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Caìvo

Maria Chiara Pederzini
Regia: Maria Chiara Pederzini
Drammaturgia: Maria Chiara Pederzini
Attori: Matilde Sgarbossa
Trailer: Link
Anno: 2021
Adatto a: per tutti


Generi: Teatroragazzi (14-25), Prosa, Performance

Tags: adolescenza, estinzione, droga, Veneto, nebbia

Caìvo racconta una storia vera: un’adolescente affronta il calvario della dipendenza. Caìvo vuol dire nebbia nel dialetto dell’alta padovana. Nebbia dentro e fuori.

Ma Caìvo è anche un viaggio nella musica di due generazioni, chi ha avuto 15 anni nel 2000, chi nel 2020. È un percorso sonoro, un cammino nelle atmosfere del Nord-Est, in una nebbia mitologica che scolorisce e incanta. Come se entrassimo nella camera da letto della protagonista, poi in un locale, per strada, nei campi nebbiosi di un inverno provinciale: accompagniamo Xenia nel suo mondo, fino alla fine, immergendoci nell’universo intimo dell’adolescenza. Caìvo nasce come spettacolo pensato esplicitamente per le scuole e in generale per un pubblico giovane: si serve pertanto di un linguaggio pop e accessibile al pubblico che vogliamo raggiungere.

Il viaggio di una notte uguale a tante, con un esito tragico, che diventa finestra sul presente per osservare le inquietudini di un mondo nuovo, tecnologico, un tempo in cui incombe ossessivamente la preoccupazione per la propria immagine, la cantilena disperata di un pianeta che incontra il suo termine, l’ossessione per il futuro. La voce di Xenia racconta la paura di affrontare il mondo: non solo la sua solitudine, ma quella di tutti noi.

La drammaturgia raccoglie testimonianze di incontri e parole scambiate con gli adolescenti durante anni di laboratori di teatro, pensieri di studenti, voci di conoscenti e di sconosciuti che dopo una lunga ricerca sociologica e umana si fondono in un testo teatrale, trasportato dal racconto musicale che rievoca paesaggi emotivi e passaggi generazionali. Luci led, canzoni pop e rossetti.

Altri crediti: Selezione musicale Matilde Sgarbossa, Sabrina Bellenzier, Maria Chiara Pederzini
Scena Sabrina Bellenzier

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GRUPPO MARIA CHIARA PEDERZINI
(nome provvisorio, ex Associazione BESTOJ: il gruppo sta riformulando le proprie attività e si darà una denominazione definitiva nei prossimi mesi)
Il gruppo Maria Chiara Pederzini ha una composizione professionale e umana variegata: diverse attitudini e sguardi si incrociano in un approccio allo spazio performativo alla costante ricerca di un linguaggio ibrido e transdisciplinare che, partendo dal teatro di ricerca, si interseca con la performance art e le arti visive, tenendo memoria delle esperienze umane degli artisti che compongono il gruppo e delle precedenti esperienze di lavoro con le scuole e con le comunità dei territori dove il gruppo si è trovato a operare. Scopo del gruppo è quello di condurre un’indagine emotiva, che mette in relazione la rappresentazione estetica con percorsi di gruppo e di comunità, in una multiforme relazione con i territori. Nel percorso artistico del gruppo il corpo e parola compongono degli scenari immaginari ricchi di elementi simbolici, radicati nell’esperienza biografica degli artisti e nel tempo contemporaneo.
Dal 2015 al 2020 il gruppo, ora in fase di cambiamento a nuova forma e nuova fondazione, si chiamava BESTOJ ed era un'associazione culturale, nata dalla volontà di Maria Chiara Pederzini (finalista Biennale Registi 2017), Alice Spisa (Premio Ubu 2013) e Nicola Andretta (Ex fondatore di Amor Vacui).
BESTOJ si è occupata di allacciare connessioni fra artisti per realizzare insieme progetti di ricerca teatrale misti, ibridi, laboratoriali. Si è concentrata in particolare nel lavoro con le scuole, e in percorsi di esplorazione e sperimentazione fra teatro e danza contemporanea aperti anche ai cittadini del territorio veneto dove il gruppo ha la sua sede operativa principale. Ha vinto diversi premi nazionali dedicati alle scuole secondarie, è stata in finale al concorso di ERT per le scuole e ha ricevuto tre volte la menzione. BESTOJ è stata chiusa nel 2020 in attesa di trovare nuovo nome e nuova forma.

Il gruppo ha anche prodotto: Furore, in tre studi (Dopo la fine, Cabaret Post Atomico e Opinioni di Pernando Libeira) e Black Holes (che ha debuttato al Teatro delle Maddalene per il Teatro Stabile del Veneto).
Ha prodotto e realizzato il progetto performativo ancora in corso Libertà (un processo artistico di indagine laboratoriale da cui vengono generate performance) sostenuto da: OTSE di Pietro Valenti (ex direttore di ERT); Teatro del Lemming (Bando InMetamorfosi 2021); Fattoria Vittadini; La Piccionaia; Senza Fissa Dimora di Anna Altobello FVG, e si sta muovendo attraverso residenze come quella a C3 Spazio Creativo di Verona e quella al centro culturale ROJC di Pola.
Lavorano al progetto molti artisti nuovi, fra cui Marco Morana, dramaturg e attore vincitore del premio Inedito e finalista Hystrio, Sabrina Bellenzier, performer e co-organizzatrice di Venice International Performance Art Week, Joshua Maduro, giovanissimo attore filippino, e molti altri.
Attualmente il gruppo è occupato nella produzione di un nuovo capitolo di Libertà, che affronta il tema del corpo e del genere in un linguaggio che mescola teatro, visual art e performance.
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