Generi: Danza

Tags: spettro, danza, contatto, lanterna, rumore

Introspettro è un nome che vuole unire le parole Introspezione e Spettro. Lo spettacolo, ideato e autoprodotto da tutti i membri della compagnia, debutta a Napoli nel giugno 2014.
La tematica centrale, che si sviluppa in due atti, è la concezione dell'arte come momento di forte consapevolezza.
Si comincia con scene di vita quotidiana, interrotte poi da un improvviso rumore che rappresenta la verità a cui l'artista va incontro. Ci si proietta cioè all'interno di una realtà diversa e immaginifica, dove lontani dal caos e dalla confusione della quotidianità, ci si ritrova soli davanti al proprio Io per un'autentica e profonda autoanalisi. Lentamente ogni individuo sul palco si spoglia dei vestiti di ogni giorno ed entra in una surrealtà che appartiene a ogni essere umano quando guarda dentro di sé e affronta le sue paure, i suoi malesseri. Spogliati della propria maschera, si comincia una lotta intensa con le parti nere della propria vita.
Dunque a mano a mano pare che la morte, l'abbandono, la solitudine, tutto ciò che è dentro di noi ma che a volte lasciamo nei meandri dell'inconscio, trascinino l'essere umano verso il baratro. Ma come poter affrontare tutto ciò? Dei cappucci neri, simboli degli spettri interiori di ciascuno, oscurano il viso dei danzatori nel finale della prima parte. Ma sono presenti anche delle lanterne: la luce della salvezza, che poi rappresenta l'arte stessa. L'arte diventa dunque il veicolo attraverso cui gli esseri umani si riconoscono come tali; soprattutto diviene mezzo di sopravvivenza per l'uomo che non sa rispondere a tanti interrogativi e che spesso annega nel proprio dolore.
Nella seconda parte, quando ci si chiede dunque come si potrebbe mai uscire indenni da questa lotta contro se stessi, la scena cambia. Si entra in una sorta di mondo onirico in cui singole tematiche vengono affrontate: l'amore, il sesso, l'inadeguatezza, e tutte convergono verso un unica idea, che definiremmo “Legàmi”: se sembra non ci sia scampo, se all'artista viene affidato un tale fardello, la risposta è non soltanto nell'arte fine a sé ma quella che riesca davvero a comunicare agli altri. Matura l'idea che anche se può sembrare un viaggio solitario in realtà siamo tutti legati a un destino simile, e questo può a volte essere la chiave per tornare a vivere la vita di ogni giorno, e l'arte è lo strumento d'unione per ciascuno di noi.
Nel finale i danzatori provano a rivestire i propri abiti, quelli indossati all'inizio, senza però riuscirci.