale e quanto mai intimo bisogno di appartenenza a se stessi.

Altri crediti: CROSS INTERNATIONAL PERFORMACE AWARD (It); TANGRAM TEATRO (It) ; UNIVERSITA' DEGLI STUDI DI TORINO (It); SMARTIT (It); MARTIM PEDROSO&NOVA COMPANHIA (Pt)

Produzione: BIANCATEATRO

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BIOGRAFIA:

Biancateatro è orientata alla sperimentazione, alla rivisitazione delle grandi opere letterarie e all'esplorazione di tematiche quali l'identità, la famiglia, il potere, la diversità. Sulla base di un linguaggio scenico ibrido e multidisciplinare, collocabile tra la danza e il teatro, il percorso artistico della compagnia è volto alla rielaborazione dei classici e di figure archetipiche di grande contemporaneità, attraverso una costante riflessione sul tempo presente. Il lavoro di BIANCATEATRO, frutto di importanti collaborazioni tra le quali spiccano quelle con Julia Varley, l'Odin Teatret (Dk) diretto da Eugenio Barba, il Teatro Stabile di Torino, l'Università degli Studi di Torino e la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo di Torino, si è ormai consolidato affermando la sua continuità in termini di produzione artistica grazie al sostegno di Tangram Teatro e Zerogrammi, e contestualmente la sua cifra stilistica attraverso un costante e rigoroso iter professionale di oltre dieci anni. Parallelamente alla produzione artistica, Biancateatro annovera tra le sue attività quella inerente alla formazione, che perpetua da più di quindici anni anni sul territorio piemontese e nazionale.

Silvia Battaglio è performer, autrice e formatrice, studia danza classica per dieci anni sotto la guida di Sara Acquarone e Marilena Goria, danza contemporanea con Simona Bucci, Adriana Borriello, teatro-danza con Roberto Castello, Michela Lucenti e Abbondanza/Bertoni, commedia dell’arte con Eugenio Allegri, conclude nel 1998 il Corso di Teoria e Tecnica in Danza Movimento Terapia e il Corso di Laban Movement Analysis presso Art Therapy Italiana, nel 2001 conclude la Scuola di Alta Formazione Teatrale presso l'ERT - Emilia Romagna Teatro Stabile. Come attrice/danzatrice ha lavorato per Roberto Castello (Torino Danza 2004), Tangram Teatro, Rai di Torino (per la regia di Giuseppe Gagliardi), ERT, Zerogrammi e Torino Film Festival. Dal 2005 prosegue un'intensa attività di insegnamento attraverso classi annuali e laboratori intensivi che spesso rientrano all’interno di un percorso finalizzato all’allestimento delle creazioni di cui è interprete e regista, tra gli spettacoli realizzati:

“BALLATA PER MINOTAURO” nato in coproduzione con Officine CAOS/Stalker Teatro, BRACT, Metamorfosi Festival, è stato presentato in anteprima nazionale nel 2019 al Festival Orizzonti Verticali per poi debuttare a inizio Febbraio 2020 nella stagione del Teatro Cafè Muller di Torino;

"ORLANDO.LE PRIMAVERE" vincitore del Premio Città di Verbania 2016 CROSS International Performance Award e del Bando Il Cielo su Torino 2016, ha debuttato all’interno della stagione 2016/2017 del Teatro Stabile di Torino;

"LOLITA" che si avvale della preziosa consulenza artistica di Julia Varley e della coproduzione con lo stesso Odin Teatret (Dk), è stato presentato in anteprima all’interno della stagione dell’Odin in Danimarca e ha debuttato in Italia nella stagione 2014/2015 del Teatro Stabile di Torino;

"IOLORENZO&GIULIA" ha debuttato nella stagione 2011/2012 della Fondazione Teatro Piemonte Europa di Torino ed ha replicato all’interno di Asti Teatro Festival 2013;

"IO AMO HELEN" ha debuttato all’interno della stagione 2011/2012 dell’Odin Teatret (Dk) come frutto di intense collaborazioni, tra le quali spicca quella con il Centro Regionale Universitario per il Teatro;

