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Freeze
Compagnia Pietribiasi/TedeschiRegia: Cinzia Pietribiasi
Drammaturgia:
Attori: Cinzia Pietribiasi Pierluigi Tedeschi Davide Tagliavini Corpo sonoro Marco Pedrazzini (ICARUS ENSAMBLE)
Trailer: Link
Anno: 2014
FREEZE. Sulla soglia del movimento. Sulla soglia del silenzio. Sulla soglia del respiro di ogni nostra quotidianità, di parole cadute nel vuoto. Superare la livida soglia di un neon sfarfallante, fischiettando un motivetto insulso e orecchiabile. Suicidio delle idee prima che della carne: un condominio della carne litigioso e sgangherato. L'inquietudine attraversa in un respiro tutta l’azione e impone nel pieno del movimento il suo arresto immediato: FREEZE. L'ultimo lavoro della regista e performer Cinzia Pietribiasi prende il via dall'interpretazione di alcune opere di Ronald D. Laing, maestro riconosciuto dell'antipsichiatria. Testi che colpiscono ancora oggi per nitidezza di linguaggio e dissezione psicologica. Prosa, installazione visiva, danza e corpo sonoro s’incontrano e si scontrano, senza prevaricare, senza porsi l’esigenza di nette separazioni codificate tra i generi. Una porta nera retro illuminata, installazione artistica vera e propria, si staglia tra i performer. Protagonista muta e conturbante della scena, frantuma e ricompone il tempo della narrazione. I tre performer lavorano con sottile, macabra, ineludibile ironia. Genuflessioni, incerti inginocchiatoi, sorsi di spumanti scadenti: tutto diventa rito, ma lezioso, artificioso, falso. Un brindisi impasticcato, sottoproletario più che pop.
Lui, Lei e L'altro: nessun compromesso. Lottare, affogare piuttosto, sbattere a terra e distruggere, frantumare tutto piuttosto. Minimo comune denominatore sotterraneo e vitale: non credere a quelli che dicono che stanno cercando di aiutarci. E allora, cosa resta? Una menzogna della storia, un balbettio dei sogni e delle ideologie, un frullato di luoghi comuni buono per ogni occasione. Peccato per la lotta di classe, e così sia! E allora cosa fare, si sarebbe detto? Nulla, oppure tutto e in un fiato, una capriola e un tuffo nello stesso istante, nella stessa goccia d'oceano. Trovare il nostro gioco nudi sfiorando la luce di un atlante. Preparati anatomici congelati: Freeze. Bozzetti relazionali composti da macchie comunicative che si conficcano come coltelli di ghiaccio nella carne dello spettatore schizzati dalla penna di un antropofenomenologo che cercava di prendersi cura (che è prima di tutto osservare) delle ferite comunicative dei suoi contemporanei.
Ci sono dialoghi che iscrivono in sé ere geologiche, dialoghi ricchi di vertigini ossessive, dialoghi tra sordi, ci sono sciocchi dialoghi d’amore e di repulsa. E pause dove la musica crea lo spazio di un (im)possibile incontro. Al centro un triangolo: un uomo, una ragazza, un efebo.
Il tre, figura retorica maggiore della psicoanalisi, la triangolazione a cui tutti fummo sottomessi, il triangolo edipico nel cui scomporsi [Lui – Lei (l ’Altro), Lui – l’Altro (Lei), Lei – l’Altro (Lui), Lui – Lei (l’Altro) ovvero 2+1 o 1+1+1] iscritti anche i nostri contorsionismi esistenziali.
Lui, Lei e L'altro: nessun compromesso. Lottare, affogare piuttosto, sbattere a terra e distruggere, frantumare tutto piuttosto. Minimo comune denominatore sotterraneo e vitale: non credere a quelli che dicono che stanno cercando di aiutarci. E allora, cosa resta? Una menzogna della storia, un balbettio dei sogni e delle ideologie, un frullato di luoghi comuni buono per ogni occasione. Peccato per la lotta di classe, e così sia! E allora cosa fare, si sarebbe detto? Nulla, oppure tutto e in un fiato, una capriola e un tuffo nello stesso istante, nella stessa goccia d'oceano. Trovare il nostro gioco nudi sfiorando la luce di un atlante. Preparati anatomici congelati: Freeze. Bozzetti relazionali composti da macchie comunicative che si conficcano come coltelli di ghiaccio nella carne dello spettatore schizzati dalla penna di un antropofenomenologo che cercava di prendersi cura (che è prima di tutto osservare) delle ferite comunicative dei suoi contemporanei.
Ci sono dialoghi che iscrivono in sé ere geologiche, dialoghi ricchi di vertigini ossessive, dialoghi tra sordi, ci sono sciocchi dialoghi d’amore e di repulsa. E pause dove la musica crea lo spazio di un (im)possibile incontro. Al centro un triangolo: un uomo, una ragazza, un efebo.
Il tre, figura retorica maggiore della psicoanalisi, la triangolazione a cui tutti fummo sottomessi, il triangolo edipico nel cui scomporsi [Lui – Lei (l ’Altro), Lui – l’Altro (Lei), Lei – l’Altro (Lui), Lui – Lei (l’Altro) ovvero 2+1 o 1+1+1] iscritti anche i nostri contorsionismi esistenziali.
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Nato nel 2012, il duo Pietribiasi/Tedeschi coniuga le nuove tecnologie alla narrazione di luoghi, persone, comunità e memorie storiche. Predilige un lavoro site-specific in luoghi non teatrali (case private, luoghi di lavoro e di aggregazione caduti in disuso, ambienti naturali, ecc.); un lavoro lungo, di relazione, di lenta (possibile) creazione di fiducia ed empatia; un’ipotesi di ricerca del Genius loci di luoghi dimessi e dismessi. Ne è un esempio il progetto long-term #MEMORIEDELSUOLO, che il duo porta avanti dal 2015, una risemantizzazione delle storie con la s minuscola. La nuova produzione 2021 VILLAGGIOARTIGIANO#MEMORIEDELSUOLO è stata realizzata nell’ambito di To Echo/Fare Eco – L’archivio di fonti orali del Villaggio artigiano di Modena Ovest (una produzione di Amigdala/Periferico Festival e Imagonirmia).
Cinzia Pietribiasi
Nata nel 1979. Regista, performer e artista digitale.
Laurea magistrale in Conservazione dei Beni Culturali e in Nuove Tecnologie dell’Arte presso l’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano.
Performer in "Huddle" e “Censor" (2020), di Simone Forti; responsabile del dispositivo performativo in "The Prague Experiment" (Award for Imagination edizione 2019 della Quadriennale di Scenografia di Praga). Semifinalista Premio Gd’A Emilia Romagna con IO SONO QUI.
Cinzia Pietribiasi
Nata nel 1979. Regista, performer e artista digitale.
Laurea magistrale in Conservazione dei Beni Culturali e in Nuove Tecnologie dell’Arte presso l’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano.
Performer in "Huddle" e “Censor" (2020), di Simone Forti; responsabile del dispositivo performativo in "The Prague Experiment" (Award for Imagination edizione 2019 della Quadriennale di Scenografia di Praga). Semifinalista Premio Gd’A Emilia Romagna con IO SONO QUI.