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Le Madri

Teatro dei Topi // Ass. Qubo
Regia: Delia Rimoldi
Drammaturgia: Francesca Gerli
Attori: Livia Bonetti, Elena Scalet
Trailer: Link
Anno: 2016


Generi: Prosa

Tags: maternità, figli, legami, dna, possibilità

LE MADRI – SINOSSI ARTISTICA
Tutte le femmine diventano come la loro madre. Questa è la tragedia delle donne. Nessun maschio lo diventa: e questa è la tragedia degli uomini. (Oscar Wilde)
Cosa pensa mia figlia di me? Me l’ha detto: per lei sono una stronza. Però ha detto che mi vuole bene. Ma non le piaccio. Ha paura di me. La intimidisco. Dice che mi rispetta, ma non
vorrebbe mai diventare come me. Insomma abbiamo un
normalissimo rapporto madre-figlia... (Neil Simon – California suite)
Un salotto, due amiche trentenni che non si vedono da qualche anno, vecchi ricordi, qualche rancore sopito e paure e aspettative pensando al futuro: Margherita e Elisa si ritrovano quando la prima, senza preavviso, va a trovare la seconda a casa. A Elisa è appena nato un figlio ed è appena morto il
padre, di fronte a questi due avvenimenti Margherita sente il bisogno di riavvicinarsi all’amica per confrontarsi con lei e chiederle consiglio su una decisione che deve prendere. Le chiacchiere faranno tornare in vita la vecchia amicizia, le sfumature che l’hanno caratterizzata e il rapporto difficile delle ragazze con le proprie madri; emergeranno anche ombre inaspettate, accompagnate dalle paure e dalle insicurezze nei confronti della propria maternità.
Arriva un momento nella vita in cui una donna deve confrontarsi con l’essere madre. Che desideriamo diventarlo oppure no, a un certo punto – indicativamente a trent’anni, anche se chiaramente il sentire cambia di donna in donna e può emergere prima oppure dopo – realizziamo di trovarci in equilibrio su un filo sottile che divide in due la nostra vita: da un lato l’essere figlia e avere una madre, dall’altro l’avere un figlio ed essere madre (pur rimanendo sempre anche figlia). Che cosa accade quando siamo in equilibrio su quel filo? Come cisentiamo? Come cambia il modo di vedere nostra madre e quello che ci ha trasmesso?
Questa storia è nata dal bisogno di confrontarci tra noi proprio su questa eredità: sui comportamenti e modi di pensare che ogni donna eredita dalla propria madre e che possono influenzare le sue scelte e i suoi percorsi di vita. E' un'eredità sottile che inevitabilmente ogni madre trasmette al proprio figlio o alla propria figlia – essendo il primo essere altro da sé con cui il bambino si relaziona -, è qualcosa che si percepisce e affiora, a vari livelli di consapevolezza, sia nel momento in cui ricalchiamo il modello materno, sia quando ci scontriamo con esso. Il momento in cui una figlia si appresta a diventare madre lei stessa, o lo è appena diventata, ci è smebrato il punto di svolta significativo per indagare questa eredità e interrogarci su ciò che diamo per scontato quando pensiamo alla figura materna, su come una figlia e una madre possano guardarsi l'un l'altra come due donne alla pari, sulla possibilità di trovare un punto di riferimento in altre madri diverse dalla propria.

Altri crediti: Suono: Gipo Gurrado; Illustrazione: Sylvia K.

Produzione: Teatro dei Topi

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Teatro dei Topi nasce nell'anno 2015 dall'incontro di Elena Scalet, Gipo Gurrado, Alberto Zambelli, Stefania Nastasi e Francesco Modugno. Con lo spettacolo “Come d'autunno”, ispirato alla vera storia della scelta del Milite Ignoto, hanno raggiunto la semifinale al Roma Fringe Festival nel 2015, esperienza alla quale è seguita una serie di date in numerosi teatri della Lombardia. Nel 2016 Teatro dei Topi debutta con "Non mi vestivano mai di rosa" di Giulia Lombezzi, uno spettacolo delicato, ironico e pungente nato nel tentativo di approfondire e indagare il complesso tema
dell'identità di genere. La compagnia è concentrata esclusivamente su testi di drammaturgia contemporanea che mettano l’uomo e la sua condizione al centro della ricerca.
"Le Madri" è un nuovo capitolo di questa ricerca e integra all'interno del gruppo di lavoro nuove collaborazioni al fine di ampliare possibilità e linguaggi.
Teatro dei topi nasce da una esigenza comune di fare teatro in qualsiasi luogo e a qualsiasi altitudine. Ci si riconosce dall’odore e si vive per lo più dopo il tramonto. Il letargo lo lasciamo ad altri e ci riproduciamo tutto l’anno. Non cavie da laboratorio ma esseri pensanti. Il topo è mosso da necessità.
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