"LE CORPS DE JEANNE" complesso lavoro di interazione tra teatro e multimedialità, ha debuttato nella stagione 2010/2011 della Fondazione Teatro Piemonte Europa;

"VERSO ELETTRA" ha debuttato nella stagione 2008/2009 della Fondazione Teatro Piemonte Europa;

"UN SOGNO PER MARIA" riscrittura ispirata alla figura di Maria di Nazaret, è stato ospitato nella stagione 2007/2008 della Fondazione Teatro Piemonte Europa;

"OFELIA" ha debuttato in prima nazionale all’interno della stagione del Teatro Stabile di Torino nella stagione 2005/ 2006.

Attualmente è in fase di allestimento la nuova creazione, "LA SPOSA BLU", una scrittura di scena per performer e marionette, ispirata alla fiaba Barbablù di C. Perrault. Lo spettacolo, vincitore del Bando Progetto Cantiere 2020, è coprodotto dall'ISTITUTO PER I BENI MARIONETTISTICI E IL TEATRO POPOLARE diretto da Alfonso Cipolla ed è in partenariato con il FESTIVAL INCANTI (To) per il quale debutterà in Ottobre 2021.

ESTRATTI DA RASSEGNA STAMPA:

"Gli espedienti scenici, che fanno di Ballata per Minotauro un notevole impianto di teatro fisico, passano quasi in secondo piano come accorgimenti tecnici rispetto alla forza evocatrice della parola. La fisicità e la concretezza dei gesti di Battaglio sono sempre funzionali alla raffigurazione verbale, poetica, di un “labirinto della mente”. La corporeità della performance che si staglia nel buio, cadenzata da suoni e musiche agrodolci". Valerio Rupo - TeatriOnLine

"Silvia Battaglio è artista che impiega sulla scena il corpo come principale strumento di espressione e in cui pochi semplici elementi scenici costruiscono una narrazione fatta per immagini e suoni, un montaggio delle attrazioni in cui il materiale letterario non è che uno dei materiali con cui si costruisce la drammaturgia. Non vi è dunque dipendenza dalla fonte letteraria ma riscrittura e reinvenzione. Il Minotauro che appare in scena è un pugile, un ragazzino che si allena ad affrontare il nemico che il fato ha predisposto per lui. Asterione è figlio delle stelle e di re, non solo frutto mostruoso di illecita passione. Questa sua doppia unicità lo separa dal consesso umano non le porte del labirinto che sono sempre aperte, egli se vuole può uscire, chi vuole entrare non è impedito, eppure la diversità può ciò che nessun cancello, serratura o chiavistello potrebbe". Enrico Pastore - LiveArts

"Ballata per Minotauro è uno spettacolo variegato, denso, ricco di segni scenografici chiari e ben orchestrati, dal percorso di sassi, alla finestra sospesa, al rosso vestito e a tanti particolari che disegnano una regia immaginifica e sorprendente". Alan Mauro Vai - TeatriOnLine

"Silvia Battaglio costruisce una drammaturgia intensa, fondendo le fonti letterarie in una riscrittura agile, intensa e perversamente potente che si fonde con un’azione scenica in cui la corporeità è predominante. Utilizza i mezzi che abbisogna per essere efficace. Questa Lolita di Silvia Battaglio, opera che apre il sipario su temi che vogliamo seppellire sotto il tappeto della civiltà, additando il mostro nel peccatore scoperto in flagrante dimenticando che l’orrore si annida nell’animo di tutti, ricorda qualora ce ne fossimo dimenticati che la funzione della scena è parlare al mondo del mondo, sollevare i veli, scuotere l’artificiale sicurezza del vivere civile. Il teatro quando si esprime con la sua vera forza non rassicura per niente: è uno sguardo lucido sulla durezza del vivere, sulla vita bella e crudele". Enrico Pastore - Lo sguardo alternativo alle Live Arts

