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Erbario di famiglia

Elisa Occhini
Regia: Elisa Occhini
Drammaturgia: Elisa Occhini
Attori: Elisa Occhini
Anno: 2019
Adatto a: per tutti


Generi: Prosa

Tags: femminile, natura, famiglia, eredità, radici

SINOSSI
Teresa vive in un giardino. Nel suo grembo abita un bimbo. Questa madre-giardiniera cura le piante come la vita che porta in sé. La vita “fuori” - travasare, seminare, innaffiare - dialoga costantemente con la vita interiore: quella dei ricordi, delle emozioni, quella che deve ancora nascere.
In questo viaggio a ritroso nel tempo, piante e fiori sono i veri insegnanti, detentori di un sapere antico. Sono loro a spiegare l’ecologia familiare in cui è vissuta Teresa; sempre loro chiariscono i ricordi, dipanano i dubbi. L’Erbario di famiglia è un diario di ricordi catalogati e messi in ordine, per fare spazio alla vita che verrà.
Monologo di formazione sui generis, lo spettacolo è un invito alla scoperta delle nostre radici ancestrali e del nostro rapporto con la natura. “Ma io da dove vengo?”, si domanda Teresa. La risposta riguarda lei e tutti noi: “Tu vieni da un fiore”. È un invito a coltivare la bellezza, a proteggere il nostro ecosistema naturale e familiare, ad accogliere la morte e a difendere la vita.

GENESI DEL TESTO
Lo spettacolo prende spunto dal saggio "La botanica del desiderio", del giornalista Michael Pollan (autore tra l’altro de "L’intelligenza delle piante"). L’intuizione che ha stuzzicato la mia creatività è stata quella di porre le piante (e non l’uomo) al centro dell’evoluzione. Pollan afferma che non è l’uomo a decidere quali piante coltivare e pertanto a far sviluppare, bensì il contrario: le piante, con le loro peculiarità e con la loro astuzia, fanno leva sui bisogni profondi dell’uomo e lo costringono a coltivarle. Tra i bisogni individuati da Pollan – dolcezza, oblio, bellezza, nutrimento -, mi sono concentrata sul bisogno di bellezza, al quale risponde il mondo dei fiori.
Lo spettacolo non è una trasposizione scenica del saggio di Pollan, bensì una mia personale interpretazione del mondo floreale e della natura, tenendo bene a mente la nostra stretta dipendenza (non solo fisica ma anche psicologica ed emotiva) con il mondo delle piante.

NOTE DI REGIA
Nella messa in scena ho dato spazio al testo e al lavoro di interpretazione. Mi sono mantenuta distante dal realismo, sconfinando nel surreale e nell'onirico con un uso simbolico della scenografia e facendo riferimento ad alcuni elementi del teatro di figura. A circoscrivere lo spazio è la scenografia in ferro di Cinzia Laganà e Fade. La serra-giardino, desolata e trascurata, prende vita poco a poco. Teresa rivive, rielabora e infine archivia i suoi ricordi sotto un telo bianco, che proteggerà i fiori fino a primavera. Ecco, lo spazio è stato fatto, tutto è rifiorito e messo in ordine e il telo che copre la serra è una pagina bianca su cui scrivere una nuova vita. Alla scena scarna e ridotta all'essenziale fa da contrasto un uso del video con funzione narrativa ed evocativa al tempo stesso. L'uso dei filmati di famiglia non vuole essere autoreferenziale, bensì un modo per spiazzare lo spettatore e farlo interrogare sul limite tra finzione e realtà.

Altri crediti: Scenografia: CINZIA LAGANÀ E CLAUDIO (FADE) FADDA
Disegno luci:ALESSIA MASSAI
Video interno allo spettacolo: ELISABETTA FERRANDO
Occhio esterno: CHIARA LOMBARDO – Municipale Teatro
Costumi: CALOGERA GENUARDI
Con il sostegno di: Il Filo d’Erba (Rivalta); MunicipaleTeatro; Teatro a Canone; Inqubatore Qulturale

Produzione: Elisa Occhini

File scaricabili:

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Elisa Occhini è autrice e interprete. Classe 1985, è nata a Genova, attualmente vive e lavora a Torino. Laureata in Lettere con tesi sul teatro di Emma Dante e in Culture Moderne Comparate con tesi su Goliarda Sapienza. Dal 2011 scrive, produce e distribuisce i suoi spettacoli. Tra questi, “Mon amour, mon amie” (2012), vincitore del premio alla drammaturgia e miglior corto al festival Teatri Riflessi di Catania e “Erbario di famiglia” (2019). Ha fondato l’associazione Teatro Ziben con cui ha prodotto “Vogliamo ricordarlo così” (2013) e “Tentativo di concerto per innamorati e non” (2015). Nei suoi spettacoli mescola profondità, ironia e leggerezza. I suoi personaggi sono clown senza naso rosso, che svelano la poesia della normalità. Come interprete ha lavorato per Teatro a Canone, Gruppo di Teatro Campestre, Officine Papage, Municipale Teatro. Nel 2009 ha vinto il premio “Hystrio alla vocazione – Teatri Possibili”.
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