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Dove Venere Non Vede

Cristina Arnone
Regia: Cristina Arnone
Drammaturgia: Cristina Arnone a partire dalla pièce di Silvia Calamai CONGELATA
Attori: Cristina Arnone
Trailer: Link
Anno: 2014


Generi: Prosa, Altro

Tags: Amore, Solitudine

Il nucleo di partenza dello spettacolo è la pièce di Silvia Calamai Congelata - un
testo di dieci anni fa molto apprezzato al suo debutto da Barbara Nativi e poi per
alterne vicende dimenticato - che vede protagonista assoluta Gaudenzia Bianca,
donna dall’età “imprecisabile e imprecisata”, la quale vive insediata sulla poltrona di
casa con l’unica compagnia dell’ apparecchio telefonico, tramite esclusivo per
connettersi al mondo circostante e conservare una parvenza d’umanità.
Una creatura nel suo bozzolo uterino attaccata ad un cordone neanche troppo
simbolico.
Da lei ho preso le mosse per avviare una riflessione più ampia sulla difficoltà che
tutti coinvolge e dunque generale - e tanto più paradossale in questa era
eminentemente caratterizzata dalla presenza massiva dei mezzi di comunicazione -
a relazionarsi con l’altro da sé, a stabilire una comunicazione appunto, ma reale, che
abbia basi autentiche.
Come Gaudenzia rannicchiata in una dimensione domestica che è tana e prigione
esiste diffusamente ormai - e quasi incoraggiato dall’assetto sociale - un trincerarsi
in se stessi negando accesso al confronto diretto e non mediato, alle occasioni di
rapporto, in una parola alla felicità derivante dall’incontro.
Respiriamo dentro un circuito di comportamenti ipocriti unanimemente condivisi,
sempre più assuefatti ad una generale diffidenza sociale che avvelena l’anima,
sobilla ansie, produce a livello capillare la chiusura difensivo-preventiva di ciascuno
ben occultata però dai brillanti status sulle bacheche facebook o dalla mitraglia di
whatsappini in cui lasciar scolare il proprio bisogno di contatto umano.
Quello che in sostanza fa questa donna chiusa in casa è intonare un tragicomico
peana per la propria incapacità di accedere alla dimensione privilegiata ed
elementare dell’amore.
È l'ultima degli esseri umani femmina precipitati in situazione critica di cui ho scelto
di occuparmi in una mia personale “ Trilogia della Sconfitta “ cominciata con Gaia,
Terra di mezzo (2005) e proseguita con Rebecca (2008) : mi interessano le donne
"mancanti" ; che mancano interiormente di qualcosa, che mancano all'esterno i propri
bersagli, che mancano nel conto collettivo delle individualità realizzate.
Mi interessano perché escono dallo stereotipo triadico che ci vuole vittime o madri o
gran fighe e si materializzano invece come persone che - come nella vita vera - non
possono essere contenute nel recinto delle etichettature convenzionali.
Alla struttura drammaturgica suddivisa in brevi scene che l'autrice ha voluto lasciare
aperte al gioco dell'interprete (autorizzando quindi a cambiarne l'ordine, eliminarne
alcune, reiterarne altre etc) ho giustapposto alcuni miei scritti in versi scaturiti da
vicende sentimentali private, lasciando poi spazio a fugaci apparizioni di 'amorose'
shakesperiane per me di riferimento come all'esplosione di pezzi sonori punk-rock
evocanti scenari più o meno erotici.
Per un esorcismo collettivo.

Produzione: Cristina Arnone - Officina Giovani / Comune di Prato

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Cristina Arnone, attrice, autrice di componimenti in versi e regista (finora) solo di se
stessa si è laureata col massimo dei voti al DAMS di Roma Tre con una tesi su Leo
de Berardinis. Negli anni ha maturato esperienze lavorative negli ambiti più diversi,
dal teatro ragazzi alla compagnia di Glauco Mauri, dalle serie tv alle performance
dirette da Giancarlo Cauteruccio, portando avanti in parallelo una propria ricerca
attraverso creazioni personali in forma di soliloquio iniziata con Gaia, Terra di mezzo (2005) e sviluppatasi con Rebecca (2008). Il suo interesse precipuo è l’arte
dell’attore e come questa possa essere sviluppata ai fini della rappresentazione del
femminile nella società contemporanea.

(ulteriori info e curriculum completo su www.cristinarnone.it)
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