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Macbeth

Archivio Zeta
Regia: Gianluca Guidotti e Enrica Sangiovanni
Drammaturgia: Gianluca Guidotti e Enrica Sangiovanni
Attori: Stefano Braschi, Francesco Fedele, Carolina Giudice, Antonia Guidotti, Elio Guidotti, Gianluca Guidotti, Ciro Masella, Giuditta Mingucci, Alfredo Puccetti, Enrica Sangiovanni musicisti dal vivo: percussioni Luca Ciriegi, fiati Gianluca Fortini
Trailer: Link
Anno: 2016


Generi: Prosa

Tags: Macbeth, Archivio zeta, Shakespeare, musiche originali

Abbiamo deciso di lavorare sull’impronunciabile dramma scozzese perché è azione tragica e criminale che ha legami profondi, come fossero varianti sullo stesso motivo, con le vicende di Oreste ma anche con Edipo e con la sua meccanica della conoscenza.
Questo copione perfetto che riceviamo intatto dagli archivi del tempo è una fonte inesauribile di riflessioni filosofiche e politiche. Nel Folio del 1623 Macbeth sta incastonato tra Giulio Cesare e Amleto, quasi ne fosse il cuore esplosivo.
Immaginiamo il nostro Macbeth come un uomo nuovo, un antieroe, portatore del giusto e dell’ingiusto, un Copernico, che sulla soglia tra Cinquecento e Seicento mette in discussione lo stato delle cose, si muove tra il retaggio simbolico ancora precario nella concezione del mondo e il nuovo relativismo che porta già verso la modernità.
La nostra lettura cerca di interrogare la parola senza affidarsi al deposito di interpretazioni e soprattutto alle immagini che si sono stratificate attorno al bozzolo originale.
Non quindi solo (se non fosse abbastanza) una tragedia del e sul potere e sulla potenza ma una riflessione sulla possibilità, sull’uomo in potenza: tempo libero e tempo liberato dalle certezze, l’uomo non più centro ma immesso nel vuoto di orbite sconosciute. Questo è il balzo dell’essere Macbeth, il suo essere globe: l’essere catapultati in un tempo nuovo dove anche le antiche categorie morali diventano relative, dove il bello è brutto e il brutto è bello, il colpevole è giusto e l’innocente è colpevole.
In questo dramma dal ritmo serrato emergono con furore due movimenti: il tema del tempo e quello della paura. Un tempo che fa paura.
La paura di Macbeth è quindi quella che diventa (s)oggetto della mente, paura delle azioni, di ciò che potrà compiere ponendosi fuori dall’ordine delle cose, violando l’ordine simbolico, scardinando l’assetto del Cosmo Simbolico di cui il re (pianeta terra, occhio centrale) è sacro garante. La paura del tempo, simbolicamente circolare: un estromettersi dal regime diurno (la tragedia si svolge per gran parte in una lunga notte), dal mondo della luce. Allora una spessa notte cade su quest’uomo nuovo, affinché l’occhio non veda l’azione, il colpo che dovrà essere sferrato, la mano che compie il delitto, il male.
Ma da dove viene questo male? Continuiamo, quotidianamente, a farci questa domanda. Chi spinge Macbeth verso il male? Il male che proviene dalle rivelazioni di Ecate/donnalupo e dalle Streghe/Parche è diabolico, divino. Macbeth, accogliendolo in sé, facendolo suo, lo rende umano, troppo umano. La coscienza deve essere oscurata in quest’uomo che vuole conoscere l’Universo, che vuole spingersi più in là, che mette in discussione le sacre regole del cosmo, che ha paura dell’ignoto e che la conoscenza porterà all’orrore, orrore di sé, di ciò che il suo gesto da assassino ha partorito.

Altri crediti: in collaborazione con
ERT – Emilia Romagna Teatro Fondazione
Compagnia Teatro dell’Argine
Comune di Bologna
Regione Emilia Romagna
Regione Toscana

Produzione: Archivio Zeta, Elsinor

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Gianluca Guidotti e Enrica Sangiovanni hanno studiato e lavorato con Luca Ronconi, Marisa Fabbri, Danièle Huillet, Jean-Marie Straub, Paolo Benvenuti. Nel 1999 fondano Archivio Zeta e lavorano alla Trilogia-Gli Uccelli di Aristofane, Anfitrione di Plauto e Il Ciclope di Euripide-presentata integralmente presso il Winterthur Theater (Svizzera).
Negli anni successivi sono nati tanti spettacoli realizzati in collaborazione con prestigiose istituzioni, tra queste il Centro Tempo Reale (FI), il Museo della Resistenza (BO), la Gemäldegalerie Alte Meister di Dresda. Con la Fondazione Scuola di Pace di Monte Solesole è nato La Zona Grigia da Primo Levi spettacolo/laboratorio. Dal 2003 ogni anno presentano la nuova produzione al Cimitero Militare Germanico del Passo della Futa. Nel 2014 vincono il Premio Rete Critica come miglior progetto artistico e nel 2015 nasce Pilade, nell'ambito di Più moderno di ogni moderno progetto del Comune di Bologna, che ha visto la partecipazione di oltre 400 persone.
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