"Lolita è l’incarnazione di tutto ciò che si muove attorno a lei: i soldi, la smania di successo, il divismo borghese, l’avidità, gli uomini che sono lupi e la loro fragilità. Silvia Battaglio ha un’eleganza che appare naturale nel filtrare la violenza, senza facili eccessi, ma è una naturalezza conquistata e ragionata. Lo spettatore poi, non può tirarsi indietro: ora comprende di essere nello spazio cieco dell’intimità di Lolita, ora si trova ad essere sul piano del carnefice, ora è davvero solo uno spettatore impotente. L’attrice sposta costantemente il punto di vista di chi è con lei e la guarda, seguendo un disegno analiticamente critico e sfidante". Irene Gianeselli - Globalist

"Risulta di forte interesse e attualità l’indagine e l’analisi dei generi ‘uomo e donna'; delle loro divisioni e delle loro somiglianze. Orlando è un personaggio doppio, sia maschile che femminile e rappresenta “l’armoniosa convivenza del ‘maschile’ e del ‘femminile’, come energia unica, forza generatrice e come metafora stessa del superamento del concetto di separazione dei generi". Giuria CROSSAward - Premio International Cross Award 2016 – Verbania

"Quello che colpisce sempre degli spettacoli di Silvia Battaglio è la magia che quest’artista fa nascere sul palco giocando con la potenza espressiva che il corpo emana quando assume forme e sfumature diverse da ciò che siamo abituati a vedere. Il pubblico resta immobile e trattiene il respiro mentre cerca di capire cosa si nasconde dietro a un buio debolmente illuminato da una luce soffusa o dietro a un silenzio improvviso, dietro a una danza che comincia e chissà dove porterà. Le luci appese a questi cavi che pendono dal soffitto sono meravigliose: conferiscono a tutto il palco un atmosfera quasi magica e rituale. Questa potenza, questa energia che caratterizza il suo lavoro le rende possibile servirsi di pochissimi elementi a loro volta molto potenti, sistemati all’interno di una scenografia assolutamente minimale. Stupisce quasi come non abbia bisogno praticamente di nulla per creare un intero spettacolo, per raccontare la sua storia". Eleonora Monticone – TeatroDamsTorino

"Un insieme di azioni misurate e mai eccessive, immaginate intorno ad idee guida come l'identità di genere e l'intescambiabilità dei sessi: il tutto è restituito con un esito scenico assolutamente apprezzabile che il pubblico mostra di gradire ripagando gli interpreti con meritati applausi". Roberto Canavesi - Teatroteatro.it

"Creatura senza età che coagula in sé innocenza e perdizione, cura e sperpero del proprio corpo: Silvia Battaglio modella una Lolita che è luminosa ed eloquente espressione di quell’incapacità di vivere la propria vera età che non soltanto conduce alla tragedia i protagonisti del romanzo di Nabokov ma alimenta frustrazioni silenziose ovvero scelte dissennate di molti. Un’intuizione che l’artista racconta e sviluppa utilizzando un linguaggio omogeneo, in cui movimento coreografico e recitazione scivolano naturalmente l’uno nell’altra, articolando un discorso che inchioda il pubblico con la sua conturbante verità". Laura Bevione - Sistema Teatro Torino

"Su di un tappeto di mele rosse, servendosi di un perfetto controllo del corpo suo indiscusso marchio di fabbrica, l’attrice torinese rievoca il legame con il carnefice attraverso un racconto in cui l’evidenza della dolorosa attualità risiede nel prender le giuste distanze dall’originale letterario. Parole come macigni che l’interprete fa ulteriormente esplodere modulando la voce o con un ghigno, con l’intensità di uno sguardo piuttosto che con la forza di un silenzio: un’anteprima di successo in attesa del debutto assoluto nella prestigiosa cornice dell’Odin Teatret di Eugenio Barba, con Silvia Battaglio applaudita interprete di una moderna “ninfetta” tanto in grado, ieri, di stravolgere la mente del suo aguzzino, quanto capace, oggi, di scuotere le coscienze in nome di un sentimento vissuto oltre ogni limite". Roberto Canavesi - Teatroteatro.it

