Cookie
Questo sito si serve dei cookie di Youtube, Vimeo e Bunny.net per la visualizzazione dei video. Se prosegui la navigazione acconsenti all'utilizzo dei cookie. Leggi la nostra informativa estesa sull’uso dei cookie. Chiudendo questo box ne accetti l'utilizzo.
Questo sito si serve dei cookie di Youtube, Vimeo e Bunny.net per la visualizzazione dei video. Se prosegui la navigazione acconsenti all'utilizzo dei cookie. Leggi la nostra informativa estesa sull’uso dei cookie. Chiudendo questo box ne accetti l'utilizzo.
Atleti del deserto di e con Gianni Abbate
Teatro NullRegia: Gianni Abbate
Drammaturgia:
Attori: Gianni Abbate
Trailer: Link
Anno: 2004
Il racconto, un flusso di parole tra ricordi (anche autobiografici) e visioni che diventano lentamente concrete e reali, è ambientato in un ipotetico futuro dove ritroviamo un mondo come sospeso in un eterno presente, tra paure planetarie e consumo sfrenato.
Un mondo omogeneizzato, livellato, privato del suo significato e dove il pensiero è stato chirurgicamente asportato.
Ci ricorda qualcosa?
In questa caricatura di mondo dove tutto è stato programmato senza possibilità d'uscita o d'interferenza, difficile anche per il più esperto degli "hacker", il nostro protagonista è come se improvvisamente si risvegliasse, anzi, come se per la prima volta aprisse gli occhi.
Pensa che si tratta d'un brutto sogno: so trasuto int ‘a n’incubo (sono entrato im un incubo).
Gli basta un attimo, un solo attimo, per comprendere che questa visione è la realtà, la triste realtà. D'impulso scappa! Non sa dove, non sa nemmeno se esiste un altrove, ma scappa, ed è in questo andare via che ritrova se stesso, un contatto profondo con la natura e la memoria di un passato lontano, ma non del tutto cancellato, che riaffiora attraverso la propria lingua, quella "originaria", il napoletano, in tutta la sua forza deflagrante.
Il monologo, come una partitura musicale, è supportato da una colonna sonora, curata dallo stesso Abbate, che ne sottolinea i vari passaggi.
Un mondo omogeneizzato, livellato, privato del suo significato e dove il pensiero è stato chirurgicamente asportato.
Ci ricorda qualcosa?
In questa caricatura di mondo dove tutto è stato programmato senza possibilità d'uscita o d'interferenza, difficile anche per il più esperto degli "hacker", il nostro protagonista è come se improvvisamente si risvegliasse, anzi, come se per la prima volta aprisse gli occhi.
Pensa che si tratta d'un brutto sogno: so trasuto int ‘a n’incubo (sono entrato im un incubo).
Gli basta un attimo, un solo attimo, per comprendere che questa visione è la realtà, la triste realtà. D'impulso scappa! Non sa dove, non sa nemmeno se esiste un altrove, ma scappa, ed è in questo andare via che ritrova se stesso, un contatto profondo con la natura e la memoria di un passato lontano, ma non del tutto cancellato, che riaffiora attraverso la propria lingua, quella "originaria", il napoletano, in tutta la sua forza deflagrante.
Il monologo, come una partitura musicale, è supportato da una colonna sonora, curata dallo stesso Abbate, che ne sottolinea i vari passaggi.
Per visualizzare il video integrale devi essere registrato come operatore o teatro e aver eseguito l'accesso.
Non è stata caricata nessuna recensione
Per visualizzare la scheda tecnica devi essere registrato come operatore o teatro e aver eseguito l'accesso.
Il "Teatro Null" è stato fondato a Napoli nel 1987, da Gianni Abbate, attore, regista e autore (inizia come attore professionista nel 1976 collaborando con la compagnia "Alfred Jarry" gruppo storico dell'Avanguardia Teatrale italiana, ha lavorato anche in cinema, te-levisione e radio (con Gregoretti, Maselli, Cavani, Giuffrè, De Filippo...) e Maria Malleier, diplomata in scienze del movimento alla Scuola "Dore Jacobs" di Essen, Germania.
Rinnovamento attraverso la vera tradizione! Questo in sintesi lo spirito del Teatro Null. Inizia, così, la sua attività a Volterra aprendo nello stesso 1987 una Scuola di Teatro con il patrocinio del Comune e con un contributo della Provincia, che durerà tre anni, producendo tre spettacoli: "Svarietà di Varietà", "Tromboni, Clarini e Grancasse" e "Itine-rari paralleli" scritti da Gianni Abbate e realizzati con gli allievi della Scuola. Nel 1990 presenta a Genova, alla Sala Garibaldi, "Vigilia di Natale" di Gianni Abbate, selezionato dalla rassegna nazionale "TEATRO DI PAROLA" organizzata dal Comune e segnalato dall’IDI (Istituto del dramma italiano). Dopo un passaggio in Sardegna dove collabora con le associazioni "Palazzo d'inverno" di Cagliari e il "Théatre en vol" di Sassari, si stabilisce in campagna, in un podere del Comune di Civitella d'Agliano in provincia di Viterbo. Qui nel 1995 inizia a lavorare stabilmente sul territorio, mettendo a punto un programma di sensibilizzazione al teatro e di crescita culturale e sociale nella Teverina. Nel 1998 ottiene in comodato il teatro del Comune di Lubriano, ribattezzandolo Teatro dei Calanchi e programmandolo tutti gli anni con il contributo della Provincia di Viterbo e della Regione Lazio. Dal 2008 al 2016 è stato Officina culturale della Regione Lazio, coinvolgendo 7 Comuni della Teverina con festival di teatro, danza e musica, oltre a laboratori fuori e dentro le Scuole.
Rinnovamento attraverso la vera tradizione! Questo in sintesi lo spirito del Teatro Null. Inizia, così, la sua attività a Volterra aprendo nello stesso 1987 una Scuola di Teatro con il patrocinio del Comune e con un contributo della Provincia, che durerà tre anni, producendo tre spettacoli: "Svarietà di Varietà", "Tromboni, Clarini e Grancasse" e "Itine-rari paralleli" scritti da Gianni Abbate e realizzati con gli allievi della Scuola. Nel 1990 presenta a Genova, alla Sala Garibaldi, "Vigilia di Natale" di Gianni Abbate, selezionato dalla rassegna nazionale "TEATRO DI PAROLA" organizzata dal Comune e segnalato dall’IDI (Istituto del dramma italiano). Dopo un passaggio in Sardegna dove collabora con le associazioni "Palazzo d'inverno" di Cagliari e il "Théatre en vol" di Sassari, si stabilisce in campagna, in un podere del Comune di Civitella d'Agliano in provincia di Viterbo. Qui nel 1995 inizia a lavorare stabilmente sul territorio, mettendo a punto un programma di sensibilizzazione al teatro e di crescita culturale e sociale nella Teverina. Nel 1998 ottiene in comodato il teatro del Comune di Lubriano, ribattezzandolo Teatro dei Calanchi e programmandolo tutti gli anni con il contributo della Provincia di Viterbo e della Regione Lazio. Dal 2008 al 2016 è stato Officina culturale della Regione Lazio, coinvolgendo 7 Comuni della Teverina con festival di teatro, danza e musica, oltre a laboratori fuori e dentro le Scuole.