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Come uno straniero, l'autismo per comunicare

Michele Tarallo
Regia: Giovanni Allocca
Drammaturgia: Angelo Callipo
Attori: Valeria Impagliazzo Michele Tarallo
Trailer: Link
Anno: 2017


Generi: Teatroragazzi (11-18), Prosa

Tags: autismo, disabilità, comunicare, commedia

DURATA SPETTACOLO: 60 minuti

“Come uno straniero. L’autismo per comunicare” non è solo uno spettacolo teatrale, ma un segmento di un più ampio progetto che esplora la comunicazione nel mondo della disabilità.
E’ la storia di Mario, autistico, e Veronica sua sorella che vive con lui e se ne prende cura. Il loro dialogo, tra tenerezze e complicazioni, si fonda esclusivamente sulla capacità che ha Veronica di ascoltare e capire suo fratello. Mario, infatti, vive all’esterno della realtà, non l’attraversa mai per davvero. Come uno straniero, appunto. La sorella è il suo unico mondo, ma in questo mondo Veronica finisce per consumare la sua profonda solitudine.
“Come uno straniero” affronta il tema della comunicazione con la disabilità a partire da chi disabile non è. Veronica comprende perfettamente Mario, ma non riesce a farsi capire da lui. Questa condizione getta chi vive accanto a un disabile in una condizione di esasperante frustrazione: non farsi capire significa in ultima analisi non essere in grado di proteggere chi si ama.
Il nostro percorso su comunicazione e disabilità è iniziato circa cinque anni fa con “Il Regalo rotto, per riflettere con il sorriso sulla disabilità”, prima spettacolo teatrale e poi libro, in cui della protagonista Chiara, affetta da paralisi cerebrale con sindrome epilettica farmacoresistente, non si raccontava tanto o solo la storia quanto in che modo fosse immaginabile una reale comunicazione tra lei e la sua famiglia.
Da allora abbiamo continuato a interrogarci su come una tale difficoltà di comunicazione possa gravare sulle famiglie con disabili, un aspetto questo destinato spesso a rimanere marginale, dal momento che le difficoltà economiche e di mobilità restano, nella maggior parte dei casi, assolutamente prioritarie.
Tuttavia, capire l’altro e farsi dall’altro capire non è indispensabile per qualsiasi comunicazione? E non lo è forse ancor di più quando l’atto comunicativo coinvolge un disabile?
“Come uno straniero” prosegue dunque il percorso intrapreso con “Il Regalo rotto”, capovolgendo però la prospettiva. Nel caso di Chiara si trattava di comprendere un codice comunicativo fuori da ogni norma, bizzarro e spiazzante, e ricondurlo tra i confini della quotidianità, nel caso invece di “Come uno straniero” si tratta di trovare una comunicazione capace di sgretolare quell’isolamento che è condizione ricorrente per un autistico. Lo sforzo allora non è tanto di ascoltare e quindi capire, quanto piuttosto di farsi ascoltare e offrire all’altro gli strumenti necessari a capire.
In entrambi i casi, tuttavia, la delusione può essere cocente e dietro gli sforzi si cela quasi sempre la sconfitta. Resta però la sensazione, anzi la certezza, che se nessun atto comunicativo è privo di difficoltà, ogni tentativo per metterlo in moto non può che generare a sua volta delle possibilità.
Ed è di queste possibilità che, in fondo, vogliamo continuare ad occuparci.

Altri crediti: disegno luci Tommaso Toscano
musiche Alberto Giordano

Produzione: IdeaChiara Comitato ONLUS

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Partita Iva 04671810614 libero professionista (iva a regime forfettario) nel settore della formazione culturale.

Michele Tarallo è attore, regista, autore e docente nella formazione culturale (teatro e cinema) di professione dal 1994, specializzato nell'ambito del teatro che si rivolge alle nuove generazioni e nel teatro sociale, con particolare riferimento alla tematica della disabilità. Gli spettacoli prodotti e i percorsi formativi proposti da Michele, trattano tematiche sociali e sono finalizzati all'inclusione al fine di sensibilizzare l'opinione pubblica su nuove prospettive di sostegno sociale, sanitario e assistenziale, oltre che di tipo morale e comunicativo. Michele crede fermamente nella ricerca di nuovi o rinnovati linguaggi di comunicazione, che consentano l'espressione libera e "normale" da parte di chi in apparenza è impossibilitato fisicamente o intellettivamente parlando, e di contro, l'acquisizione di preziose esperienze conoscitive da coloro che con questi ultimi si relazionano. Gli strumenti artistici privilegiati per tale operazione sono la produzione di spettacoli e la progettazione di laboratori teatrali o cinematografici.

Michele Tarallo comincia a lavorare professionalmente dal 1995, un'anno dopo aver conseguito il diploma di attore alla Scuola di Teatro di Bologna diretta da Alessandra Galante Garrone. Dal 1995 fino all'anno 2001 si forma e specializza nel teatro per ragazzi con la compagnia La mansarda, teatro dell'Orco di Caserta. Contemporaneamente prosegue la formazione artistica con stage, workshop sulle maschere, sul movimento espressivo e tanto altro. Nel 2009 si diploma in mimo corporeo presso l'Icra project di Napoli diretta da Michele Monetta. Nel 2013 fonda Ideachiara, teatro sociale olistico di cui ne è sia presidente che direttore artistico e avvia l'innovativo progetto di coniugare teatro e disabilità, per sensibilizzare alla tematica in questione basandosi sulle personali vicende di vita a seguito della nascita, nel dicembre 2008, della sua secondogenita Chiara, affetta da una grave patologia invalidante rara e farmacoresistente. Michele, oltre che puntare a far emergere attraverso gli spettacoli e i laboratori, le nascoste capacità comunicative delle persone disabili, introduce il concetto di "disabilità familiare", ovvero sensibilizzare alle capacità genitoriali nell'assistere quotidianamente il proprio figlio o la propria figlia disabile non solo nelle cure mediche e sanitarie, nelle terapie e via dicendo, ma anche e soprattutto nella ricerca costante di creare un ponte comunicativo tra loro e la società. Il tutto vivendolo con sincero sorriso e leggerezza. Chiara, nell'aprile del 2019, vola in cielo all'età di dieci anni e da quel momento, Michele, continua il suo operato di sensibilizzazione grazie ad Ideachiara ed ai progetti - desideri di dar vita a dei centri di formazione culturale interamente gestiti, nel grosso della compagine, da bambini, ragazzi e giovani disabili e non.
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