"Solo una seggiola in mezzo ad un tappeto di mele a condividere lo spazio scenico con la danz-attrice. Bravissima nel dosare voce e corpo riesce a catturare con fare trasformista l'interesse del pubblico. "Mi dai i miei soldini?" è la battuta d'esordio con cui la Battaglio fa partire il suo spettacolo. Toni affettuosamente ammiccanti e parole provocatorie formano un testo apparentemente leggero in cui le richieste si mischiano ai ricatti, la seduzione si fa arma, l'amore sfocia nella perversione. Prodotto da Tangram Teatro, Lolita è il frutto di una serie di residenze artistica a Holstebro, in Danimarca, sede dell'Odin Teatret, dove lo spettacolo debutterà tra gennaio e febbraio del 2014". Giovanni Bertuccio - Whipart -Teatro

"Silvia Battaglio ha concepito lo spettacolo in Danimarca, durante un periodo di lavoro con l’Odin Teatret. Ha riletto il romanzo di Nabokov non con gli occhi della ninfetta che avvelena di desiderio la vita del povero Humbert Humbert, ma con quelli di Lolita adulta, che ripensa a tutto ciò che il mondo dei grandi le ha rubato. Tra presente e passato Lolita dialoga con se stessa, con sua madre, con Humbert in un palcoscenico di mele. Nel ritratto della Battaglio Lolita è una donna aspra e infantile, desiderosa d purezza eppure bloccata nel suo presente. La sua interprete recita con bella voce mutevole, agisce con controllatissime movenze di danza, si lascia guidare come in sogno dalla “Habanera” della Carmen di Bizet, ride e gioca facendoci sentire l’immedicabile tragedia della sua età adulta". Osvaldo Guerrieri – per Teatro Stabile Torino

"Silvia Battaglio porta in scena la storia di Lolita dal punto di vista dell’infanzia mancata, del desiderio di ribellione e di libertà, di disincanto e di gioia della vita senza condizionamenti. L’attrice torinese è bravissima nel rendere tutti i personaggi che incontrano la narrazione dalla mamma acida e invidiosa, al patrigno incauto e lussurioso, cambiando in maniera radicale la voce e le movenze nell’intenso monologo. Lolita è una perfetta material girl ed infatti tutta l’ambientazione e le scene della sua procace precocità sessuale portano il marchio sia musicale (con un lavoro di remix e arrangiamento fantastici). Uno spettacolo intenso, perfettamente interpretato, fra canto, musica, danza e recitazione che la Battaglio padroneggia in maniera esemplare, dimostrandosi anche una drammaturga matura e saggia, emotiva e profonda. Un’esperienza spettacolare". Alan Mauro Vai – DmagWebmag

"Dopo Le corpe de Jeanne, studio personalissimo sulla figura della pulzella d’ Orléans, la poliedrica autrice/danzattrice/attrice Silvia Battaglio indaga la forza ambigua e trainante della protagonista del romanzo di Vladimir Nabokov. Lolita è il lavoro frutto di una residenza artistica a Holstebro, in Danimarca, sede dell’ Odin Teatret, sede fortunatissima per l’ autrice che con “ Io amo Helen” , pièce molto apprezzata da Eugenio Barba e Julia Varley, si è aggiudicata encomi ma anche e, soprattutto, la possibilità di “ costruire” la sua Lolita. È un testo apparentemente leggero in cui le richieste si mischiano ai ricatti, la seduzione si fa arma, l’amore sfocia nella perversione”. A tratti provocatorio, senza mai essere eccessivo, rende perfettamente la sensazione di un amore non scelto. La danza che ci propone Silvia Battaglio è sempre precisa e coinvolgente. Nonostante la pioggia battente, il pubblico era numeroso ed ha apprezzato lo spettacolo". Francesco Roma – TeatriOnLine

