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Come tu mi vuoi

Teatro delle Forche
Regia: Giancarlo Luce
Drammaturgia: Christian Raimo - Tommaso Pincio
Attori: Giancarlo Luce Ermelinda Nasuto
Trailer: Link
Anno: 2014


Generi: Prosa

Tags: precarietà, spaesamento, lavoro, corsa, generazioni

“Il gesto del lavoro è senz’altro un gesto sociale,
in quanto l’attività umana diretta al dominio della natura
è qualcosa che interessa la società, i rapporti tra gli uomini.”
B. Brecht

Due racconti, due storie, due monologhi si direbbe, per ri-portare nell’alveo della finzione teatrale la mancanza di direzione, di programma, o l’espropriazione di un destino.
Lei trentenne e lui cinquantenne si raccontano al pubblico a partire dal lavoro che fanno o dalla ricerca di questo.
Ne viene fuori una fotografia dell’attualità delle vite dei molti tragica, a volte comica, e tuttavia apparentemente normale tranne che per le derive alle quali può condurre.
La scelta è quella della cifra del grottesco e dell’antinaturalistico, in uno spazio scenico sospeso, per attraversare la vita di queste due creature, riportate in vita dal fondo della pagina di due racconti diversi.
Entrambi corrono sulla scena e nella vita rasentando follia e smarrimento, perfettamente consci che quella è la condizione di “normalità”, incapaci di immaginare una via d’uscita diversa da quella che sembra piombargli addosso come una valanga e dalla quale sembra impossibile uscirne.
Come tu mi vuoi mette in scena il non-incontro tra due vite accomunate nella miseria di un lavoro impossibile persino da raccontare. Il lavoro è il centro attorno a cui gravita tutto lo spettacolo, eppure si nasconde, si nega costantemente nelle parole che talvolta provano a dirlo senza riuscirci, indugiando invece su una parossistica etica della performance inscenata dagli abiti da fitness indossati dagli attori e dall’allenamento a cui si sottopongono. I due corrono, sì. Ma non inseguono qualcosa o qualcuno. Sembrano alternativamente impegnati a tenersi pronti per qualcosa senza preoccuparsi neanche di capire cosa sia; oppure alla ricerca di un benessere posticcio che non serve a sradicare il male ma solo cercare di dimenticarlo. I minimi comuni denominatori per capirsi non mancano, eppure i tentativi per provare a farlo si scontrano continuamente con l’incapacità di raccontarsi o con la grottesca negazione delle ragioni per farlo.

È l’attuale condizione di malessere della maggioranza. Di coloro che vivono correndo sui bordi delle grandi arterie della società tra impedimenti e ostacoli, tra omissioni, frasi tronche che tolgono il respiro in tempi di prospettive schiacciate, secondo un ritmo affannato e contagioso che dà forma alla nientificazione.
Precari nel lavoro e nell’identità e orfani di un aggregato sociale.

Produzione: Teatro delle Forche

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Il Teatro delle Forche nasce a Massafra, un paese in provincia di Taranto nel 1994. All’origine della costituzione del sodalizio la volontà di offrire al territorio il proprio impegno artistico per la creazione di spettacoli e di interventi sociali e culturali capaci di incidere nel tessuto sociale della città con lo strumento dell’arte e del teatro. La compagnia è diretta da Giancarlo Luce e si avvale del contributo di artisti come Ettore Toscano, Carlo Formigoni e Bruno Stori. Il nucleo della compagnia artistico è composto in parte dal personale storico, che si lascia attraversare però dalle energie delle giovani leve che si vogliono avvicinare a questo mondo, sia dal punto di vista artistico che dal punto di vista organizzativo. La conformazione attuale della compagnia è mediamente under 35. Per questo motivo il Teatro delle Forche è espressione di un’alleanza tra generazioni, in un lavoro osmotico tra un professionista maturo e artisti più giovani, in cui l’esperienza e la tradizione di professionalità pluriennali si fondono con l’energia e lo sguardo innovatore delle nuove generazioni.
La storia del Teatro Le Forche lega il costante impegno politico della compagnia alla costituzione di un polo culturale di riferimento nel territorio del tarasntino, quale deterrente del disagio sociale urbano e dell'isolamento culturale delle energie migliori.
Descritto in questi termini il teatro si costituisce come un organismo articolato, laddove passione e obiettivi generano scenari progettuali che chiamano in causa il suo concetto di identità: quella di un teatro politico, votato alla condivisione di un bene / cosa / spazio pubblico. La prospettiva politica di questa identità pone all'evidenza il valore dell'uomo, la persona e l'interazione con gli altri nell'elaborazione di messaggi costruttivi.
Dal 2010 gestisce la Residenza Teatrale di Massafra, con l’obiettivo di rendere il Teatro Comunale uno spazio “abitato” e qualificato, attraverso l’attuazione dei progetti “Scenari in Re.Te” (2010-2012) e “LégamInTeatro” (2012-2014).
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