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Surgelami

Habitas
Regia: Niccolò Matcovich
Drammaturgia: Rosalinda Conti
Attori: Chiara Aquaro Chiara Della Rossa Armando Quaranta Simone Ruggiero
Trailer: Link
Anno: 2017


Generi: Prosa, Performance

Tags: drammaturgia scenica, rapporto di coppia, habitas, surgelami

La nostra società esalta l’individuo, teme l’aggregazione, svilisce la collaborazione; divide, isola, scoraggia l’idea di futuro. Abitua al consumo dell’attimo presente. Se il consumismo, da fenomeno politico-economico, arriva a diventare la modalità di connessione con l’altro, l’atteggiamento interpersonale imperante, come può sopravvivere la parola “noi”?
“Surgelami – per scongelarmi in tempi migliori” accoglie questa domanda aprendola ulteriormente, nel tentativo di esplorare la complessità, l’incoerenza e la fragilità del rapporto di coppia, oggi. L’imperativo, la richiesta di essere surgelati – ammissione di un’effettiva inettitudine a vivere nel presente – è la provocazione iniziale dalla quale si è sviluppata la drammaturgia scenica del progetto.
Indifferente all’idea di costruire un’architettura fissa e riconoscibile, ma curioso invece di indagare le possibilità del dire e dell’agire in scena assumendosi il rischio dell’imprevisto, lo spettacolo comprende diversi linguaggi, non ultimi i momenti di improvvisazione e interazione diretta tra attori e pubblico, destinatario ma anche co-protagonista della messa in scena.
Quattro fasi scandiscono l’azione scenica: 1. Farfalle 2. Struttura. 3. Catastrofe 4. Domani, a delineare il percorso ipotetico di una relazione. Dialoghi ora realistici ora paradossali si susseguono per mezzo di quattro attori in uno spazio esploso, che prevede la distruzione della quarta parete e quindi la presenza dello spettatore a 360 gradi.
Un frigorifero, unico elemento scenografico, raccoglie gli avanzi di ciò che accade per accogliere poi, uno per uno, i quattro attori a turno surgelati, nell’incapacità di comunicare con l’altro e nella necessità di uno spazio privato in cui dar sfogo a un atto privato, come un flusso di coscienza.
Un finale aperto, passibile di una doppia lettura, lascia allo spettatore la responsabilità di fare propria la domanda iniziale “perché non siamo più pronti?”; chissà se a questa domanda qualcuno potesse rispondere “vogliamo esserlo”.

Altri crediti: aiuto regia Riccardo Pieretti
scenografia Davide Germano
aiuto scenografia Federica Foschia
grafica Eleonora Danese
ufficio stampa Marta Scandorza

Produzione: Habitas

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Habitas nasce al tramonto del 2015 da un’idea di Niccolò Matcovich, autore e regista, e Livia Antonelli, attrice.

L’origine del nome deriva dal desiderio di mettere al centro del lavoro artistico l’abitare gli spazi, concreti e metaforici, del teatro. La scelta della seconda persona vuole invece porre l’accento sul “tu” come soggetto protagonista. “Tu abiti”, quindi, è un invito universale e diretto, che coinvolge tutti i partecipanti del mestiere teatrale: artisti, tecnici e, non ultimi, spettatori.

Habitas è una realtà in movimento, che parte dall’idea di condivisione totale del processo artistico, aprendo le porte a chi volesse partecipare non solo degli esiti produttivi della Compagnia ma anche della progettazione e gli sviluppi del lavoro in sala. Non casuale è infatti la sede scelta come piattaforma di lavoro, l’Ex 51 di Valle Aurelia (Roma), piccolo porto che, nel rispetto di chi lo abita, è viavai di persone, incontri, confronti.

Il lavoro della Compagnia si concentra principalmente sulla drammaturgia contemporanea, soprattutto inedita, e su progetti collaterali che nascano dal confronto diretto con realtà periferiche o marginali.

L’obiettivo è fondere un teatro di stampo tradizionale con i linguaggi del contemporaneo, in una sintesi che abbia come cardine la comprensibilità e l’universalità di ciò che raccontiamo. Un teatro, quindi, pop-olare. Da qui il logo, la cui figura centrale, archetipica, è il cerchio, reso doppio per rafforzare l’idea di pluralità e complementarietà, nonché dinamico e aperto, ad abbracciare, senza fagocitare, la scritta habitas, il cui puntino rosso sulla i sottolinea la nostra voglia giocosa, discreta e determinata di fare teatro, come un piccolo naso di clown.
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