"Con Le corps de Jeanne la Battaglio aggiunge la componente video ad un modello di comunicazione fondato sull’interazione tra teatro, danza e musica; è chiaro sin da subito come l’intenzione non sia quella di effettuare l’ennesima rilettura storica dell’eroina francese, personaggio già ricco di una galleria di studi teatrali. La volontà piuttosto è dar vita ad un vivido ritratto di immagini, parole e suoni con protagonista una donna di nome Jeanne: una donna che potrebbe avere altri nomi perchè ciò che conta è evidenziarne la figura nell’attesa di una scelta. Sessanta minuti di intensa suggestione dove le parole si alternano a musiche verdiane ed a quella Histoire d’un amour con cui Dalida-Jeanne-Silvia suggella la sua esperienza di vita e di fede". Roberto Canavesi - Teatroteatro.it

"E’ una storia d’amore quella che ci propone la Battaglio. Amore trascendente e immanente fatto di abiura e riconversione. A quale amore tende Jeanne-Silvia? Il soffio mistico spira vigoroso. Ma non è soltanto questo. Ciò che avviene è una specie di ricomposizione, di ricongiungimento dopo le scissioni. E’ questo che conta. E silvia lo fa con la tecnica sua propria, mescolando parola, danza, musica, immagine". Osvaldo Guerrieri - La Stampa

"Ma è davvero necessaria una missione nella vita?”; resta in memoria questa battuta di Le corps de Jeanne (...). Non c'è il fuoco in questa pièce pastello, tranne che nel rosso intenso della lunga gonna indossata dall'interprete, che è anche autrice e regista. Pochi oggetti appesi, impiccati, circondano il tormentarsi della fanciulla che a tratti è anche gioioso, è l'andirivieni umorale di ogni latitudine. C'è un telo, fa da quarta parete, isola l'attrice e funge da schermo, sul quale scorrono filmati datati e video con primi piani di piedi nudi tra l'erba, ci sono parole di lungometraggi d'epoca, c'è un messaggio di pace, che trapela da tutto un discorso puntellato di movimenti nervosi e fluidi, dalla danza sussurrata di una giovane performer che ha raccolto e filtrato la sua formazione multidisciplinare. E c'è condivisione nello spettatore, condotto con delicatezza ad immergersi nel labirinto di questa tela. Senza strepiti, Jeanne aggroviglia il pubblico in un rito laico, in una cerimonia aperta, a cui prendere parte totalmente". Maura Sesia - Sistema Teatro Torino

"Si tratta di un Eden ristretto a misura mentale, con una minuscola panchina, un albero ai cui rami non pendono i frutti del bene e del male, ma i segni di una vita che forse si sta vivendo, forse si è vissuta, forse si vivrà: una bambola, un ombrello, un cappello, una borsetta, e poi innaffiatoi, fiori finti, veli da sposa. Che cosa sono? I simboli bianchi delle tre età che ciascuno di noi è chiamato ad attraversare? E’ qui, in questo luogo sospeso tra realtà e sogno, tra attualità e memoria, che Silvia Battaglio intreccia con Giulia Ceolin e Lorenzo Bartoli un “passo a tre” di struggente malinconia. Siamo dentro la vita, o per meglio, ci troviamo nel sentimento della vita. I desideri e le paure della crescita, le attrazioni, i distacchi, le gelosie, l’amore, con il terzetto di danz-attori impegnati in una specie di tormentone gestuale la cui ripetitività mostra il convergere e il divergere di tre esseri animati ora dall’ingenuità infantile e ora dalla passione adulta. (…) La bravura e la leggerezza del trio riescono a sollevarci nel regno della grazia". Osvaldo Guerrieri – La Stampa

"Una creazione a tutto tondo quella che mette in opera Silvia Battaglio nei suoi spettacoli teatrali. Un lavoro che comincia da un'esigenza espressiva e che si concretizza con la realizzazione sul palco passando dalla ricerca dei testi e delle musiche alla stesura del copione reso poi attraverso un linguaggio particolare che mescola gesti e parole. Una ricerca profonda che l’ha portata lo scorso febbraio a esibirsi in Daminarca all'Odin Teatret". F. Cassine – La Stampa

