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AMANDA. Colei che deve essere amata

Fratelli Carchidi
Regia: Francesco Carchidi
Drammaturgia: Fratelli Carchidi
Attori: Antonella Carchidi
Trailer: Link
Anno: 2021
Adatto a: per tutti


Generi: Prosa, Teatro-danza

Tags: Amore, manipolazione, violenza, solitudine, acufene.

Amanda, protagonista della storia, soffre di acufene, disturbo dell’ascolto caratterizzato dalla sensazione di ronzio, sibilo o tintinnio dovuta a stimolazione non esterna, ma interna. Il rumore è costante come un allarme che si innesca senza la possibilità di disinnescarlo; ciò implica una difficoltà di concentrazione anche nelle più semplici attività quotidiane. L’acufene è un suono “fantasma”, persiste a lungo, spesso tutta la vita. Non esistono cause specifiche che lo provocano, non esiste una cura farmacologica. L’acufene diventa un pretesto per dare inizio ad un vero e proprio dialogo interiore.
Dialogo, non monologo, poiché Amanda (dal latino “colei che deve essere amata”) non è da sola; la forma del dialogo è essenziale per esprimere una contrapposizione di idee e sentimenti, inoltre introduce una riflessione legata non più al singolo individuo, ma al suo rapporto con l’altro.
L'acufene si comporta come una ferita d’amore, si fa sentire nei momenti meno opportuni. Amanda comincia a dare ascolto al suono nella sua testa, a dargli un significato fino a perderne il controllo. Sulla scena, dunque, Acufene diventa personaggio, abita il corpo della protagonista e si presenta sotto le sembianze di una figura maschile, preponderante, che vuole comandare, determinare i pensieri e le azioni di Amanda. Amanda e Acufene si incontrano in un luogo immaginario: il “cerchio di solitudine”. Le due figure danno luogo a una storia d’amore dove è offuscato il confine tra vittima e carnefice, tra opprimente e oppresso, tra amore romantico e amore tossico. L’evoluzione di queste dinamiche di interdipendenza costituisce la struttura da cui parte lo sviluppo delle scene.

NOTE DI REGIA:
Una persona affetta da acufene soffre maggiormente nei momenti di silenzio. Nell'epoca contemporanea, l'incontro intimo con se stessi è un concetto sempre più fittizio. Anche nel buio di una stanza, qualcosa fa rumore e ci spinge ad una connessione illusoria con l'esterno, con qualcun altro; eppure siamo soli. Ne deriva la convinzione di essere al centro di un universo, prede continue di un tribunale pronto a giudicarci per le nostre azioni e per i nostri gusti. Acufene rappresenta quel tribunale che sentenzia continuamente cosa è meglio fare e non fare “per piacere”; il dover piacere esclude il piacersi. Così, come il signor K. ne Il Processo di Kafka, Amanda si ritrova sotto accusa e sotto pressione, senza avere la benché minima idea delle motivazioni che l’hanno spinta in questa condizione. Amanda rappresenta il matrimonio forzato dell'Io con l'universo del dover piacere e, di conseguenza, con il dover essere amati. Lo spettacolo racconta il percorso che l'Io affronta per accettare e adeguarsi a questa condizione dell'esistere.

Altri crediti: Disegno Luci Jacopo Andrea Caruso
Musiche Remo De Vico
Supervisione alla regia Francesco Aiello, Maria Grazia Teramo
Prodotto da LaboArt Tropea
Con il sostegno di PimOff e Teatro del Carro

Produzione: LaboArt Tropea

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FRATELLI CARCHIDI

Antonella e Francesco Carchidi sin da piccoli mostrano interesse per il teatro, infatti era attività di gioco prediletta, ogni stanza, ogni luogo poteva diventare lo spazio in cui agire i personaggi che di volta in volta animavano la loro fantasia.
Crescendo iniziano un percorso di formazione dell’attore insieme con la compagnia Libero Teatro di Maxmilian Mazzotta (diplomato al Piccolo Teatro di Milano e allievo di Giorgio Strehler fino al 1996) che opera presso l’Università della Calabria. Dal 2015 prendono parte a laboratori su Shakespeare, Pirandello, Brecht e Beckett e spettacoli della compagnia.
Nel 2016 Francesco vince il premio “Giorgio Gaber per le nuove generazioni” presso il Teatro Stabile di Grosseto con lo spettacolo per bambini “Abbasso la mafia”.
Nel 2018 Antonella debutta al festival Primavera dei Teatri (Castrovillari) con Commedia all’italiana di e con Max Mazzotta.
I Fratelli Carchidi si laureano entrambi nel 2017 presso l’Università della Calabria ma in diverse facoltà: Francesco in Filosofia e storia con la tesi “Nel nome del padre, la passione morale dell’invidia nel Giulio Cesare di Shakespeare” e Antonella in Scienze della comunicazione e DAMS con la tesi “Julius: Giulio Cesare dal laboratorio allo spettacolo”.
Dal 2018 si interessano al lavoro della Piccola compagnia Dammacco di Mariano Dammacco e Serena Balivo (premio UBU 2017 under 35) partecipando a diversi laboratori di drammaturgia e di ricerca teatrale.
Nel 2019 partecipano infatti a FINESTRE, un progetto di condivisione delle pratiche della compagnia.
In scena con la compagnia per eventi teatrali unici e irripetibili, Antonella come attrice e Francesco come attore e assistente alla regia, presso:
Il funaro, Centro culturale di Pistoia con “Io non ti amo più”;
L’arboreto-teatro Dimora con “I love you and I don’t want to”;
La Corte Ospitale di Rubiera nell’ambito della rassegna “L’Emilia e una notte” con “É stato bellissimo”.

Nel 2019 sono semifinalisti al Premio Scenario con il progetto “AMANDA, colei che deve essere amata”.
Con lo stesso progetto, nel 2020 sono finalisti al Premio Pimoff per il teatro contemporaneo.
Con AMANDA i Fratelli Carchidi intendono intraprendere un percorso di ricerca e sperimentazione, senza trascurare l’aspetto formativo, elemento essenziale per un nutrimento artistico e finalizzato ad una continua crescita professionale.
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