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And the colored girls say: doo da doo da doo da doo

elisabetta consonni
Regia: elisabetta consonni
Drammaturgia:
Attori: Daniele Pennati, Masako Matsushita, Elisabetta Consonni
Trailer: Link
Anno: 2018
Adatto a: per tutti


Generi: Danza, Performance
SINOSSI
E’ un concerto di voci non in capitolo, di seconde voci, comparse e sfondi. E’ uno show senza la star. Un’immagine
senza l’oggetto messo a fuoco. E’ Il bianco attorno alle parole scritte. E’ tutto quello che sta oltre una linea di
margine e a cui non è dato entrare nella luminosa zona delle luci della ribalta.
Ci vuole una particolare attenzione ed intenzione per distinguere i cori delle cantanti background di una canzone
così come per notare gli sfondi e tutto ciò che sta attorno ad un oggetto posto al centro. E’ indispensabile
attivare quella che l’architetto Juani Pallasmaa chiama visione periferica, contrapposta all’ egemonica vista
focalizzata che attribuisce importanza e potere solo al centro. E’ questa visone periferica che ci fa notare chi sta
al margine, chi non può varcare un confine imposto, chi aspetta nel limite di piccoli movimenti e di ritmi dati ed
è tuttavia capace di giocare con quei limiti.
E’ in quel margine che persevera quella che il filosofo Zaoui chiama discrezione o arte di scomparire, necessaria
forma di resistenza in una società che vive di spettacolarità. E’ la necessità di un “non nascondere nulla fino a non
avere più nulla da mostrare, fino a rendere la propria presenza impercettibile. E’ un’arte della sottrazione non
per negare ma per affermare se stessi”.
And the colored girls say: doo da doo da doo da doo (da Walking on the wild side di Lou Reed) è una
dichiarazione d’amore verso tutto questo. E’ un elogio del margine

Altri crediti: CHOREOGRAPHIC ASSISTANT: Francesco Dalmasso. // LIGHTS: Irene Innocenti. // RYTHM: Fabrizio Saiu. // COSTUMES: Indetail (Lucia Sandrini). //VOCAL: Maria Beatrice Senigaglia //PRODUCTION: Teatro Grande di Brescia, Aiep-Ariella Vidach. Col sostegno di Ilinx.

Produzione: Teatro Grande di Brescia, Aiep- Ariella Vidach

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Laureata in Scienze della Comunicazione con una tesi sulla costruzione sociale del corpo nella
danza, frequenta The Place- London Contemporary Dance School (2004-2005) e approfondisce
indipendentemente la ricerca in ambito performativo in Olanda (2005-2009) e in Polonia
(2013-2015). I suoi lavori Maquillage (2007), Fotoritocco (2012, vincitore di Presente Futuro
Palermo 2012), Plutone (2016) e And the colored girls say: doo da doo da doo da doo (2018,
vincitore di DNA appunti coreografici 2016 e Cross Award 2017 ) tenta di espandere la pratica
coreografica cercando dispositivi performativi per incorporare un discorso sociale.
Il suo attivismo in ambito sociale e civico, prende la forma artistica di un processo di ricerca dal
nome Ergonomica che dal 2013 indaga l'uso e il significato sociale dello spazio pubblico e la
declinazione delle competenze coreografiche nel lavoro con comunità fragili. All’interno del
progetto realizza le azioni site specific We want to become architecture e Go with the flow
(Polonia, 2014), la costruzione coreografata di Pompenpurg Park (Rotterdam, Biennale di
Architettura 2014), Il secondo Paradosso di Zenone ( 2016), Abbastanza Spazio per la più tenera
delle attenzioni (progetto per la Biennale Danza di Venezia 2016) e cura, assieme a Connecting
Cultures, il simposio Spazio Ergonomico (sempre nell’ambito di Biennale Danza 2016). Nel 2019
vince il bando Open- Creazione [Urbana] Contemporanea con il progetto site specific Ti voglio
un bene pubblico.
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