"Silvia Battaglio è una danzatrice o un attrice? Mai come in questo spettacolo la formula del Tanztheater – così essenziale nelle categorizzazioni della scena contemporanea – ci propone quasi l’evidenza del rigore e dell’intensità che la rappresentazione guadagna dalla disciplina del corpo danzante, con un incremento sensibile di comunicazione che appaga lo spettatore (…) I personaggi si stagliano immancabilmente per una peculiare presenza scenica; le azioni sono scabre e incisive in una rigorosa interazione fra parole che sono cose e cose che sono parole. La Battaglio dà prova di sorvegliatissima tecnica." Franco Perrelli - Hystrio

"Interprete, autrice e regista di questo lavoro, Silvia Battaglio, che aveva già incontrato consensi con i suoi singolari ritratti di Maria di Nazareth, di Ofelia e di Elettra, anche questa volta mette disposizione della “sua” Helen talento, sensibilità, grazia e l’energia che le deriva dalla danza, sostegno efficace alla sua forza espressiva. (…) L'attrice, che sul linguaggio dei segni ha fatto uno studio approfondito, dispensa con generosità il suo racconto, illumina bene il significato della parola amore e attraverso un'interpretazione tutta fremiti e allucinazioni svela in parte il mistero di un linguaggio che condensa un mondo interiore capace di aprirsi alle cose grazie alla pazienza e agli affetti. Ammirevole l'affiatamento senza crepe degli interpreti". Mirella Caveggia - Noi donne

"Silvia Battaglio ha talento. Questa giovane danz-attrice ha costruito negli anni un percorso teatrale di forte motivazione interiore. Se occorresse una prova, ecco fino a domani alla Cavallerizza Verso Elettra, uno spettacolo di cui, come al solito, ha assunto la totale responsabilità. Operazione complessa che potrebbe precipitare nell’astrazione intellettualistica se la Battaglio non usasse una vigilanza ferrea su una materia così liquida, a tratti così impalpabile. Le dà consistenza recitando il suo dramma con sofferente intensità, ma soprattutto con una gestualità che potremmo collocare tra il NÖ giapponese e il Tanztheater di Pina Bausch. Lì, nel gesto c’è tutta la nevrosi di un’eroina che ha perduto i punti fermi della vita e spasima nella ricerca del punto in cui può collocare la propria persona, i propri rimorsi, la propria inconsistenza di donna". Osvaldo Guerrieri - La Stampa

"È un genere teatrale ibrido quello proposto da Silvia Battaglio del Tangram Teatro: la sua è parola danzata, azione detta e tratteggiata in quadri vivi, installazioni semoventi composte da giganti e pulsanti marionette. Verso Elettra è l’ulteriore tassello di un percorso di ricerca che ha avvicinato Battaglio alle icone della femminilità, analizzate attraverso chiavi di lettura originali. Dopo Ofelia e Maria di Nazaret, protagonista di questa pièce è l’eroina del mito greco, una figura dolente che incarna al contempo la fragilità e l’importanza del sistema famiglia. Ha grinta e grazia l’autrice ed interprete nell’esprimere con il corpo le perplessità, i dubbi di Elettra, orfana, assassina, figlia, sorella, complice, colpevole, innocente". Maura Sesia - Sistema Teatro Torino

"Né religioso, né laico, ma solo profondamente (e mai banalmente) umano, il percorso compiuto da Silvia Battaglio per la costruzione del suo Un sogno per Maria è esemplare per coerenza e stile: una ricerca accurata e di ampio orizzonte. Con la ricca messe così accuratamente selezionata a misura della propria sensibilità, l’attrice torinese sfodera ottime e variegate qualità espressive alternando teatro di parola, teatro danza, canto". Monica Bonetto - Sistema Teatro Torino

