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Adagio - carneficina in un unico atto

Bottega di Mastro Porpora
Regia: Sergio Beercock, Noa Di Venti
Drammaturgia: testo originale di Sergio Beercock
Attori: Sergio Beercock, Noa Di Venti
Trailer: Link
Anno: 2014


Generi: Prosa
Un terrazzo forse, o un balcone. Un grande lenzuolo è steso su un filo. Un uomo fuma, una donna dietro al grande lenzuolo è indaffarata. Si scambiano parole preoccupate, poi preoccupanti. Uno scambio di sfiducia, di rassegnazioni, di nausee. Lo scambio diventa man mano una ferocia, un rinfacciarsi cose mai avvenute, una guerra a colpi di Passato. La scena è luminosa, tutto è tendente al bianco, vesti leggere, il lenzuolo si muove lieve al vento pomeridiano; candore che si contrappone in maniera quasi estraniante allo svolgersi dell'azione, l'aria è tesa, esplosiva, a tratti velenosa. E' uno spettacolo sempre sull'orlo di esplodere: ad ogni punto di rottura della valvola di pressione, quando sembra che tutto si risolva con un'eruzione vulcanica, giungono dei sentimenti nascosti, taciuti, ad esercitare una pressione misteriosa sulla rabbia, soffocandola ma mai spegnendola. Si rendono conto, i due giovani protagonisti, dopo un faticoso scannarsi, che loro non sono altro che vittime dell'epoca, e tuttavia questo non li trascina al vittimismo. Si giunge così quasi ad una resa allo stato delle cose, fino a vederli prendersi persino gioco delle proprie tensioni. Due colpi di scena capovolgeranno la dimensione del Passato in Futuro, tutto ciò che è accaduto si rivelerà d'improvviso una grossa farsa. Niente era reale sebbene tutto fosse vero, vera la paura per il Domani, quella di tutta la nostra Generazione: temere di non avere i mezzi per affrontarlo. Si vive dunque il Presente, vivendo uno stato di eccesso di verità, ma non accettandolo senza lottare, perché è proprio immaginandosi da grandi nello stato attuale che spinge i due giovani a combattere nonostante la scarsità di buone prospettive. Nel testo si rilevano dei ritornelli, battute che ritornano, identiche nella forma e nelle parole, ma escono da voci differenti, come in una sinfonia. E' lo stesso tema musicale ma con differenti strumenti. In fondo, i due si rinfacciano la stessa cosa: l'incapacità, ora come ora, di potersi confrontare con qualcosa di concreto nella propria vita, che non sia ciò che già hanno tra le mani. Questo però non li tira indietro dal desiderare, che non è sognare, che un giorno “i nostri figli mangino”. Lo spettacolo si chiude con una domanda, come è giusto che sia, affinché la risposta si possa dare quando sarà tempo.

Altri crediti: Ha debuttato in forma di studio al Teatro Mediterraneo Occupato di Palermo. La forma definitiva dello spettacolo è stata messa in scena al Teatro Coppola di Catania.

Produzione: autoprodotto

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Perché “PORPORA“?
I Fenici, grandi pirati e commercianti dell’antichità, estraevano la porpora da un particolare mollusco per rivenderla come pigmento per le stoffe dei sovrani stranieri.
La porpora mescolata con la cenere dava vita ad una pasta violacea, più scura: il pigmento “viola” in poche parole.
Il VIOLA è per tradizione, in Teatro, il colore della Sfortuna, della Discordia.
Noi lavoriamo sodo per portare tanta sfortuna a chi ci crede.
La Bottega di Mastro Porpora non è necessariamente un luogo fisico, è una circostanza, una situazione che prende vita ogni volta che ci mettiamo in gioco, con l’obbiettivo di imparare e sperimentare sempre nuove forme di Teatro. Imparare come? Studiando. Sfogliando. Scrivendo. Elaborando. Confrontando. Incontrando i nostri maestri. Sudando. Sudando tanto. FACENDO, insomma. Il nostro è un lavoro sempre al gerundio.
La Bottega di Mastro Porpora è nata e ha sede ha Enna, per iniziativa di Sergio Beercock.
I suoi odierni membri sono Sergio Beercock, Noa Di Venti, Floriana Sabato, Giorgio Russo; al momento è in attivo con due spettacoli "LA TRAPPOLA" e "CIARLATANI DI SILENO".

Dicono di noi:
- Si nasce e si diventa insieme qualcosa di nuovo. Si lavora come semplici artigiani per rimuovere blocchi espressivi, per dare forma ad un’immagine. Teatro è ogni luogo, ogni cosa, ogni storia. Teatro è dentro ad una parola, una parola che diventa storia, un gesto che si mescola con quello di un altro, per caso, per destino, perché è perfetto così. La Bottega è una sorta di onda creativa che consente di entrare e di uscire quando si vuole. La storia è il tappeto su cui muoversi, l’unicità è data dall’istante in cui si lavora insieme. E’ un punto di approdo ideale e reale al tempo stesso, per chi vuole rivendicare il diritto alla fantasia, sapendo di essere pronti a fare teatro ovunque. Attori per il tempo di un sogno, attori per strada, attori con un sipario vero e proprio che si alza e cala, attori perché accade di esserlo. Ogni cosa ha un’anima, ogni cosa nella Bottega non sa di essere soltanto una cosa, sa di potere avere un ruolo ma soprattutto di potere cambiare quando serve o forse quando semplicemente vuole. Ogni persona che entra deve essere pronta a vivere una trasformazione, perché il teatro è trasformazione, perché la libertà è sapersi vedere altrove, tra le cose, nella gente. -
[Tiziana Tavella, giornalista]
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