Cookie
Questo sito si serve dei cookie di Youtube, Vimeo e Bunny.net per la visualizzazione dei video. Se prosegui la navigazione acconsenti all'utilizzo dei cookie. Leggi la nostra informativa estesa sull’uso dei cookie. Chiudendo questo box ne accetti l'utilizzo.

Il programma

Akroama
Regia: Antonio Ligas
Drammaturgia: Davis Tagliaferro
Attori: Davis Tagliaferro Sebastiano Gavasso
Anno: 2017


Generi: Prosa
Sinossi
Alan e Bryan sono due esseri umani costretti alla convivenza in un luogo impreciso, attendono un’importante chiamata che deciderà delle loro rispettive sorti. Probabilmente la loro permanenza forzata è da considerarsi di lunga data, come si trattasse di una prigionia: una detenzione in attesa di giudizio. In scena un telefono (il terzo protagonista) attraverso il quale un fantomatico giudice opera le sue incursioni; ma anche questa è solo una supposizione: non ci è dato di vedere il suo volto, ascoltare la sua voce né conoscere i suoi pensieri. Ciò che sappiamo per certo è che i due personaggi si trovano lì come parte integrante del programma: una macchinazione, un progetto ancora non concluso, privo di una fine… La loro.


Note di Regia
Qual è la punizione per colui che ha osato pensare e non soddisfatto di ciò ha addirittura espresso una propria opinione, magari intonando con la voce un suono di critica contro la realtà in cui vive?
Come può essere riportato all’ordine il sovversivo peccatore?
Davis Tagliaferro propone un periodo di detenzione interminabile all’interno di un luogo non definito né definibile, dove “ripulirsi la coscienza” significa perdere completamente il pensiero, una facoltà unica, che distingue un essere umano da una cosa.
Alan e Bryan, due ignoti prigionieri in questa galera senza senso, parlano incessantemente di tutto e di niente, si combattono con argomentazioni che non hanno più aderenza ad una realtà materiale, ma che raccontano – per paradossi e contraddizioni – la condizione purgatoriale nella quale sono immersi.
Le loro parole non sono prive di significato, ma evidentemente ai detenuti come loro non è più permesso capire o plasmare un concetto attraverso l’associazione di idee: la loro condanna è arrendersi alla pura forma, il loro percorso riabilitante è una via obbligata verso la tabula rasa della mediocrità.
Un telefono sta a guardia dei due sorvegliati, il suo intervento ha per scopo quello di alimentare il desiderio dell’attesa di una fine… ma quale fine?
I nostri due eroi passano il tempo che gli rimane ingannando il tempo – tempo imponderabile, che si dilata e si restringe per volere del loro aguzzino assente. Dialogano con gli ultimi brandelli di poesia e di logica che ancora orbitano nelle loro teste sempre più vuote, opponendo due identità via via sempre più inesprimibili, cancellate lentamente dal batterio dell’annullamento.
Eppure persiste, anche se in minima parte, quella voglia di reagire, di anelare ad un passaggio ulteriore dell’esistenza. Nell’ andirivieni delle loro parole c’è ancora il bisogno di progredire.
Si percepisce la difficoltà di accettazione del ristagno esistenziale nel quale Alan e Bryan sono costretti a galleggiare. Una forza superiore li ha costretti a diventare protagonisti di un nuovo mito della caverna, all’interno della quale ragione e sentimento devono trovare un accordo e rassegnarsi ad una realtà fatta di ombre, di disillusione, di contorni indefiniti.

Altri crediti: "Il programma" edito da La Mongolfiera Editrice, 2016, collana teatro, pag. 76
http://www.ibs.it/code/9788899514228/tagliaferro-davis/programma.html

Produzione: Akroama

Per visualizzare il video integrale devi essere registrato come operatore o teatro e aver eseguito l'accesso.

Non è stata caricata nessuna recensione

Per visualizzare la scheda tecnica devi essere registrato come operatore o teatro e aver eseguito l'accesso.

Gli Inizi

L’Akròama nasce nel 1977 fondato da un gruppo di giovanissimi artisti, tra cui Lelio Lecis, Elisabetta Podda e Rosalba Piras. Nei primi due anni il lavoro è volto a ricercare nuovi linguaggi espressivi più adeguati al sentire contemporaneo ed in particolare a quel teatro totale dove gli interpreti utilizzano, all'interno di un unico linguaggio, l'arte del canto, della danza e della parola. L’Akròama debutta con lo spettacolo LA NOTTE DELLE DANZE, nel maggio del 1979. Nel 1981, al Festival di Santarcangelo, Bonnie Marranca, critica americana e capo-redattrice del mensile "Performing Arts", (vincitrice, nel 1986, del premio della Fondazione Rockfeller) è così entusiasta della messinscena che scrive: "Uno dei momenti più luminosi del Festival è stato scoprire il gruppo sardo Akròama. In una notte a tarda ora, dall'alto di un terreno ex Convento dei Cappuccini, ho visto LA NOTTE DELLE DANZE, rappresentato da un uomo e due donne, in uno spazio all'aperto circondato dagli spettatori. L'emozione violenta, la sensualità aperta, i movimenti e la musica popolare, così profondamente radicati nella cultura sarda, mi hanno lasciato senza parole per la loro purezza."

Gypsum cardboard Childrens clothes Design of interiors


E ancora nel 1981 viene presentato il secondo lavoro di Akròama, MARIEDDA (1981, Festival di Santarcangelo). Di questo spettacolo, il critico del “Corriere della Sera” Roberto De Monticelli ha scritto: "Commetto un’eresia se dico che mi ha toccato di più un piccolo spettacolo del Teatro Laboratorio Akròama di Cagliari, una versione sarda della “Piccola fiammiferaia” di Andersen, dove folclore e sentimento, rappresentazione di una misteriosa società contadina coi suoi tabù e le sue ipocrisie, si intrecciano (tensione notevole e stile rigoroso) intorno a questa Mariedda e al suo grido melodico “Allumafoculu”? Bene, se è un’eresia la commetto volentieri, anche perchè per la prima volta ho visto nella penombra un fiammifero accendersi non per ragioni formali ma tematiche.”

MARIEDDA sarà in seguito invitato ufficiale al “Festival di Edimburgo In” nel 1982, al Festival di Vienna, Londra, ed in tantissime città italiane ed europee (oltre 600 repliche). Subito dopo il festival di Santarcangelo, Lelio Lecis ha partecipato all’I.S.T.A. diretto da Eugenio Barba (Volterra) e a conclusione del corso ha messo in scena AMLETO, studio in sei lingue con attori di altrettante nazionalità.

Il terzo spettacolo, L’ULTIMO SOGNO DI BALLOI CARIA, viene invitato nel 1983 al Festival dei Due Mondi di Spoleto; successivamente rappresentato in altre città italiane per poi approdare nell’allora Cecoslovacchia. Con quest’opera Akròama termina la sua “trilogia” di ricerca sul dramma popolare, nella quale si confronta la cultura sarda tradizionale con quella contemporanea. Nel 1995 con lo spettacolo “Der Letze Traum” , coprodotto col Teatro Stabile di Brandeburgo “Hans Otto”...... continua su http://www.akroama.it/storia.php
Condividi