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Plutone e Proserpina

Divisoperzero
Regia: Francesco Picciotti
Drammaturgia: Francesco Picciotti
Attori: Francesco Picciotti
Anno: 2019


Generi: Teatroragazzi (4-14), Figura

Tags: Teatro di figura, marionette, mitologia


C’è stato un tempo in cui gli uomini guardavano con attenzione alla natura ma non riuscivano proprio a capirla. Oggi la scienza ci aiuta a comprendere quasi tutto quello che riguarda gli alberi, le montagne, il sole, le nuvole, i fulmini, ma tanto tempo fa gli uomini, per spiegarsi tutto questo, usavano le favole e i miti. E così il sole era trasportato su un carro dorato guidato da Apollo e i fulmini erano lanciati dal dio Giove in persona. Questi miti, spiegazioni scientificamente inesatte, racchiudono in sè uno sguardo speciale, uno sguardo incantato e fantastico su quello che ci circonda. Raccontare quelle storie significa rinnovare quello sguardo.

Un signore, allora, con un cappello e una valigia, vi racconterà una storia antica, usando solo qualche oggetto e le sue mani. Dalla sua valigia sbucheranno marionette, cappelli, fiori e fulmini e rivivremo insieme la storia di Proserpina. La bellissima fanciulla che, rapita da Plutone, finisce per passare sei mesi negli inferi lasciando la terra al gelido inverno e sei mesi in superficie con sua madre Cerere che, per la gioia, spandeva su tutta la terra una primavera carica di vita.

Un mito che parla del continuo rinnovarsi della natura e di come ad ogni morte segue una rinascita, ad ogni fine un nuovo inizio. Una delle più antiche storie d’amore di cui si abbia notizia, quella tra il dio delle profondità e la giovane figlia della terra.

Sarebbe bello se ascoltaste insieme, adulti e bambini, ognuno con il proprio sguardo sulle favole e sulle magie.

Altri crediti: Assistenza alla regia e alla drammaturgia Francesca Villa

Produzione: Divisoperzero

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Divisoperzero è fondata nel 2013 da Francesca Villa e Francesco Picciotti.

L’interesse principale della compagnia è la ricerca nell’ambito delle diverse tecniche del teatro di figura sia per quanto riguarda la costruzione di burattini, marionette e oggetti sia per quella che è la fase performativa e di manipolazione. Per questo motivo, fin dai primi spettacoli, marionette da tavolo, burattini, oggetti e fantocci hanno sempre convissuto sulla scena, senza nessuna voglia di “purezza tecnica” usando, di volta in volta, quello che è ritenuto più adatto a raccontare una particolare fase della storia.


Le diverse fasi del lavoro di costruzione di uno spettacolo si compenetrano: la creazione dell’idea generale e poi del testo, avviene contemporaneamente alla costruzione delle scene e degli oggetti necessari alla narrazione. Le due cose procedendo su binari paralleli che si influenzano vicendevolmente.

L’artigianalità del processo, la ricerca continua di nuove soluzioni, sia sceniche che costruttive, e l’inclusione di questo processo nel risultato finale, sono parte della poetica della compagnia: ogni spettacolo è una magia della quale è facile intuire il trucco.

Il teatro per le nuove generazioni offre un maggiore spazio di libertà espressiva e si sposa bene con questa visione artigianale del teatro per questo i bambini e le famiglie diventano il principale pubblico di riferimento.


“Ciaula scopre la luna” (foto di Elena Consoli)
Nei primi spettacoli, “Ciaula scopre la luna” e “Grandi cose successe alle mie mani”, la parola viene sacrificata in favore di una messa in scena in cui la gestualità delle marionette e dei burattini è il principale elemento espressivo. Il primo spettacolo è liberamente tratto dall’omonima novella di Luigi Pirandello e viene rappresentato di fronte a pubblici eterogenei anche in posti non deputati, caratteristica che rimane per tutto il percorso artistico fino ad ora.

Tutti gli spettacoli della compagnia, infatti, non hanno bisogno di una tradizionale platea teatrale; sono stati portati in scuole, case, piazze, luoghi di ogni tipo, non avendo, per precisa scelta, particolari necessità tecniche.

Con questi spettacoli la compagnia viaggia in tutta Italia, toccando Catania, L’Aquila, Siena e vari teatri di Roma, città nella quale si forma e opera principalmente

Nel 2016 si dedica a “Ubu Me, per due attori e fantocci di pezza”, iniziando così a lavorare anche sul testo tramite un adattamento della nota opera di Alfred Jarry. Lo spettacolo è anche il primo pensato per un pubblico più adulto, per quanto il gioco dei burattini e dei fantocci di pezza mantengono il tono generale grottesco e bambinesco. “Ubu Me” debutta a Roma dopo un periodo di residenza a Siena.


Con “Storie di questo mondo” del 2017, il lavoro sulla parola si focalizza sulla narrazione di miti e leggende continuando negli anni successivi con “Plutone e Proserpina” e poi con “Efesto”.
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