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COME UN GRANELLO DI SABBIA - GIUSEPPE GULOTTA, STORIA DI UN INNOCENTE

mana chuma teatro
Regia: SALVATORE ARENA E MASSIMO BARILLA
Drammaturgia: SALVATORE ARENA E MASSIMO BARILLA
Attori: SALVATORE ARENA
Anno: 2015
Premi: In-Box Selezione 2016


Generi: Prosa

Tags: gulotta, verità, tortura, innocenza, carcere

A diciotto anni un giovane muratore con una vita come tante, viene arrestato e costretto a confessare l'omicidio di due carabinieri ad "Alkamar", una piccola caserma siciliana. Il delitto nasconde un mistero indicibile: servizi segreti e uomini dello Stato che trattano con gruppi neofascisti, traffici di armi e droga. Per far calare il silenzio serve un capro espiatorio, uno qualsiasi. Giuseppe Gulotta ha vissuto ventidue anni in carcere da innocente e trentasei anni di calvario con la giustizia. Non è mai fuggito, ha lottato, restando lì come un granello di sabbia all’interno di un enorme ingranaggio.
Fino al processo di revisione, ostinatamente cercato e ottenuto, che lo ha definitivamente riabilitato.
Una storia dai contorni oscuri e tormentati, dalle conseguenze violentemente drammatiche e non risanabili. Per quello che Giuseppe ha vissuto, protagonista suo malgrado, ma anche per le altre varie vittime della vicenda, affrontare questi avvenimenti sulle tavole di un palcoscenico pone di fronte ad una grande responsabilità.
La responsabilità, certo, di non tacere l’incredibile vicenda legale, la lunghissima serie di omissioni, errori, leggerezze, falsificazioni, palesi violazioni della legge che oggi ci fanno definire questo caso come una vera e propria frode giudiziaria.
La responsabilità, naturalmente, di raccontare il contesto e gli interessi in campo che generano il dramma.
Ma principalmente la responsabilità di declinare la drammaturgia attraverso la vicenda umana di Giuseppe (ma anche delle due vittime della strage e degli altri capri espiatori designati) rendendo giustizia alla sua dimensione personale, quella di una vita quasi interamente sottratta per ragioni inconfessabili. Innescare un processo di identificazione, pur senza aver attreversato quello che lui ha attraversato, senza aver sofferto quello che lui ha sofferto con un incredibile senso di dignità e consapevelozza. Compiere questo corto circuito narrativo riuscendo a sottrarsi a qualsiasi intento retorico.
La voce di Giuseppe ci attira in questo vortice raccontando, come fosse la prima volta, la gioventù interrotta, l’arresto, le torture, i colpevoli silenzi, i pregiudizi, ma anche l’irriducibile cocciuta speranza in un restituzione finale della propria umile e alta identità. Lo fa alternandosi a voci secondarie, ma necessarie: un vicequestore illuminato schiacciato anche lui dall’ingranaggio, l’ufficiale dell’arma regista occulto delle torture (un Kurz rovesciato, lucido e per nulla tormentato), la moglie Michela, i genitori. Ogni voce, ogni episodio del vortice, trova il proprio luogo all’interno della scenogrofia, leggera e opprimente ad un tempo, di Aldo Zucco, capace di diventare multiforme nei suoi pochi, ma importanti segni. Le musiche originali di Luigi Polimeni, contrappunto ritmico ed emozianale al racconto, diventano esse stesse drammaturgia, sostenendo lo scorrere inesorabile della storia in tutte le sue partiture emotive.

Altri crediti: scene: Aldo Zucco
musiche originali: Luigi Polimeni
disegno luci: Stefano Barbagallo
consulenza storica e biografica: Giuseppe Gulotta e Nicola Biondo (autori del libro "Alkamar - la mia vita in carcere da innocente" ed. Chiarelettere)

Produzione: MANA CHUMA TEATRO - FONDAZIONE HORCYNUS ORCA

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Nata a Reggio Calabria nella seconda metà degli anni novanta, Mana Chuma sceglie fin dal principio di confrontarsi soprattutto con l’identità culturale e storica del territorio meridionale, sviluppando un proprio approccio alla drammaturgia legato alla contaminazione tra linguaggi differenti, e curando in particolar modo la ricerca sullo spazio e la sperimentazione di luoghi “altri” per il teatro. Del 1998 è "Vita e morte di Ruggieri di Risa" di Massimo Barilla, liberamente ispirato a "La canzone d'Aspromonte" (poema epico del XV secolo). “Terribìlio di mare – da Horcynus Orca di Stefano D’Arrigo” (2001), con la regia di Maria Maglietta, si inaugura un cammino di ricerca che si propone di creare spazi per il confronto tra idee, esperienze e generazioni teatrali diverse. “Il mondo offeso” (2002) - da Conversazione in Sicilia, per la regia di Maria Maglietta, con Salvatore Arena,- dà continuità a questo progetto artistico, proprio nella necessità espressa dalla lezione di Vittorini di “cose da fare per la nostra coscienza in un senso nuovo”. Dopo il debutto a Primavera dei teatri 2mila2 realizza oltre 120 repliche su tutto il territorio nazionale.
“Historia du surdatu” (2003) di Massimo Barilla, con la regia di Luciano Nattino (coproduzione Mana Chuma – Casa degli Alfieri – Astiteatro 25) mette insieme una reinvenzione dell’“Histoire du soldat” di Strawinsky-Ramuz in chiave assolutamente meridionale, con l’analisi della figura dello stolto nella tradizione popolare.
“Spine” (2003) di Massimo Barilla e Salvatore Arena (Finalista al Premio Ustica per il teatro), storia originale legata all’Otello, muove dall’esigenza di confrontarsi con una storia alta a partire dai margini, dai vuoti non raccontati, dagli spazi oscuri in cui altre passioni si agitano. “Lunga notte di Medea” (2004) di Corrado Alvaro, tra gli altri con Lucia Sardo e Salvatore Arena, co-prodotto con Parco Nazionale dell’Aspromonte e Fondazione Corrado Alvaro propone una rilettura in chiave contemporanea di uno dei più importanti testi tragici del novecento.
“Di terra e di sangue” (2005) di Massimo Barilla e Salvatore Arena, per la regia di Maria Maglietta, con Salvatore Arena, racconta la vicenda, epica e straordinaria ad un tempo, di Salvatore Carnevale, sindacalista siciliano ucciso dalla mafia durante la lotta per le terre. Lo spettacolo, inserito nel Centenario della CGIL, è stato presentato al Teatro Valle di Roma in occasione del 50° anniversario della morte di Carnevale, presentato da Guglielmo Epifani. ’70voltesud (2007) racconta i Moti di Reggio del ’70, la strage di Gioia Tauro, gli scellerati patti eversivi tra ’ndrangheta, fascisti e servizi deviati, rivissuti attraverso la storia dei cinque giovanissimi anarchici calabresi. Un primo studio di "Longa è a jurnata" (2014) di Salvatore Arena testo finalista al Premio Riccione è stato presentato all'interno della Stagione RivelAzioni del Teatro Siracusa. Mana Chuma è tra i soci promotori della Fondazione Horcynus Orca
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