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Il senso del dolore - la prima avventura del commissario Ricciardi

teatro il pozzo e il pendolo
Regia: Annamaria Russo
Drammaturgia: Maurizio de Giovanni
Attori: Nico Ciliberti in voce: Paolo Cresta, Rosalba Di Girolamo, Andrea Canova, Marco Palumbo, Marcello Magri, Ramona Tripodi, Isabella Di Martino
Trailer: Link
Anno: 2013


Generi: Prosa

Tags: maurizio de Giovanni, il senso del dolore, commissario Ricciardi,

Lo spettacolo è tratto dal prima romanzo di Maurizio de Giovanni, il giallista napoletano inventore del commissario Ricciardi, il poliziotto che vede i morti. Il senso del dolore è,insieme, l'atto di nascita del celebre personaggio , di de Giovanni scrittore, ed un affresco della Napoli degli anni ‘30

Note di regia
Succede di rado, ma succede. Inciampi in un libro e te ne innamori. Giri le pagine e senti gli odori , vedi i colori, avanzi tra le parole e le orecchie ti si riempiono di suoni, in bocca senti i sapori. E poi arrivano i brividi, le risate, il nodo in gola. Succede. E quando una storia di carta ,nella tua testa, diventa a tre dimensioni capisci due cose: che dietro quelle pagine c’è uno scrittore di razza, e che ancora una volta non resisterai alla tentazione di condividerla quella storia. Succede. Con Il senso del dolore di Maurizio de Giovanni è successo. Ci siamo ritrovati a seguire i passi del commissario Ricciardi in una primavera ventosa del 1931, ci siamo avventurati tra le strade ora lucide di pioggia ora luride fango di una Napoli da sempre in bilico tra miseria e nobiltà, amore e odio, allegria e disperazione. Un viaggio lungo 247 pagine, da cui siamo usciti con un solo desiderio: ritornare ancora nei luoghi di quelle emozioni. E abbiamo provato a farlo nel solo modo che ci appartiene: mettendolo in scena. L’idea di partenza è proprio quella di un libro dalle cui pagine i personaggi scivolano fuori e prendono corpo. Il protagonista è l’autore di quelle pagine: alla vigilia di un appuntamento che potrebbe cambiargli la vita, prova a dar voce, anzi voci, alla sua “creatura”. E si fa narratore, pagina, personaggi in un gioco di specchi infinito nel cui riflesso si annulla la linea di demarcazione tra il gioco e la magia. Per mettere in scena questo spettacolo, provando come sempre a non tradire il libro, abbiamo provato ad immaginare quanto entusiasmo può provare uno scrittore accorgendosi che le sue pagine aprono la porta ad un universo di cui è creatore ma non “padrone”, e figlia di questo entusiasmo e la voglia di raccontare ad un ideale interlocutore - chissà forse proprio all’autore di quella lettera il cui recapito apre lo spettacolo- la sua storia, per convincerlo, per convincersi, per convincerci, che quella storia ha vita e senso anche fuori dalla carta. E nella foga del racconto i personaggi cominciano a prendere forma, a volte suggerendo i toni, i tempi, le emozioni al narratore. Quanto alle tante belle pagine del libro che il testo teatrale ha dovuto per necessità sacrificare, abbiamo chiesto al Maestro Luca Toller di provare a trasformarle in note, a restituire con la musica suggestioni e atmosfere. Ecco, questo spettacolo è nato così: dalle parole che prendono vita, dagli incontri magici con gli scrittori di razza, dai libri di cui ti innamori, dalle pagine che diventano scena, dalle storie che vuoi condividere.

Altri crediti: Musiche originali : Luca Toller
Scene : Bernardo Pinto
Disegno Luci Gennaro Maria Cedrangolo

Produzione: Teatro il Pozzo e il Pendolo

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Raccontare storie, riconsegnare al Teatro la Parola, ribadire il potere del linguaggio verbale nella trasmissione delle emozioni: un filo rosso, mutuato dalla letteratura, preso in prestito dalla vita per riascoltare ancora la voce della scena.
Questo il progetto minimo, ma ambizioso, avviato da qualche anno da Il Pozzo e il Pendolo: deputare un piccolo spazio teatrale alla magia del racconto, nelle sue molteplici varianti, nelle caleidoscopiche possibilità che l’inanellarsi di pensieri, frasi e suggestioni può riservare.

L’urgenza di difendere la parola, di farle spazio intorno, quasi per aiutarla a respirare nuovamente, dopo anni di imperio dell’immagine, è un’esigenza che lentamente si sta imponendo nelle più diverse realtà teatrali nazionali.
A il Pozzo e il Pendolo - che alla fine degli anni ’90 nasce come spazio di nicchia, interamente dedicato al genere giallo e noir, e sviluppa poi il suo percorso lungo i territori più aperti della letteratura e della cronaca - questa esigenza è apparsa chiara fin dai primi momenti della sua attività.
In un luogo “altro” dal teatro tradizionale, l’ideale diaframma tra gli attori e il pubblico era inevitabilmente annullato. Appariva quindi quasi naturale privilegiare la parola intesa anche come affabulazione per potenziare al massimo quella già inevitabile osmosi di emozioni che si realizzava tra il pubblico e gli attori.
Forse è figlio di questa scelta - sicuramente controcorrente rispetto alle tendenze teatrali di quegli anni - l’immediato riscontro del nostro progetto e la possibilità offertaci da un pubblico fidelizzato, di radicarci in tempi relativamente brevi su un territorio cittadino in cui la pletora di piccoli teatri offriva ben poche speranze di successo.
Il risultato di un percorso lungo quattordici anni è l’essere oramai accreditati come un spazio teatrale e culturale di grande vivacità e fermento, che ha fidelizzato una fascia di pubblico ogni anno più vasta.

LE TAPPE

Il Pozzo e il Pendolo nasce alla fine degli anni ’90 in un’antica rimessa di carrozze di uno dei palazzi più suggestivi del centro storico: Palazzo Petrucci.
Il progetto iniziale, messo a punto grazie ad un’attenta analisi di mercato, focalizzava la sua attenzione su un genere assolutamente inusitato a Napoli, in Campania e (tranne alcuni episodiche esperienze) in tutta Italia: il giallo, il mistero, la letteratura popolare.
Attorno a questa idea i fondatori de Il Pozzo e il Pendolo reperivano testi, producevano spettacoli, coinvolgevano compagnie e attori professionisti in un’iniziativa che aveva immediato riscontro di pubblico.
Senza finanziamenti e senza grosse esperienze, lo spazio di San Domenico Maggiore si riempiva di appassionati del genere e in brevissimo tempo diventava un punto di riferimento per tutti coloro che individuavano nelle nostre programmazioni un’offerta diversa, alternativa, nuova, da seguire con simpatia ed entusiasmo.
Nei primissimi anni mettevamo in scena il repertorio dei grandi classici de
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