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Coinvolti

Compagnia Nono
Regia: Antonio Marino
Drammaturgia: Compagnia Nono
Attori: Cristina Conti, Alessandro Pustizzi, Antonio Marino, Rita Taddei
Anno: 2018
Adatto a: per tutti


Generi: Danza

Tags: danza contemporanea, ricerca, teatro, Roma

La porta è un ponte: un collegamento tra il dentro e il fuori, tra la ferita e la sua cura, tra il problema e la sua risoluzione. Una porta separa quello che non si può vedere da quello che si può solo immaginare, divide il tempo in due tra quello che è e quello che potrebbe essere. Per quanto ci sia un possibile aldilà, scoprirlo prevede un viaggio, uno scivolare nell'ignoto. Cosa ci sarà? chi troverò? dove andrò? cosa farò? perchè?.
I nostri "coinvolti" restano in disparte, preferiscono spiare la vita dal buco della serratura, immaginano, suppongono, sognano di nascosto, non rischiano. Ogni tentativo è bandito, il diverso è additato, giudicato, messo alla gogna. Vivere per loro è omologarsi, ripercorrere azioni e strade già vagliate, non è ammesso il contrario. Andare in fondo significa restare a fondo, da solo, in mutande e senza voce. Ogni azione si spegne su se stessa, la possibilità è ridotta al minimo. Coinvolti è un bellissimo involucro, una porta nel deserto, una chitarra senza corde, l'uomo messo a nudo davanti all'ultima delle sue condizioni: la resa.

Produzione: compagnia Nono

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Biografia Compagnia Nono (ex Cie Linee Distorte)
Compagnia Nono nasce all’inizio del 2013 come compagnia indipendente con l’intento di svolgere un
lavoro di indagine e ricerca per un teatro danza contemporaneo. Fondata da Alessandro
Pustizzi, Antonio Marino, Roberta Agrestini e Cristina Conti, quattro giovani danzatori di estrazione
diversa ma stretti in un'unica e imprescindibile visione, la compagnia pone l’attenzione su un lavoro
meramente fisico, che va ad interrogare la danza come lavoro del corpo, mutazione e metamorfosi. é il
movimento che si adatta al corpo e non viceversa. Il gesto che risolve, il gesto che indaga. Il corpo
come elemento vivo, protagonista, lente di ingrandimento sul pensiero del nostro tempo. La danza
diventa teatro quando parla di presente e, quindi, di strade, gente,occhi, pensieri, sensazioni. Un lavoro
che non vuole essere categorizzato ma che vuole giungere ad un rinnovo continuo interrogandosi sul
senso remoto della danza.

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