Generi: Prosa

Tags: CRONOS, patemammone, tempo

Lo spettacolo Cronos è rilettura del mito esiodeo in cui il padre mangia i figli per paura che lo possano spodestare. Oltre la lettura di una condizione sociale presente è anche rielaborazione della condizione umana, in cui i genitori, gli anziani, i grandi, non vogliono farsi da parte, ma vogliono continuare a mangiare "il tempo", non solo il proprio quello che gli rimane ma anche quello dei giovani. In realtà i tre fratelli, o presunti tali, vivono ognuno uno stato temporale, che non è altro che uno stato della mente, il passato il presente e futuro sono stati mentali, in realtà credono che il vero avversario sia il vecchio, ma è solo una visione sbagliata.
Tutta la storia è calata in un atmosfera postmoderna sfasciata, un ambiente in cui il tempo è ciclico dove si fondono innestano e trasformano elementi temporali diversi, e quindi un tempo fermo immobile perché quando finisce ricomincia uguale a prima.
La metodologia di lavoro si fonda su una forte ricerca linguistica: si gioca con la lingua napoletana, attraversandola in forma espressionistica e cercando di esplorare nuovi stilemi e nuove modalità.
Questa ricerca è accompagnata anche da uno studio antropologico degli usi e costumi del reinterpretati per dare nuova luce e moderno significato.

Altri crediti: luci Ettore Nigro
musiche Tommaso Grieco
assistente alla regia Santa Verde
scene e costumi Francesco Felaco
organizzazione Maria Teresa Monda
regia Giovanni Del Prete

Produzione: E45 Napoli Fringe Festival e Caravan Teatro