Generi: Prosa, Figura, Altro

Tags: Società, ipocrisia, Shakespeare, maschera, grottesco

Il nostro progetto è nato a partire dal concetto di “galateo”. Che cosa sono le cosiddette buone maniere per vivere in società? Quando è bene utilizzarle e quanto effettivamente le conosciamo o le riteniamo indispensabili? Lavorando e ragionando su questo tema, ci siamo presto resi conto di quanto il bon ton sia uno specchio della società in cui viviamo, maggiormente preoccupata alla forma piuttosto che al contenuto. Una società così occupata a tutelare le apparenze da rendere vano ogni tentativo di vera interattività umana.
Tavoli e sedie sono tutto quello che serve a noi otto attori in scena per raccontare questa storia, che affonda le radici nella profonda contrapposizione di due celeberrime fazioni opposte, Montecchi e Capuleti, costrette loro malgrado a tentare di seguire un galateo che impone loro una riappacificazione. Come sedersi, da nemici acerrimi, ad uno stesso tavolo? Come mascherare la rivalità con le buone maniere? Fino a che punto le regole di buona creanza riescono a celare l’odio? Tentando di rispondere a queste domande abbiamo voluto immaginare una festa in maschera dove ad essere invitati sono tutti i celebri personaggi della storia d’amore più famosa di tutti i tempi: Romeo e Giulietta. Una piccola festa non ha mai ucciso nessuno, ci siamo detti, eppure l’incontro tra i due opposti schieramenti a casa Capuleti si rivelerà presto un vero disastro e le grette formalità che ognuno dei protagonisti prova ad applicare non saranno altro che un contributo al tragico ed inevitabile epilogo finale.
La meschinità della società veronese del 16esimo secolo si rivela dunque assolutamente attuale e sorella di quella in cui viviamo oggi: cieca al punto di non accorgersi della bellezza e dell’amore puro di due giovani che, papavero nel cemento, tenta cocciutamente di sbocciare.
Abbiamo cercato di lavorare utilizzando un linguaggio universale, raccontando i sentimenti umani che animano i personaggi di Shakespeare con la nostra espressività vocale e corporea. Giocheremo con lo spazio a partire dai nostri elementi scenici, tavoli e sedie appunto, creando di volta in volta situazioni e mondi sempre differenti: attraversando danze pop, madrigali italiani e momenti di forte drammaticità, daremo vita alle relazioni umane che muovono il nostro dramma.
Un tono leggero e variopinto ci accompagnerà fino al tragico epilogo, che abbiamo volutamente lasciato differente rispetto all’opera del bardo e aperto alle interpretazioni. Vincerà l’amore o vinceranno l’imposizione delle “buone maniere” di comportamento?

Nel nostro lavoro siamo tutti indispensabili in scena ma la coralità non può prescindere dalle individualità di ognuno di noi. Quanto più sarà preciso e collaudato il marchingegno teatrale, tanto più ogni personaggio risulterà infatti tridimensionale e calato nella tragedia dei due giovani amanti incompresi.