"Impressionante e coraggioso, ma denso di verità, questo spettacolo che aggroviglia sacro e profano, alterna momenti di delicatezza - come la commovente Ave Maria di Gounod cantata con limpida grazia - con passaggi meno chiari per gli ermetismi e le dissonanze di una composizione piuttosto spinosa. Ma l'interprete, bravissima e molto concentrata nel suo ruolo diffilcile, l'alleggerisce fino alla trasparenza, filtra spiritualità pura, poesia, irrora di religiosità e tenerezza il clima di laicità e crea un singolare contrasto fra i connotati infantili e le laceranti trepidazioni materne". Mirella Caveggia - Noi donne

"Ma che brava Silvia Battaglio. Questa giovane danzatrice, che percorre da qualche annona propria strada teatrale in cui il gesto si alimenta di parola e di musica (non il contrario) propone fino a Domenica alla Cavallerizza Un sogno per Maria (…)Tutto ciò si traduce in uno spettacolo struggente e in alcuni tratti polemico e accusatorio, teso come una corda verso il regno impalpabile dell’immaginazione che, come un brusco strappo, segue alla fase dialettica in cui Maria si scontra con la madre che vorrebbe imporle le nozze e con l’idea arcigna del potere. Il che suggerisce alla Battaglio una doppia forma espressiva: drammatica, elettricamente violenta e sul limite del marionettismo negli episodi di contrasto; soavemente distesa nelle altre (…) Una prova bellissima accolta con molti applausi". Osvaldo Guerrieri - La Stampa

"Silvia Battaglio, attrice e danzatrice, tratteggia il dolce e sfaccettato profilo di Maria coniando un originale linguaggio in cui gesto e parola non risultano ancillari l’uno all’altra bensì armoniosamente complementari. Una densità di immagini, suggestioni e idee che si traduce, tuttavia, in una levità e una grazia di esecuzione che conquistano lo spettatore suscitandone emozioni e pensieri non passeggeri". Laura Bevione - Hystrio

"E’ un’Ofelia multiforme quella cui Silvia Battaglio offre voce e corpo (…) ed ecco la parola farsi immagine per riempire lo spazio in sequenze coreografiche di grande impatto: una parabola narrativa che raggiunge la sua climax nell’atto estremo, in quella canzone del salice che rappresenta per Ofelia la catarsi di un’intera esistenza. Silvia Battaglio, giovane attrice torinese di formazione emiliana, costruisce un’ora di intenso teatro dove ad impressionare è la padronanza del materiale drammaturgico ed emotivo". Roberto Canavesi - Prima Fila

"Silvia Battaglio, giovane autrice e interprete di questo concentrato e intenso spettacolo, offre la propria voce e il proprio corpo alla triste Ofelia, trasformandosi in specchio dei desideri, della resistenza a quell'arte del compromesso indispensabile a corte, che condurranno la giovane alla morte. Con una tunica candida, un pesante cappotto scuro e qualche fragile fiore quali unici oggetti di scena, l'attrice traduce in movimenti studiati e variati accenti, incertezze e trasalimenti di Ofelia, oggettivandone la follia in una danza che appare allo stesso tempo disperata e liberatoria". Laura Bevione - Hystrio

"Ha la grazia di un’operina pop, a tratti, la solennità dei classici. La coinvolgente Battaglio, sola in scena, offre una prova che appassiona il pubblico, affrontando con potenza e sensibilità, misura e adesione la “sua” Ofelia con un’interpretazione modulata e una gestualità che richiama alla danza". Silvia Francia - La Stampa

"In scena Silvia Battaglio, che firma anche il progetto dello spettacolo: quasi un’incursione epidermica nella dimensione parallela di Amleto, quasi un viaggio attraverso la parola che si fa musica e movimento per trovare l’impalpabilità propria di Ofelia, il non detto, i pensieri. Silvia Battaglio offre una prova di grande misura e concentrazione: un’interpretazione spesso seducente per un nitore che sa essere saldo nel solco potenzialmente insidioso della propria lettura. Vivissimi applausi". Alfonso Cipolla - la Repubblica
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